Franchising, retail, business
18/02/2015
A Torino una rassegna indaga su questo rapporto con la partecipazione di 4 grandi chef.
Lo chef è un artista? Nonostante negli ultimi anni i voli pindarici in cucina si sprechino, così come l’insistenza posta da tanti cuochi sulla “filosofia” che muove i loro gesti ai fornelli, paragonare la creazione di un piatto a quella di un quadro, di una scultura o di un’istallazione non è ancora una pratica sdoganata.
A fare luce sulla questione ci pensa la rassegna Eat Art, organizzata alla Galleria d’arte moderna di Torino a cura della Fondazione De Fornaris: un ciclo di 4 incontri, ogni lunedì dal 9 febbraio al 2 marzo, in cui grandi chef – Gualtiero Marchesi, Massimo Bottura, Enrico Crippa, Matteo Baronetto – si confrontano con il direttore della GAM Danilo Eccher.
La risposta all’annosa questione questa settimana arriva da Massimo Bottura, forse lo chef più eclettico e visionario tra tutti quelli che ci sono in calendario.
«Il cuoco non è un artista, ci tengo a ribadirlo, e lo dico perché l’artista è libero a 360 gradi, mentre un cuoco deve produrre cibo buono. Un cuoco deve essere un bravo artigiano».
Eppure la storia professionale di Bottura è strettamente intrecciata con l’arte contemporanea. Uno degli episodi che lo hanno maggiormente ispirato, trasformando la sua visione della cucina, è l’aneddoto presente nell’introduzione del suo libro Vieni in Italia con me, in cui riporta il racconto di Gianni De Dominici, ritratto come un semplice punto, solo perché visto da dieci chilometri di distanza. Fondamentale è stato anche il rapporto con la moglie Lara, che gli ha dato la possibilità di capire l’importanza del gesto e del pensiero nell’arte contemporanea.
Bottura ha poi spiegato, anche attraverso un video, come nascono tanti dei suoi piatti. Dalla Millefoglie di foglie, composta di strati, come usa lavorare Maurizio Cattelan, all’Omaggio a Thelonious Monk, fino al piatto Un viaggio da Modena a Mirandola, realizzato “su commissione”, per sostenere chi ha subito i danni del terremoto in Emila del 2012.
In comune con l’artista il cuoco deve avere la visione e la capacità. Il passato non deve essere una zavorra, ma il punto di partenza da cui bisogna iniziare a indagare il futuro. E a proposito di futuro, i prossimi appuntamenti di Eat Art promettono bene, avendo come protagonisti due cuochi da cui ci aspettiamo grandi cose nei prossimi anni.
Fonte:http://piattoforte.tiscali.it/blog-dautore/sottopiatto/pagina-di-dettaglio/post/eat-art-arte-e-cucina-a-braccetto.html