Franchising, retail, business
17/03/2015
Se la Sicilia chiama il Lazio risponde: si prosegue il racconto tutto italiano i cui protagonisti, nemmeno a farlo a posta, sono proprio i prodotti e le preparazioni che fanno grande ciascuna regione italiana.
Campanile: questa è la parola chiave della nostra ricerca, quel campanile all’ombra del quale si consumano tradizioni, sapienza e sapori artigiani ricchi di storie che sembra ancora possibile percepire attraverso il brusio del passaparola di generazione in generazione. La scelta non è stata facile anche perché legata, come sempre nell’ambito della gastronomia, al portato affettivo di ogni individuo, tuttavia ecco i 5 prodotti del Lazio che invidierei se fossi di un’altra regione:
1-L’Amatriciana – lo so, è una scelta piuttosto banale però v’ invito a mangiarne una preparata fuori dalla Regione (compresa quella di Scabin in pentola a pressione) e poi a fare le vostre valutazioni. Già che ci sono mi gioco anche il bonus e dico: se usate il guanciale di Bassiano allora l’amatriciana sarà davvero super, con buona pace delle polemiche sull’aglio di Cracco o la cipolla tuttavia utilizzata nelle case di una larga parte della popolazione laziale.
2-Il Cesanese – sebbene non sia tra le regioni enoicamente virtuose, il Cesanese (che sia del Piglio, d’Affile o di Olevano) è un vino con il quale vale sempre la pena confrontarsi: dal profumo tipico e varietale, con una struttura robusta ed un tannino ben presente racconta alla perfezione le colline “di lavoro” nel quale viene prodotto oltre che giustificare il famose ritornello: “osteeeeee, portace n’artro litro, che noi se lo bevemo…”.
3-Il Carciofo – il re della campagna laziale, dall’agro pontino a Cerveteri, il cimarolo romanesco è il migliore della sua specie, a Roma poi è una istituzione: dal carciofo alla romana a quello alla giudia, dalla vignarola agli spicchi indorati e fritti, in stagione non è dato fare un pranzo come si deve senza che il più bel fiore faccia la sua orgogliosa presenza in tavola (alla faccia dei fiorellini eduli tanto di moda ultimamente).
4-Le Crostatine di Sezze – Sezze è un piccolo comune incastonato sui Monti Lepini che ha come cittadini onorari, oltre agli altrettanto noti amaretti, questi dolcetti da forno. Sembra, o per lo meno a me han sempre così raccontato, che la tradizione delle crostatine preparate con una frolla ricca di uova ed impastata con lo strutto e poi farcita di marmellata di visciole (visciole, no amarene!) abbia origine dalle suore locali e poi sia diventata di patrimonio collettivo al punto che oggi moltissimi forni continuano a sfornarle giornalmente secondo la ricetta tradizionale.
5-Fettuccine e Fini Fini – Se a Bologna hanno le tagliatelle, i laziali hanno le fettuccine: più spesse e grezze delle cugine emiliane hanno un impasto più grossolano e meno ricco di uova. In ciociaria, poi, vengono tagliate similmente alla chitarra prendendo il nome di Fini Fini che a tutti gli effetti rappresentano piatto emblematico di questa terra specialmente se condite con il tradizionale “sugo finto”.
Avrei voluto raccontarvi del Conciato di San Vittore, della salsiccia Susaniella o delle rigaje di pollo ma, ahimè, la lista prevede solo 5 unità.
Fonte:http://www.agrodolce.it/2015/03/17/5-cibi-del-lazio-che-noi-abbiamo-voi/