25/08/2014 - Per tradizione l’Italia non è un paese dedito alla birra. Già gli antichi romani si definivano popolo del vino, contrapponendosi ai barbari e alla loro cervogia di cereali fermentati. Ma qualcosa negli ultimi millenni deve essere cambiato: noi italiani forse ci siamo imbarbariti, o semplicemente abbiamo capito che la birra, diretta discendente della cervogia, non è poi così male. Fatto sta che dal 1996, anno di fondazione dei primi 5 birrifici artigianali di successo, sono nati in Italia centinaia di microbirrifici, sparsi dal nord al sud, sulle colline del Nebbiolo e fra i limoni di Sorrento.
La Open Baladin Fest, il 30 e 31 agosto a Torino, nasce proprio per festeggiare i primi 18 anni della birra viva nel bel paese: in piazzale Valdo Fusi saranno presenti 160 birre di 45 birrifici, da 12 regioni diverse. Per aiutarvi a non perdere l’orientamento, abbiamo preparato una breve guida al giro d’Italia attraverso i birrifici della Open Fest: ecco la prima parte. Trattandosi di produzioni artigianali, alcune birre potrebbero cambiare all’ultimo momento.
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Si comincia dal nord, con la Valle d’Aosta, da cui arriva il birrificio 63 o B63. A Torino verranno proposti i classici della casa: una sinfonia di birre di stile germanico, dai nomi musicali di Swing, Blues, Country e Jazz.
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Alla Open Baladin Fest la parte del leone la farà il Piemonte, non solo per ragioni geografiche, ma anche per un’effettiva abbondanza di birrifici sul territorio: saranno ben 17 quelli presenti ai festeggiamenti. Troverete con facilità Baladin, organizzatore dell’evento, e Beba: entrambi contribuirono nel 1996 alla nascita del movimento della birra artigianale in Italia.
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Già più giovane, del 1999, è il birrificio Pasturana, dalla provincia di Alessandria: seguendo il filo delle loro produzioni (non a caso battezzate Filo d’Arianna, Filo di Fumo, Filo Malpelo) potrete esplorare la tradizione delle birre anglo-belghe, o imbattervi nel temibile Minotauro, stout irlandese scurissima e decisa.
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Se non vi sentite intimoriti dalle creature mitologiche e dai sapori complessi, alla Open Baladin Fest potrete affrontare anche il birrificio Troll, sceso per l’occasione dalle Alpi Marittime: fra le creazioni più note della casa c’è la Shangrila, birra ambrata fortemente speziata e aromatica, perfetta per le prime serate di fresco.
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Anche la birra Canderium, del birrificio Un Terzo, dalla provincia di Biella, sarà aromatizzata: per la precisione con ginepro e pepe nero, a ricordare i sapori antichi dell’era precedente alla pastorizzazione e alla refrigerazione.
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Gli aromi della regione sono adoperati anche dal birrificio Croce di Malto, da Trecate: se per la pluripremiata Triplexxx si utilizzano ben tre cereali (orzo, avena e frumento), per la Irish stout Piedi Neri si è tentata un’inedita combinazione con riso venere e castagne.
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Il birrificio Montegioco ha invece deciso di arricchire l’ambrata Rex Grue con l’odorosa salvia, solitamente riservata per l’arrosto e le patate.
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Diversamente radicato sul territorio è inoltre il birrificio torinese Black Barrels: Renzo Losi presenterà alla Open Baladin Fest le sue birre maturate in barrique di rovere francese, già utilizzate per i vini rossi piemontesi. A voi il compito di ricercare le note comuni fra il Barolo e la scurissima Vedova Nera della casa.
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Se invece pensate che le tradizioni non debbano rispettare confini, provate le creazioni del birrificio San Paolo, sempre di Torino: la Fraké si ispira alle lager statunitensi precedenti al proibizionismo, mentre la Jatobà è una altbier di Düsseldorf nata in territorio sabaudo.
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Chi ama i sapori morbidi preferirà probabilmente un calice di Boheme, della Brasseria Alpina (da San Germano Chisone): qui si utilizzano lieviti d’abbazia belga, miele e ben 4 tipologie di luppolo. Anche il Nuovo Birrificio Nicese, in attività dal 2006, porterà all’Open Baladin Fest la sua birra al miele, la Amel.
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Se invece cercate qualche nota vivace, siete invitati a provare la Lumina del birrificio Civale, piacevolmente amara e fruttata; o anche la Bionda del Leone, del travolgente Birrificio Sant’Andrea (meglio noto come BSA) di Vercelli.
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Ci saranno inoltre il birrificio Lungosorso di Mathi, con la sua gamma di birre anglo-belghe, e il Kauss di Piasco (Cuneo), specializzato in birre a bassa fermentazione.
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Non poteva mancare lo stand di LoverBeer: mentre sorseggiate una Madamin o una Papessa, fatevi raccontare da Valter Loverier la leggenda del monaco trappista di cui sarebbe diretto discendente. I brividi per l’avventura, la guerra e la buona birra sono garantiti.
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Se pensate che la solidarietà non faccia che rendere tutto più buono, non perdetevi le birre di Pausa Cafè: sono prodotte nella casa di detenzione di Saluzzo e comprendono specialità come la Taquamari, con riso basmati, quinoa, tapioca e amaranto, e la Tosta con cacao del Costarica.
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Scavalchiamo ora le Alpi, avvicinandoci al mare e alle colline della Liguria, terra dagli aromi decisi. La Birra N.8 di Scarampola, da Millesimo, è infatti aromatizzata con il chinotto di Savona: una piacevole sorpresa, per chi è abituato ai gusti più placidi di altri agrumi.
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Maltus Faber invece ha sede a Genova, nella ex-Fabbrica di Birra Cervisia ed ex-scuola birrai di Dreher: qui si produce la scura Sweet Stout e la Brune, d’ispirazione trappista e dalle note amare mai eccessive.
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La Open Baladin Fest prosegue quindi per la Toscana, attraverso le province di Lucca, Livorno, Grosseto: è la terra degli etruschi, fertile e ricca di cereali. Il birrificio La Petrognola utilizza il farro della Garfagnana per quasi tutte le sue creazioni: la Ambrata, la Nera, la 100% Farro. E non mancano specialità come la Sandy, dal gusto speziato e caramellato, e la Marron, preparata con le castagne.
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Anche la Birra Amiata, a Grosseto dal 2006, si prepara con ingredienti che vengono da vicino: farro, orzo, frumento e segale sono alla base della Aldobrandesca, birra speziata frutto di un’antica ricetta medievale. Per la Bastarda si utilizzano invece le castagne, per la Drago della Selva malto d’orzo affumicato con la torba: per tutte, l’acqua pura delle sorgenti del fiume Fiora.
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La PVK invece, abbreviazione dell’antica parola Pevakh, è preparata con cereali crudi secondo l’usanza etrusca, e verrà proposta alla Open Baladin Fest da L’Olmaia di Montepulciano.
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Il nome del birrificio Bruton deriva invece dalla bevanda fermentata utilizzata a Creta durante i riti del Minotauro, ma le birre, fra cui la Bianca con farro della Garfagnana e la Momus ambrata con un tocco di miele, si rifanno a tradizioni più moderne ed europee.
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Presso il Birrificio Clandestino, da Livorno, troverete creazioni di ispirazione anglo-americana; se vi venisse voglia di salpare per mare e raggiungere il nuovo mondo, affidatevi alla Birra del Forte, le cui proposte raccontano una storia affascinante di viaggio e avventura. Ci sono qui la Gassa d’amante, una birra bionda che lega stretto come il nodo di un marinaio; la Regina del Mare, belgian ale completa e sontuosa; e la Due Cilindri, piacere dolce-amaro dei primi motori a scoppio.
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Si attraversano così in velocità gli Appennini e si arriva in Abruzzo. Dalla provincia di Teramo arriveranno a Torino le creazioni del birrificio Opperbacco, difficilmente classificabili: il birraio Luigi Ricchiuti parte infatti dalla tradizione belga per aggiungere menta e miele, ideando così la Bianca piperita, o si affida all’istinto nella creazione della Violent Shared, birra leggera ma con distinte note amare di luppolo e agrumi.
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Per riprendervi provate a fare una sosta alla Casa di Cura, birrificio in attività appena da un anno con l’obiettivo di sottolineare la valenza nutrizionale di un alimento vivo come la birra non pastorizzata: la Tac è una saison belga, mentre la TSO è una IPA adatta a un vero e proprio trattamento d’urto.
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La prima parte del nostro viaggio attraverso la Open Baladin Fest si conclude con una visita in Puglia, come il Piemonte una regione tradizionalmente molto legata al vino. Ma è qui, nella provincia di Bari, che Donato di Palma ha fatto nascere il birrificio Birranova: si richiamano le tradizioni, con l’Arsa, birra scura preparata con grano arso, e la Negramara extra, strong ale ambrata e avvolgente, e si guarda al futuro grazie alla Giara, prima blanche creata in diretta sui social media.
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