Franchising, retail, business
04/11/2014
Il fondatore e numero uno di Esselunga: «Ormai il 40% dei prodotti si vende in promozione». Sul presidente del Consiglio: «Cerca di semplificare un po’»
L’occasione è ghiotta perché si tratta dell’inaugurazione della nuova Esselunga al Galluzzo (Firenze), prevista per domani: 2.500 metri quadrati di superficie di vendita, 30 casse e 128 lavoratori tra nuovi e vecchi dipendenti. Dopo 15 anni di cantieri e un iter burocratico infinito che ha fatto andare più volte su tutte le furie Bernardo Caprotti, numero uno di Esselunga, finalmente siamo al battesimo ufficiale. Stavolta, però, al netto della felicità del taglio del nastro, il fondatore del colosso della grande distribuzione parla a ruota libera del mercato alimentare e quantifica per Esselunga utili (al netto delle tasse) in picchiata del 30 per cento per il 2014.
La deflazione percepita dal marchio
«C’è una deflazione del 2% - dice - e ormai si vende il 40% dei prodotti in promozione. La gente compra uova, farina, acciughe e non la roba cara. Quindi fare gli euro alla cassa non è facile. La chiusura dell’anno non sarà brillante». «Un esempio è il vino - aggiunge al «Corriere della Sera» - abbiamo 700 etichette sui nostri scaffali ma più della metà degli acquisti dei clienti è a sconto e ciò ci porta a dover lavorare sui volumi complessivi più che sulle vendite». Circa il processo di aggregazione (in ottica di economia di scala) in atto nella grande distribuzione Caprotti non si scompone. Il riferimento è alla recente acquisizione degli store Billa da parte di Conad, che ha firmato anche un’alleanza commerciale con il gruppo Finiper (la catena di Marco Brunelli con le insegne Iper-Montebello e Unes). Oltre all’accordo tra Coop entrata nella centrale acquisti europea con E.Leclerc e i belgi di Delhaize: «Sono ragionamenti di tipo commerciale anche per attenuare il potere delle multinazionali come Procter&Gamble», spiega. «Dal canto nostro perseguiamo con la nostra politica fatta di qualità e prezzi concorrenziali, ma certo questo è un anno da archiviare anche perché non si è sentito minimamente sui consumi l’effetto del bonus 80 euro. Un’iniziativa lodevole ma la gente ha paura e quindi preferisce risparmiare, più che spendere», aggiunge.
Le riflessioni sul Jobs Act
Il patron di Esselunga si è anche soffermato sulla nuova disciplina per il lavoro in gestazione in Parlamento: «Questo è un Paese che ha troppe regole, leggi e norme: non ci si può più muovere. In Italia è più difficile fare impresa che altrove, ci sono più regole, norme, pianificazione», ha spiegato approvando la politica finora intrapresa da «Renzi che cerca di semplificare un po’». Definisce «una favola» l’ipotesi che il Jobs Act aumenti la precarietà e sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori si mostra tranchant: «La maggior parte della gente neppure sa che esiste, lavora e basta: l’articolo 18 serve a qualcuno, magari... lasciamo perdere, io non sono un giuslavorista, e soprattutto non voglio che mi sparino...». La chiusura sul tessile: «Io provengo da quel settore lì e mi sono sempre tenuto le persone che lavorano bene». Ecco il Caprotti-pensiero nell’epoca dei prezzi in ritirata.
Fonte:http://www.corriere.it/economia/14_novembre_04/caprotti-chiudiamo-2014-il-30-cento-meno-1ba6407c-642d-11e4-8b92-e761213fe6b8.shtml?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter