Franchising, retail, business
01/12/2014
UN MINI ESERCITO DI STILISTI E MODELLISTI, CON BASE AL CENTERGROSS DI BOLOGNA, DOVE HA SEDE IL QUARTIER GENERALE, DISEGNA TUTTE LE SETTIMANE UNA CINQUANTINA DI MODELLI. L’AZIENDA VENDE CIRCA 8 MILIONI DI CAPI ALL’ANNO, GRAZIE AI SUOI DUE MARCHI
Bologna I l regno del “fast fashion” – coi suoi abiti a chilometro zero – abita sotto le Due Torri.
È da Bologna, infatti, che il gruppo Imperial ha iniziato la scalata al settore della moda, sfornando mini collezioni a getto continuo: «Ora dobbiamo conquistare nuove fette di mercato, soprattutto all’estero. Il settore in Italia vive un momento molto difficile, anche se noi ci difendiamo bene». A dettare le coordinate per il futuro è Adriano Aere, 69 anni, fondatore e spirito guida della maison bolognese. Finora non ha sbagliato una mossa, come testimoniano le vendite salite in tutta Europa: dai 97 milioni di euro di fatturato nel 2010 ai 154 milioni dello scorso anno. E nel prossimo bilancio la crescita sarà intorno al 15% (con un ebitda al 18%). «Il fast fashion è un settore molto particolare – spiega Aere – con la crisi dei marchi storici della moda siamo riusciti ad avere uno spazio di mercato molto più ampio che in passato ». Il gruppo bolognese si è imposto come uno dei player di punta in Europa, poggiando sul mix di abiti “made in Italy” e produzioni veloci ma “a chilometro zero”. Tradotto, tessuti italiani, piccoli laboratori sparsi nei dintorni di Bologna («nel raggio di cento chilometri») e una caccia frenetica alle tendenze “di strada”, che molto spesso anticipano quelle del mercato: «Sforniamo novità a ritmo continuo». Il mini esercito di stilisti e modellisti, con base
al Centergross di Bologna, dove c’è il quartier generale, disegna «tutte le settimane una cinquantina di modelli, passano al massimo dieci giorni tra l’ideazione e la vendita degli abiti». Tirando le somme, l’azienda piazza circa otto milioni di capi all’anno, grazie ai due marchi Imperial e Please. Davanti alla crisi «abbiamo investito molto di più nella filiera estera e realizzato alcune acquisizioni ». Da poco, infatti, il gruppo ha rilevato per 7,5 milioni di euro le quote di maggioranza di due marchi fiorentini: D.Pure e Dixie (che fanno riferimento allo stilista Gianni Guastella), rafforzandosi soprattutto nel fashion sportivo legato all’abbigliamento femminile. Aere predica prudenza, ma in realtà l’obiettivo per l’anno prossimo è superare il muro dei 200 milioni di ricavi: «Lo speriamo, nel mercato interno ci stiamo difendendo bene ma per espanderci dobbiamo andare all’estero». In Europa il marchio ha più che raddoppiato le vendite (+69% nel 2013), migliorando – in un anno nero per la moda nazionale – anche quelle in Italia (l’export è al 50%). Dopo aver conquistato Germania e Francia, i prossimi obiettivi sono «Spagna, Grecia e i Balcani». Oggi l’azienda si basa su un centinaio di negozi a marchio Imperial in Italia, più circa 1.500 multimarca (300 all’estero, Asia compresa). Il problema delle grandi catene, spiega il presidente, è che «sono obsolete, perché hanno bisogno di prodotti a medio termine, mentre noi abbiamo la capacità di consegnare molto prima ». Altro canale da aggredire, infine, è quello dell’e-commerce: «Abbiamo appena cominciato ma siamo contenti dei primi risultati ottenuti». Qui sopra, Adriano Aere fondatore di Imperial Segui Impresa Italia anche su: www.impresa-italia.it
Fonte:http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2014/12/01/news/imperial_fast_fashion_in_soli_dieci_giorni_dallidea_alla_vendita-101843556/