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Gabriele lascia l’Italia e suona per Obama

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07/12/2014
Gabriele Ciampi, dopo anni di conservatorio aveva ripiegato sull’azienda di famiglia. A molti succede di studiare tanto e poi farsi convincere dalla responsabilità a prendere in mano l’impresa di famiglia.
Ciampi un nome che nell’ambito degli strumenti musicali è molto conosciuto, ma per Gabriele che gli strumenti li voleva far suonare, si stava rivelando una comoda trappola.

“Erano dieci anni che avevo deciso di non provarci più, qui in Italia era stato tutto impossibile. Per il tipo di musica che volevo scrivere io, non c’era spazio, io stesso non era più sicuro di niente viste le tante reticenze ad ascoltarmi. Insomma, avevo rinunciato.”
Poi nel 2012 tutto è cambiato. “Un’amica americana (ndr. poi diventata sua moglie) mi ha suggerito di provare a proporre la mia candidatura per la UCLA. L’ho fatto, mi sono candidato per il corso di direttore d’orchestra e senza voler sapere che studi avessi fatto in passato, mi hanno convocato per una prova di direzione la settimana successiva. Semplice, volevano vedere cosa sapevo fare. Ero sbalordito, in Italia mi avevano tutti preannunciato un’attesa di anni prima di prendere in mano la bacchetta, lì ho impiegato una settimana. Da quel momento è andato tutto alla velocità della luce.”
La settimana successiva Gabriele si è presentato con la bacchetta nuova, e la musica da lui composta e ha diretto per la prima volta dei musicisti. Indovinate un po’? è stato preso. “Li scommettono costantemente sui talenti, sono molto competitivi, ti sottopongo a continue prove, ma non smettono mai di sostenerti se tu t’impegni.”
Così è stato accettato per il primo trimestre, poi gli è stata rinnovata l’iscrizione per l’intero anno. “Componevo e una volta a settimana avevo un’orchestra a disposizione per comporre con gli strumenti. Ero esaltato, in poco tempo la passione si è riaccesa, tutto era tornato possibile, e le mie composizioni erano ascoltate con curiosità e molto interesse. La ambizione di creare un’orchestra mia, che suonasse con me i miei pezzi, era tornata a pulsare. Anche in America tutto è faticoso, ma quello che in Italia mi aveva atterrato era l’impossibilità di credere che avrei potuto tentare. A Los Angeles nessuno ti fa passare avanti, certo, ma in molti ti danno una spintarella quando si capisce che vai sicuro per la tua strada.”
A Gabriele, a Roma in questi giorni per la presentazione del suo primo disco e per la preparazione del concerto all’Auditorium Parco della Musica del 21 dicembre, brillano gli occhi. Non ci sono altre parole per definire quel luccichio, è proprio felicità.
“Nell’estate del 2012 invio alcuni miei pezzi alla selezione del Los Angeles Music Award, e ancora una volta sono stato selezionato.” In quell’occasione David Osborne, jazzista cult del panorama musicale statunitense, lo ascolta e gli propone di scrivere un pezzo insieme, per la sua esibizione natalizia alla Casa Bianca.
E così succede anche questo, che le musiche di Gabriele Ciampi, che a Roma vendeva pianoforti, vengono suonate in un concerto privato per la famiglia Obama, nel Natale 2012. Ma non è finita, mentre a Washington suonavono le sue musiche, nello stesso natale a Mosca Gabriele dirigeva la sua prima grande orchestra, la accompagnata dai ballerini del Bolshoi.
Impossibile non chiedere quanto il suo cognome lo abbia aiutato in tutto questo, è pur sempre il figlio di uno dei più grandi venditori di pianoforti d’Italia con contatti in tutto il mondo. E la risposta di Gabriele è sensata, giusta, vera. “Magari ho avuto più possibilità di altri, è vero, e ne sono grato, ma resta il fatto che con quelle stesse possibilità in Italia io vendevo pianoforti.”
Ciliegina sulla torta nel 2013 Gabriele riceve dal governo degli Stati Uniti la Green-card for exceptional ability, così giusto per essere certi che resti comodo da quelle parti e continui a produrre musica eccellente. Infine, solo pochi giorni fa ha ricevuto il premio Primidieci Under 40 – 2014, award per i primi dieci migliori italiani in America.Gabriele Ciampi, dopo anni di conservatorio aveva ripiegato sull’azienda di famiglia. A molti succede di studiare tanto e poi farsi convincere dalla responsabilità a prendere in mano l’impresa di famiglia.
Ciampi un nome che nell’ambito degli strumenti musicali è molto conosciuto, ma per Gabriele che gli strumenti li voleva far suonare, si stava rivelando una comoda trappola.
“Erano dieci anni che avevo deciso di non provarci più, qui in Italia era stato tutto impossibile. Per il tipo di musica che volevo scrivere io, non c’era spazio, io stesso non era più sicuro di niente viste le tante reticenze ad ascoltarmi. Insomma, avevo rinunciato.”
Poi nel 2012 tutto è cambiato. “Un’amica americana (ndr. poi diventata sua moglie) mi ha suggerito di provare a proporre la mia candidatura per la UCLA. L’ho fatto, mi sono candidato per il corso di direttore d’orchestra e senza voler sapere che studi avessi fatto in passato, mi hanno convocato per una prova di direzione la settimana successiva. Semplice, volevano vedere cosa sapevo fare. Ero sbalordito, in Italia mi avevano tutti preannunciato un’attesa di anni prima di prendere in mano la bacchetta, lì ho impiegato una settimana. Da quel momento è andato tutto alla velocità della luce.”
La settimana successiva Gabriele si è presentato con la bacchetta nuova, e la musica da lui composta e ha diretto per la prima volta dei musicisti. Indovinate un po’? è stato preso. “Li scommettono costantemente sui talenti, sono molto competitivi, ti sottopongo a continue prove, ma non smettono mai di sostenerti se tu t’impegni.”
Così è stato accettato per il primo trimestre, poi gli è stata rinnovata l’iscrizione per l’intero anno. “Componevo e una volta a settimana avevo un’orchestra a disposizione per comporre con gli strumenti. Ero esaltato, in poco tempo la passione si è riaccesa, tutto era tornato possibile, e le mie composizioni erano ascoltate con curiosità e molto interesse. La ambizione di creare un’orchestra mia, che suonasse con me i miei pezzi, era tornata a pulsare. Anche in America tutto è faticoso, ma quello che in Italia mi aveva atterrato era l’impossibilità di credere che avrei potuto tentare. A Los Angeles nessuno ti fa passare avanti, certo, ma in molti ti danno una spintarella quando si capisce che vai sicuro per la tua strada.”
A Gabriele, a Roma in questi giorni per la presentazione del suo primo disco e per la preparazione del concerto all’Auditorium Parco della Musica del 21 dicembre, brillano gli occhi. Non ci sono altre parole per definire quel luccichio, è proprio felicità.
“Nell’estate del 2012 invio alcuni miei pezzi alla selezione del Los Angeles Music Award, e ancora una volta sono stato selezionato.” In quell’occasione David Osborne, jazzista cult del panorama musicale statunitense, lo ascolta e gli propone di scrivere un pezzo insieme, per la sua esibizione natalizia alla Casa Bianca.
E così succede anche questo, che le musiche di Gabriele Ciampi, che a Roma vendeva pianoforti, vengono suonate in un concerto privato per la famiglia Obama, nel Natale 2012. Ma non è finita, mentre a Washington suonavono le sue musiche, nello stesso natale a Mosca Gabriele dirigeva la sua prima grande orchestra, la accompagnata dai ballerini del Bolshoi.
Impossibile non chiedere quanto il suo cognome lo abbia aiutato in tutto questo, è pur sempre il figlio di uno dei più grandi venditori di pianoforti d’Italia con contatti in tutto il mondo. E la risposta di Gabriele è sensata, giusta, vera. “Magari ho avuto più possibilità di altri, è vero, e ne sono grato, ma resta il fatto che con quelle stesse possibilità in Italia io vendevo pianoforti.”
Ciliegina sulla torta nel 2013 Gabriele riceve dal governo degli Stati Uniti la Green-card for exceptional ability, così giusto per essere certi che resti comodo da quelle parti e continui a produrre musica eccellente. Infine, solo pochi giorni fa ha ricevuto il premio Primidieci Under 40 – 2014, award per i primi dieci migliori italiani in America.

Fonte:http://nuvola.corriere.it/2014/12/07/gabriele-che-lascia-litalia-e-suona-per-obama/

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