Franchising, retail, business



 

Il flop delle sigarette elettroniche In un anno chiusi oltre 70 negozi

sigarette elettroniche

17/02/2015
ll boom delle aperture di punti vendita era avvenuto in prevalenza con il modello di franchising.
Il settore del fumo elettronico non riesce a invertire la drammatica tendenza negativa degli ultimi due anni. Secondo le stime fornite dall’associazione di categoria Fiesel Confesercenti, il giro d’affari dell’intero comparto si è dimezzato nel corso del 2014 passando dai 450 milioni di euro dell’anno precedente a 200 milioni, inevitabile quindi il drastico calo dei rivenditori di sigarette elettroniche scesi da 4.500 a sole 1.200 unità.

La provincia di Brescia, con numeri sulla stessa linea di quelli nazionali, non fa eccezione. «Tra settembre 2012 e giugno 2013 abbiamo registrato l’apertura di 35 negozi specializzati in città e di oltre 60 nel resto della provincia - spiega Massimiliano Federici, presidente di Fiesel Confesercenti che già nel periodo d’oro aveva previsto una possibile implosione del settore invocando prudenza -, oggi ne sono rimasti sei in città (il negozio Ovale di Corso Martiri della Libertà chiuderà però a fine mese, ndr ) e venti in provincia. Il mercato, che aveva creato 6.800 posti di lavoro, è stato decisamente sovrastimato e il boom delle aperture di punti vendita, soprattutto attraverso il modello di franchising, è andato rapidamente in controtendenza rispetto al calo degli svapatori ».
Federici, che gestisce tuttora dei negozi specializzati, riassume al meglio il parere di tutti i rivenditori bresciani contattati: «Il settore era fragile a causa della mancanza di uno storico a cui guardare ma la tassazione al 58,5%, una martellante pubblicità negativa e l’incertezza sui divieti nei luoghi pubblici sono i veri colpevoli di questo crollo». Sarà, ma non si vedono nuovi svapatori all’orizzonte e il prodotto piace ormai solo ai clienti affezionati. «Manteniamo la clientela ma dal punto di vista imprenditoriale non possiamo vantare grandi guadagni - spiega Guido Rigoni, proprietario di due punti vendita della Ovale sul Garda -. Fare strategie è diventato impossibile a causa dell’incertezza normativa e nuove aperture sono ormai assolutamente escluse».
Preferiscono invece non rilasciare dichiarazioni al quartier generale della Ovale Europe di Brescia, azienda fondata a Desenzano da Bruno De Rosa e Riccardo Ascione leader nella produzione di sigarette elettroniche e brand in franchising in centinaia di negozi in Italia ed Europa che ha liquidato a fine 2013 la Ovale Europe Srl per iscrivere nuovamente la società al registro delle imprese a febbraio 2015. Nel 2012 l’azienda aveva fatto registrare ricavi per 13,5 milioni di euro, costi per 10 milioni chiudendo con 2,3 milioni di utile. Nel 2013, anno d’oro grazie al boom dei franchising e ai finanziamenti elargiti a pioggia dagli imprenditori, la Ovale ha avuto ricavi per 22,8 milioni, costi di 12,9 milioni, debiti in linea con il 2012 e pari a 5,2 milioni chiudendo con uno straordinario utile di 6,8 milioni di euro integralmente ridistribuito tra i soci a causa dello scioglimento e conseguente liquidazione della società. Visti i risultati ci domandiamo, quali sono le motivazioni di questa decisione?

Fonte:http://brescia.corriere.it/notizie/economia/15_febbraio_18/flop-sigarette-elettroniche-un-anno-chiusi-oltre-70-negozi-4df8b1b4-b788-11e4-bef5-103489912308.shtml

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