Franchising, retail, business
24/11/2014
Guepière in seta e nastri di raso? Completini perizoma-reggiseno a balconcino in pizzo? Collant intarsiati a motivi geometrici? Alle consumatrici del mercato russo, sempre interessate allo shopping di capi preziosi, sembrano non interessare più. Il segmento dell'abbigliamento intimo da donna è infatti quello più colpito dalla pesante flessione delle esportazioni italiane di moda. Nei primi otto mesi del 2014 il calo è addirittura del 20,8%, il più significativo, appunto, tra le diverse categorie merceologiche del sistema tessile-moda.
L'analisi, elaborata dal centro studi di Sistema moda Italia su dati Istat, evidenzia che da gennaio ad agosto l'export italiano verso la Russia - terzo cliente - è sceso del 9,4% a 868 milioni di euro. Con un andamento negativo ma sostanzialmente in linea con i mesi precedenti. Nell'intero 2013, il conto finale era arrivato a 1,456 miliardi, con un aumento del 4,4% sul 2012. E pochi milioni in meno era stato il surplus della bilancia commerciale: 1,449 miliardi, mentre nei primi otto mesi 2014 siamo a 861 milioni.
La forte frenata non è ovviamente causata da una perdita di competitività dei brand italiani nell'arena competitiva del lusso: secondo il Trade performance index Unctad/Wto 2013 (si veda Il Sole 24 Ore del 14 novembre), l'Italia è leader mondiale in tre settori chiave dell'industria della moda, cioè l'abbigliamento, i prodotti in pelle e cuoio, e il tessile. La leadership è trainata proprio dal top di gamma, segmento nel quale il nostro Paese concentra le esportazioni, in particolare verso la Russia.
È invece molto probabile che sulla flessione – che penalizza soprattutto l'industria calzaturiera e pure quella della pelletteria – incidano molteplici fattori: le ritorsioni alle sanzioni occidentali contro la Russia di Vladimir Putin per il "caso" Ucraina e la svalutazione del rublo, che ha perso il 29,8% nei confronti dell'euro da inizio anno, oltre al sentiment negativo determinato da una stima del Fondo monetario internazionale sull'inflazione all'8,3% per l'anno in corso.
«Le prospettive – spiega Claudio Marenzi, presidente di Sistema moda Italia – non sono purtroppo positive, anche se mi attendo che la flessione per i dodici mesi non superi il 10%. Del resto, i russi sono molto patriottici e se ricevono indicazioni anche informali dal proprio Governo vi si adattano senza battere ciglio». Non è soltanto l'export di moda italiana verso la Russia a soffrire: pure gli acquisti dei russi in Italia viaggiano con il freno tirato. Secondo i dati di Global Blue sul tax free shopping, la flessione è del 12% nei primi 9 mesi del 2014, con cali più marcati della media sia a Milano (-13%) sia, soprattutto, a Roma (-17%).
«Le strade più importanti dello shopping come il Quadrilatero di Milano e via Condotti – conclude Marenzi – stanno risentendo parecchio di questa frenata, così come gli alberghi e i ristoranti. Per noi i russi sono e resteranno una grande risorsa. Secondo lo studio "Esportare la dolce vita" elaborato da CsC e Prometeia, tra il 2013 e il 2019 l'aumento dei ricchi in Russia sarà di 5,4 milioni di individui: persone che iniziano a emergere dal punto di vista finanziario anche in città come San Pietroburgo, Samara, Ekaterinenburg. Mi auguro di cuore che l'invito per Expo 2015 del premier Matteo Renzi al presidente Putin abbia proprio l'obiettivo di mettere a punto una politica diplomatica più inclusiva nei confronti della Russia rispetto a quel che ora ci impongono gli Usa».
Fonte:http://www.moda24.ilsole24ore.com/art/industria-finanza/2014-11-21/export-moda-russia-94percento-primi-otto-mesi-113133.php?uuid=AB6xGYGC