Franchising, retail, business
09/10/2014
Durante Luxury&Finance2014, il CEO dell'azienda gastronomica nostrana, Luca Baffigo Filangieri, spiega la strategia di Eataly per diventare il punto di riferimento nel mondo per i prodotti culinari italiani.
Questa mattina, durante l’evento Luxury&Finance2014, organizzato da Borsa Italiana, diverse eccellenze all’italiana hanno esposto la loro visione del mercato Made in Italy. A presentare le proprie aziende si sono alternati i vertici di Brunello Cucinelli, Tod’s, Damiani, Goolden Goose e Eataly.
Di particolare interesse l’intervento di Luca Baffigo Filangieri, CEO di Eataly, che ha focalizzato la sua presentazione proprio sull’eccellenza del Made in Italy gastronomico oltre ad annunciare che la sua azienda è pronta per la quotazione nel giro al massimo di un paio di anni.
Secondo la visione di Filangieri, supportata da dati che parlano di un mercato di 100mila miliardi di dollari, il made in Italy gastronomico è il settore del belpaese con più potenzialità di espansione non accora sfruttate. Vale 30mila miliardi l’esport di prodotti culinari italiani, mentre il “finto made in Italy” raggiunge oltre i 60mila miliardi.
“Noi abbiamo l’obbiettivo come Eataly di riprenderci il fatturato...per me è facilissimo andare all’estero, non devo nemmeno crearmi un mercato, basta riportarlo a casa.”
Due le principali colpe attribuite da Filangieri alle eccellenze gastronomiche italiane: non abbiamo nessuna protezione di brand (cita l’esempio del “Culatello” prodotto in Perù.. che data la mancanza di protezione del nome, viene chiamato esattamente come il prodotto gastronico tipico italiano. Cosa che accade per un’infinità di eccellenze culinarie nostrane) ne un supermercato diffuso all’estero. Eatily si propone l’obiettivo di proteggere il brand “Made in Italy” e creare un canale retail tutto italiano.
Partita 7 anni fa come gastronomia torinese, Eataly basa la propria capacità di espansione all’estero si cinque punti focali: la flessibilità, l’ottimismo creativo, l’eccellenza, la strutturazione e apertura aziendale e la voglia di internazionalizzare la piccola imprenditoria.
“La nostra Silicon Valley è Alba Valley!” ha dichiarato Filangieri.