Franchising, retail, business
18/11/2014
Sono solo l’1,3% del totale dei dipendenti, meno di tutti gli altri grandi Paesi dell’Ue
Quasi 70 mila dirigenti licenziati dal 2008 al 2013, con l’anno in corso che promette di falcidiarne in tutto più di 10 mila. E ciò solo nel settore privato, agricoltura esclusa. Altri dirigenti sono stati nominati nel frattempo, ma i nuovi ingressi non hanno compensato le perdite. Secondo gli ultimi dati Inps disponibili, rielaborati dal sindacato dei dirigenti e quadri del terziario Manageritalia, tra il 2008 e il 2012 il numero dei dirigenti è sceso del 2,5% (2.919 unità) a quota 116.200. Troppo pochi secondo Manageritalia (dati Eurostat), almeno rispetto alla media europea che conta 4,7 dirigenti (pubblici più privati) ogni 100 dipendenti, mentre l’Italia è ferma a quota 1,3, distanziata da Spagna (2,9) e surclassata da Germania (3,4), Francia (6,9) e Uk (9,8).
In questo contesto c’è chi solleva un problema: quando i licenziamenti fioccano, chi ha ancora il coraggio di osare ad andare oltre la gestione della routine? E’ quanto sostiene Paolo Iacci che, come vicepresidente dell’associazione per la direzione del personale Aidp, ha il polso dell’umore di molti dirigenti: «C’è un’emergenza manageriale, nel senso che una classe dirigente aziendale impaurita genera una minore qualità del proprio lavoro. Così ne soffre il sistema produttivo». Iacci fa questa analisi in un libro appena uscito con un titolo curioso: Il teorema del caffè (Guerini). «In un bar del centro — spiega — alla mattina c’è una folla di clienti che chiede decine di diverse varianti del caffè. Sembra un’orgia consumistica, eppure rispetto a prima della crisi si consuma il 5% in meno di caffè ma si è sempre più esigenti nella richiesta di un prodotto personalizzato. Insomma si consuma di meno e si pretende di più e chi vende si deve adeguare per non soccombere alla concorrenza». E’ una metafora di ciò che si chiede oggi alle aziende: prezzi più bassi e qualità più alta, offerta più ricca e margini più alti.
Così al “povero” manager viene imposto di gestire il paradosso. «Esigendo — continua Iacci — contemporaneamente drastica riduzione dei costi e incremento della qualità, standardizzazione e più vicinanza al cliente. Di qui il disorientamento».
Tanto più che nelle aziende si tende a sminuire la professionalità dei dirigenti spesso sostituendoli con i quadri. Mentre infatti, come già visto, dal 2008 al 2012 il numero dei dirigenti è calato del 2,5%, nello stesso periodo quello dei quadri è aumentato del 10%. «E’ un forte passo indietro — commenta il presidente di Manageritalia Guido Carella — perché un quadro non può sostituire un dirigente, salvo si retroceda un dirigente a quadro, fatto che, purtroppo, oggi avviene». Un declassamento che, secondo i dati Manageritalia, interessa ogni anno il 10% dei dirigenti, che diventano quadri o consulenti esterni.
Fonte:http://www.corriere.it/economia/trovolavoro/14_novembre_18/i-dirigenti-italia-merce-rara-5c73c86c-6f14-11e4-a038-d659db30b64c.shtml