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“Astaldi esporta il Made in Italy delle costruzioni”

01MetroVarsavia

27/07/2015
Il presidente Paolo: “L’autostrada Mosca-San Pietroburgo vale 1,1 miliardi. Ma abbiamo grossi lavori anche negli Stati Uniti, in Europa, Turchia e Algeria”

Il gruppo delle costruzioni Astaldi ha realizzato grandi infrastrutture nei cinque continenti. Fra quelle realizzate da poco o ancora in corso d’opera si segnalano la Linea 2 della Metropolitana di Varsavia (nella foto) e il terzo ponte sul Bosforo in Turchia
Un tratto di autostrada fra Mosca e San Pietroburgo del valore di un miliardo e 100 milioni di euro. Un lotto della circonvallazione di Varsavia (Polonia). La linea 5 della Metropolitana di Bucarest e altri contratti vari in Romania. Un enorme centro sanitario e l’autostrada Gebze-Orhangazi-Izmir in Turchia. E la concessione per l’Aeroporto internazionale di Santiago del Cile. Sono alcuni dei maggiori lavori che si è aggiudicato il gruppo italiano delle costruzioni Astaldi nelle ultime settimane . Tanto per dare un’idea della varietà dei contratti e della loro diffusione nei continenti, fra le altre grandi opere in corso di realizzazione da parte di Astaldi figurano la centrale idroelettrica di Muskrat Falls in Canada e quella di Cerro del Àguila in Perù, più vari altri lavori distribuiti sul mappamondo fra gli Stati Uniti e l’Algeria. Quotata in Borsa dal 2002, lasocietà è controllata al 52% dalla famiglia Astaldi che l’ha fondata nel 1922. Paolo Astaldi ne è l’attuale presidente.
Costruire, e anche costruire in grande, è una cosa che (in teoria) dovrebbero saper fare un po’ tutti, nel mondo. Perché invece sono così ricercati i gruppi italiani? Forse c’entra qualcosa la reputazione del Rinascimento e delle sue grandi opere, la Fabbrica di San Pietro eccetera?
«Con le costruzioni noi esportiamo il Made in Italy. Combiniamo la bellezza con le competenze nel settore dell’ingegneria. La linea 1 della Metropolitana che abbiamo realizzato a Napoli o il terminal dell’aeroporto di San Pietroburgo si sono fatti notare per la loro bellezza. E c’è anche da dire che noi come italiani e come gruppo Astaldi mettiamo in campo, quando realizziamo un’infrastruttura, una capacità di dialogo con gli interlocutori, per trovare soluzioni ai problemi pratici e a quelli del rapporto con l’ambiente».
Come si colloca Astaldi fra i costruttori nel mondo?
«Siamo al terzo posto per i porti, al settimo negli aeroporti, all’ottavo nell’idroelettrico e al dodicesimo nelle metropolitane. Ma abbiamo fatto di tutto, compreso la costruzione del Cern di Ginevra, dove hanno trovato il bosone di Higgs».
Com’è cominciato tutto?
«Le origini sono in Lomellina, provincia di Pavia. In famiglia esistevano due vocazioni: quella contadina e quella per la meccanica (una piccola fabbrica di macchine agricole). Negli Anni Venti il fratello di mio nonno (Sante), che si era laureato in ingegneria, decise di creare un’impresa di costruzioni utilizzando una parte delle risorse dell’attività agricola. E siamo andati subito all’estero perché a quell’epoca l’Italia aveva delle colonie dove c’era bisogno di infrastrutture. Poi la guerra ha rovinato tutto, ma subito dopo abbiamo ricominciato a lavorare in Africa, prima nelle colonie inglesi (Kenya e Uganda) e poi in quelle francesi. E poi non ci siamo più fermati».
Come ci si muove quando c’è da andare a lavorare in un Paese nuovo e sconosciuto?
«Per Astaldi l’ingresso in un nuovo Paese è sempre considerato un investimento a lungo termine. Non ci piace andare in un posto, fare un lavoro e poi andarcene via, anche se questo ci è capitato qualche volta, per esempio in Cina, dove abbiamo collaborato alla diga sul Fiume Giallo ma poi non c’è stato seguito. Noi cerchiamo di diventare locali, di capire la cultura e la mentalità. Mandiamo persone a studiare il Paese, vediamo se ci sono piani di sviluppo dell’economia e delle infrastrutture. Per diventare locali acquisiamo un’azienda sul posto, come abbiamo fatto in Canada dove abbiamo inglobato una società di costruzioni piccola ma con la vocazione di crescere. Entrare in un Paese nuovo richiede ogni volta un paio d’anni di preparazione. Ma poi Astaldi mette radici, si fa apprezzare e ottiene nuovi contratti. È successo così quasi ovunque».
Fare un’autostrada è un lavoro banale, da occhi chiusi e mani legate dietro la schiena?
«Beh, c’è modo e modo di costruire. In Turchia stavamo costruendo un’autostrada in un ambiente già di suo difficile, perché c’era da fare una quantità di gallerie e di viadotti. Durante i lavori ci sono stati due grandi terremoti, ma i nostri ponti non sono crollati, grazie a tecnologie antisismiche d’avanguardia, e i mezzi di soccorso hanno potuto usarli in sicurezza».
Come vedete la Astaldi da qui a cinque o dieci anni?
«Ci simo già trasformati da semplici costruttori a contraenti generali, capaci di gestire attività complesse coordinando soggetti terzi, cercando i finanziamenti e confrontandoci con le autorità politiche, e questo è quello che sempre più faremo in futuro. L’attività del “general contractor” comporta anche la valorizzazione dell’opera nella sue fase iniziale e per questo abbiamo anche sviluppato la capacità di gestire in concessione, per un certo tempo, le infrastrutture che realizziamo».

Fonte:http://www.lastampa.it/2015/07/27/economia/tuttosoldi/dalla-russia-al-cile-gli-astaldi-costruiscono-in-tutto-il-mondo-HhbumqymdDmd2sAVvvH0hI/pagina.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter

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