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Il real estate italiano non «scalda» ancora i fondi americani

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16/04/2015
New York - Le vie del rilancio dell'Italia e della sua economia passano anche per il settore immobiliare. Ma la strada per convincere gli investitori internazionali, almeno i grandi fondi americani, della bontà delle opportunità resta ancora in salita.
Private equity e gestori, volati la scorsa settimana alla conferenza internazionale del settore a Cannes in Francia, sono tornati con in valigia segnali incoraggianti che però non considerano ancora del tutto convincenti.

Sono cauti perché i prezzi del real estate non hanno subito significativi ribassi come avvenuto invece altrove, dall'Irlanda alla Spagna. Un fenomeno che viene attribuito almeno in parte al fatto che le banche italiane detengono ancora in bilancio ingenti prestiti inesigibili oppure in sofferenza.
È stato il Wall Street Journal a interpellare i partecipanti al Mipim. «Non sono avvenuti eventi di risanamento del mercato», ha detto al Journal Jeff Jacobson, amministratore delegato di LaSalle Investment di Chicago.
La continua debolezza dell'economia italiana agisce a sua volta da freno. Così come la necessità di ulteriori riforme nel sistema legale e amministrativo, da ostacoli burocratici a incertezze sui pignoramenti.
Il vice ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, interpellato dal quotidiano, ha riconosciuti la cautela sulla base di suoi riscontri con gli operatori del settore. I fondi di private equity statunitensi si aspettano sconti del 15% per ciascun anno richiesto da un eventuale pignoramento della proprietà.
Il vice ministro ha sottolineato gli sforzi del governo per semplificare le procedure e ridurre i ritardi. «È la cosa più importante che dovremo fare» ha detto.
Quale esempio delle difficoltà ha citato un progetto in Toscana per la conversione di un palazzo storico in albergo, a condizione però che sia preservato l'atrio e anche che il 20% dello spazio sia destinato a abitazioni popolari. «Così non sarà mai possibile attirare capitali», ha affermato. Il costruttore dovrebbe avere flessibilità di creare l'albergo e di sviluppare abitazioni altrove.
Detto ciò, gli investitori americani e internazionali notano che le condizioni in Italia sono migliorate: nel 2014 hanno comprato proprietà per 5,5 miliardi di euro rispetto ai 5 miliardi del 2013, stando ai dati di Real Capital Analytics. Anche se i volumi sono lontani dagli 8,2 miliardi del 2007 e gli incrementi tuttora inferiori al resto d'Europa, tornata ai record pre-crisi di 222,4 miliardi.
Tra i recenti protagonisti internazionali di acquisizioni italiche ci sono nomi di prestigio quali Blackstone Group e Axa Real Estate. L'ad di Axa, Pierre Vaquier, ha anzi detto di aver «fatto molto in Italia, dove esistono rendimenti ottimi e il mercato è meno affollato» che in Spagna. Le riforme già decise dal governo a favore dei proprietari di immobili hanno aiutato. Una di quelle citate: nei lease commerciali oltre i 250.000 euro il cliente perde il diritto a lasciare i locali in qualunque momento.

Fonte:http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/mondo/2015-03-19/il-real-estate-italiano-non-scalda-ancora-fondi-americani-072641.shtml?uuid=ABaGfiBD

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