Franchising, retail, business
25/08/2014
Il Made in Italy di Piazza Affari interessa sempre di più gli investitori stranieri. A rivelarlo è il centro studi di Unimpresa (Unione nazionale di Imprese) in uno studio che analizza i dati della Banca d'Italia nell'ultimo anno. “Oltre il 40% delle società per azioni italiane quotate in Borsa, che hanno visto crescere la capitalizzazione complessiva di 159 miliardi di euro nell’ultimo anno, è posseduto da soggetti esteri”, indica il rapporto.
Da gennaio 2013 a gennaio 2014, il capitale delle spa quotate del nostro Paese è passato da 354,7 miliardi di euro a 514,3 miliardi in crescita di 159,5 miliardi (+45%). Sul listino tricolore cresce il peso degli azionisti “non italiani” che ora hanno partecipazioni di imprese quotate della Penisola pari a 215,1 miliardi, il 41,8% del totale.
Il 53% delle imprese -anche quelle non quotate- è invece controllato dalle famiglie, che rimangono predominanti nel capitalismo italiano con partecipazioni pari a 893 miliardi, in aumento di 111,7 miliardi, sottolinea Unimprese.
Nel dettaglio, lo Stato centrale ha nel suo portafoglio titoli azionari quotati italiani per 16,1 miliardi (+3,1%), in aumento di 5,3 miliardi (+48,9%) rispetto ai 10,8 miliardi di un anno prima. I privati (famiglie) controllano quote pari a 69,2 miliardi (il 13,5% del totale), cresciute di 14,6 miliardi (+26,8%) rispetto ai 54,6 miliardi dell’anno precedente. Gli stranieri controllano il 41,8% di piazza Affari con partecipazioni pari a 215,1 miliardi in aumento di 75,6 miliardi rispetto ai 139,5 miliardi di gennaio 2013.
“Se da una parte va valutato positivamente l’aumento del valore delle imprese italiane, dall’altro bisogna guardare con attenzione la presenza degli stranieri e capire fino a che punto si tratta di investimenti utili allo sviluppo e dove finisce, invece, l’attività speculativa” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
“La fortissima crisi che sta colpendo l’Italia più di altri Paesi sta consegnando di fatto i pezzi pregiati della nostra economia a soggetti stranieri, che non sempre comprano con prospettive di lungo periodo o di investimento, ma spesso per fini speculativi”, aggiunge Longobardi.
Di fatto, secondo una recente indagine realizzata dal centro studi di Mediobanca, il Made in Italy risulterebbe meno produttivo in mano agli stranieri. La ricerca effettuata sui dati delle 2050 maggiori imprese operanti in Italia dimostra, infatti, risultati inferiori per le aziende italiane detenute da un gruppo estero.
Tra il 2008 e il 2013, il 'Made in Italy' controllato da imprenditori italiani ha registrato una flessione limitata allo 0,8%, mentre il 25% di 'Made in Italy' controllato da stranieri ha visto calare il proprio fatturato dell'11,1%, secondo Mediobanca.
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