Franchising, retail, business
08/10/2014
Aumenta il peso del debito sulle imprese italiane, ma la crisi ha spinto le aziende a cercare fonti di finanziamento diverse dal canale bancario, sempre meno agevoli. In base ai "Dati Cumulativi" di 2.050 società industriali e terziarie italiane analizzate da Mediobanca, l'incidenza del debito sui mezzi propri è salita in media dal 73,6% del 2004 a quasi il 90% nel 2013, su cui ha inciso l'incremento segnato dalle aziende pubbliche dal 37,4% all'83,2%.
Le private, invece, hanno segnato un calo dal 109,4% al 94,3%. Stabile la manifattura al 73,9%, mentre il terziario balza dal 90,9% al 107,5%. Virtuose le medie imprese (al 72,6% dall'87,6%), mentre le big salgono dal 69,9% al 99,3%. L'incidenza del debito bancario sul totale è tuttavia sceso dal 40,4% del 2004 al 30,9% del 2013, con le aziende pubbliche in flessione al 21,4% dal 39% e le private al 36,9% dal 41%.
Lo stock di debito bancario delle 2050 società tra il 2009 si è ridotto di circa 33 miliardi, dopo essere aumentato di 48,6 miliardi tra il 2005 e il 2008. Ne è diretta conseguenza l'aumento del peso delle obbligazioni, la cui porzione è salita dal 18,3% del 2004 al 27,5% dello stock di debito finanziario nel 2013, dopo avere intercettato il 44,6% dei debiti contratti dalle societa' nel decennio contro il 13,4% del finanziamento bancario.
Il 91% dei ricavi dell'industria dipende dall'estero
Fatturato, occupazione, investimenti, margini e competitività in calo. È un susseguirsi di indicatori negativi a descrivere le 2.050 società italiane analizzate da "Dati Cumulativi" di Mediobanca, soprattutto nel confronto con il pre-crisi. L'indagine, la cui prima elaborazione risale al 1962, esamina la sola porzione italiana di aziende industriali e terziarie, per valutare le ricadute domestiche di attività in cui l'estero assume un peso sempre maggiore.
Sulla base dei dati 2013 dei maggiori gruppi manifatturieri italiani, il fatturato nella Penisola è stato pari al 9% del totale e il restante 91% è suddiviso tra le esportazioni (24%) e la produzioni all'estero. Lo studio prende in considerazione le due prime componenti, tralasciando "l'estero su estero".
La flessione ha colpito sia le esportazioni sia il mercato nazionale
Lo scenario è di un calo del 2,7% del fatturato sul 2012, con la prima contrazione dopo tre anni di una crescita che si era però assottigliata dal +7,9% del 2010 al +1,1% del 2012. La flessione ha colpito sia le esportazioni (-1,5%) sia il mercato nazionale (-3,3%). Rispetto al 2008, le vendite sono in calo del 2,4%. Le aziende pubbliche, che rappresentano il 24% del fatturato analizzato, riescono a segnare sul 2008 un aumento del 6,1%, grazie ai settori tariffati (energia, utilities locali e gas) e quindi protetti dal mercato.