Franchising, retail, business
28/06/2015
Il caso del vicentino Francesco Biasion ad Althofen che ha aperto una fabbrica in 10 mesi, investendo 33 milioni e pagando il terreno 15 euro al metro
Tre ore e mezza di auto, due volte a settimana. Francesco Biasion se lo fa anche in giornata, andata e ritorno, il tragitto da Vicenza ad Althofen, paesino della Carinzia abitato da 5mila anime, calato nella coreografia montana di boschi e mucche.
In questa vallata, lo scorso anno, ha costruito il suo nuovo stabilimento di 19mila metri quadri: il quinto che la sua azienda, la Bifrangi di Mussolente, poco lontana da Bassano del Grappa, specializzata nello stampaggio a caldo dell'acciaio, apre all'estero.La decisione di insediarsi in Austria è arrivata dopo un corteggiamento ricevuto dalle istituzioni locali: prima dall'Aba-Invest, ente governativo voluto dal ministero dell'Economia austriaco per accompagnare le imprese straniere che vogliono aprire stabilimenti nella repubblica alpina, poi dal sindaco che gli ha proposto una lottizzazione industriale. «E io», sottolinea Biasion, «ho deciso in un secondo di prenderla. Infine, dal governo di Vienna. Quel terreno Biasion lo ha pagato 15 euro al metro quadro; ha ricevuto 3,5 milioni a fondo perduto per costruire uno stabilimento che ne costa 33, e che ha messo in piedi in 10 mesi; ha potuto contare su un mutuo settennale di 7,5 milioni al tasso fisso dello 0,5%. Lui in mezzo a questi boschi vorrebbe trasferire anche la sede legale dell'azienda, che conta più di mille dipendenti nel mondo e un fatturato che supera i 250 milioni di euro: «Basta, sono stufo dell'Italia», lamenta Biasion, «l'Austria è un Paese serio, che non accetta delinquenti e dove non c'è corruzione. Soprattutto, il datore di lavoro non è sottomesso all'operaio, ma ha la possibilità di licenziare senza giusta causa».Vantaggi così li hanno intuiti molte aziende: nel 2014, attraverso Aba-Invest, gli investimenti stranieri sono aumentati del 21%, dato che equivale a 276 imprese che si sono insediate, 43 sono italiane (+23% rispetto all'anno precedente), dieci venete.«Il sistema fiscale austriaco prevede il 25% di imposta sulle società», afferma Diane Mitsche, responsabile della comunicazione dell'ente governativo, «il rimborso veloce dell'Iva e la deducibilità di quasi tutti i costi. Inoltre, c'è una forte accelerazione sulla ricerca e sullo sviluppo, i cui progetti innovativi vengono co-finanziati fino al 50%. È previsto inoltre un premio fiscale del 12% per le spese in ricerca e sviluppo, incentivi per investimenti produttivi fino al 25% e licenziamenti possibili senza giusta causa. Vogliamo dare impulso a un ulteriore sviluppo dinamico del Paese», sottolinea Mitsche, «e allo stesso tempo sostenere le imprese nazionali e internazionali che promuovono la ricerca di base e a contratto in Austria».Ict (Information and communication technology), commercio all'ingrosso, meccatronica, lavorazione dei metalli: i settori che attirano investimenti esteri sono i più vari, benché sia l'automotive a farla da padrona. Con 247.500 veicoli prodotti ogni anno e un fatturato di comparto che tocca i 43 miliardi di euro, l'Austria si è imposta in Europa come Paese trainante e qualificato nello sviluppo di prodotti automobilistici e progetti di mobilità innovativa. E la spinta alla ricerca voluta dal governo ha contribuito a questi risultati. Hanno scelto l'Austria realtà come Magna Steyr, consociata della canadese Magna International, la tedesca Robert Bosch, la Man Truck& Bus e il gruppo automobilistico statunitense General Motors. «Non sono solo la posizione e le infrastrutture logistiche a concorrere per il successo di questo settore, ma anche l'alta formazione della manodopera e la fitta rete di fornitori altamente qualificati che investono in intense attività di ricerca e innovazione», dichiara Franz Luckler, ceo di Acstyria, il cluster automobilistico stiriano al quale sono associate 220 imprese del settore, e che fa da anello di congiunzione tra industria, ricerca e enti pubblici.Il risultato? «Non c'è quasi nessuna macchina al mondo che non esca dalla fabbrica senza un componente made in Austria», sottolinea Luckler.
Francesca Lorandi
Fonte:http://www.larena.it/stories/Economia/1220239_laustria_attira_aziende_venete_meno_burocrazia_e_pi_aiuti/?refresh_ce#scroll=100