Franchising, retail, business
11/02/2015
La moda, partita da Londra, si entende a macchia d'olio e diventa un business
La tendenza è partita nel 2009 dalla capitale del Regno Unito, e si è velocemente estesa grazie all'effetto moltiplicatore dei Social Networks: l'Home Restaurant, ovvero la possibilità di "trasformare" occasionalmente la propria casa in un ristorante, può essere un buon business anche solo per arrotondare. Anche perchè, una volta tanto, i lacci burocratici sono minimi. Vediamo come funziona, quali sono le principali piattaforme e come trasformarsi in un ristoratore casalingo in poche semplici mosse.
Il fenomeno Home Restaurant può essere considerato l'evoluzione dei guerrilla restaurant, dei "cuochi volanti" a domicilio che hanno preso piede nella prima parte del decennio. La moda dei ristoranti privati in casa nasce a Londra nel 2009: la prima gestrice è Miss Marmite. Oggi i commensali sono disposti a spendere ben 50 sterline per mangiare a casa sua. In Italia il fenomeno sta iniziando a prendere piede grazie al passaparola sui social network e a canali di diffusione.
COME FUNZIONA
Non si tratta di una semplice cena, ma di un vero e proprio "evento social". In molti casi, il ristoratore condivide infatti la cena con i propri clienti. Negli home restaurant i tavoli vanno dai 10 ai 12 posti e vige la regola Byo, bring your own, ovverosia "da bere lo portate voi".
LE PIATTAFORME
Il web è il luogo di contatto, molte le piattaforme che permettono ai "cuochi" l'incontro con i potenziali commensali. Fra le piattaforme italiane quella che funziona meglio a livello locale è Ceneromane che conta circa quaranta affiliati: il costo medio della cena è di 40 euro e il portale trattiene il 15% e le spese di transazione.
La più grande community italiana è Gnammo.com, diffusa in 124 città nelle quali ha arruolato 1055 cuochi, realizzando 500 eventi social, con brunch a 10 euro o serate con menù indiani, messicani o eventi tematici per i quali si spende fino a 40 euro. Molto utilizzate anche New Gusto e KitchenParty.org.
Per chi cerca un pasto low cost o per chi non dispone della cucina e vuole contenere la spesa c?è PeopleCooks: il pasto non supera i 6 euro e prevede un primo, un secondo, un frutto e acqua. Il fenomeno si sta espandendo viralmente tanto che Airbnb, la piattaforma globale nella quale si affitta la propria casa o parti di essa per brevi periodi, sarà presto attivo un servizio di home restaurant.
COSA SERVE
Non sono richieste licenze nè autorizzazioni. I requisiti burocratici sono ridotti al minimo. Essendo infatti considerata 'attività occasionale', entro i 5 mila euro lordi, soglia di esenzione dell?obbligo contributivo, non è richiesta l?apertura della partita IVA. E' consigliata quindi come seconda attività per arrotondare.
COSA NON SERVE
E per quanto riguarda le norme igienico-sanitarie, il portale della piattaforma PeopleCooks specifica che "il Cooker non dovrà adempiere ad alcuna modifica della sua cucina, poiché, la stessa, risulta strettamente privata e nella sua abitazione e, inoltre, è il luogo dove lo stesso cucina e mangia con il suo nucleo familiare quotidianamente. Non deve adempiere alla normativa sull'HACCP che costituisce, invece, obbligo per qualunque altro tipo di ristorazione".
Fonte:http://www.quifinanza.it/9163/foto/e-boom-home-restaurant-come-aprire-ristorante-in-casa-guadagnare.html?refresh_ce