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COME FARE DEFAULT SENZA DIRLO—DI MARIO DAL CO

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14/01/2015
Forse è in risposta alla scoperta che a Napoli si fabbricano la maggior parte degli euro falsi in Europa che alcuni volonterosi hanno pensato che in Italia si possono anche fare le cose per bene. Ecco dove trovare la ricetta:

http://www.gadlerner.it/2014/11/21/appello-per-una-moneta-complementare-all-euro
oppure:
http://www.onerpo.it/13-ultime/3980-una-moneta-statale-per-uscire-dalla-crisi.html.
Si tratta del manifesto “Una moneta statale per uscire dalla crisi”, che è anche un appello di Gallino, Bossone, Cattaneo, Grazzini e Sylos Labini. L’entrée sta nell’analisi iniziale che dimostra l’impossibilità di uscire dalla crisi in presenza della moneta unica, ma il piatto forte è la proposta di emettere i CCF, certificati di credito fiscale:
Il governo italiano emetterebbe (…) gratuitamente a favore di lavoratori dipendenti, autonomi, delle imprese e dei disoccupati (…) CCF per 90-100 miliardi il primo anno, da incrementare poi nel corso degli anni successivi (…) fino ad un massimo di 200 miliardi di emissioni annue. (…) i CCF sarebbero scambiabili sul mercato finanziario analogamente a qualunque altro titolo emesso dallo stato.
Un primo beneficio riguarderebbe la legalità: i falsari di Napoli si convertirebbero immediatamente ad attività lecite di raccolta a prezzi stracciati dei CCF in giro tra i disoccupati, finalmente riorganizzati.
Dobbiamo riconoscerlo con umiltà: non avremmo mai immaginato una soluzione tanto semplice per fare default senza che i cittadini, i banchieri, i professori e financo i politici, che sono i più scaltri, se ne accorgessero.
Così semplice la soluzione non l’hanno neppure immaginata M. Fratianni, A. M. Rinaldi e P. Savona, che in un lucido paper: Una proposta per ridurre il fardello del debito pubblico italiano (PDF), nel 2013 hanno esaminato con cura le vie d’uscita, giungendo ad una proposta ponderata, ma complessa, di allungamento delle scadenze e di ridefinizione dei termini (interessi e garanzie) del nostro debito pubblico.
La soluzione proposta dal manifesto, invece, è più semplice, direi semplicissima. Consiste nell’immettere moneta cattiva e screditata (il CCF) in modo che, come dice l’adagio, “la moneta cattiva scacci quella buona” in un vorticoso giro inflazionistico in cui tutti vogliono liberarsi di quella cattiva e sono disposti a darne sempre di più contro quella buona (l’euro). Il movimento generato dalle banconote false di Napoli è un girotondo infantile rispetto a questo tornado. Niente di più rapido e di più sicuro nei suoi effetti.
Essi sono noti. In uno dei capolavori della lettera economica del novecento: Le vicende del marco tedesco, (Milano Università Bocconi 1931) Costantino Bresciani Turroni ci narra della crisi epocale della società tedesca, per effetto dell’iperinflazione durante la Repubblica di Weimar. Un classico che aiuta a capire anche alcune paure di oggi; un classico in cui si narra che nel 1913 in Germania circolavano 6 miliardi di marchi, che nel 1923, durante l’iperinflazione scatenata dall’emissione incontrollata di moneta da parte della Banca Centrale, una pagnotta costava 428 miliardi di marchi e un chilo di burro circa 6.000 miliardi di marchi.: infatti dalla fine della guerra al 1924 i prezzi erano aumentati di 1000 miliardi di volte.
Una lettura consigliata anche ai volonterosi del manifesto-appello.

Fonte:http://www.leoniblog.it/2014/12/02/come-fare-default-senza-dirlo-di-mario-dal-co/

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