Franchising, retail, business
13/09/2015
Roberto Vaino, 29 anni, ha deciso di trasferirsi in Irlanda. E' stato video-tester di videogames, e oggi si occupa di velocizzare i loro processi produttivi delle aziende.
"Posso permettermi un appartamento da solo e arrivo senza problemi a fine mese. I miei 'omologhi' in Italia? Zero prospettive di crescita"
“Già durante l’università i miei professori parlavano di Dublino come della Silicon Valley europea”. Roberto Vaino, 29 anni, originario di Nola, non se l’è fatto ripetere due volte e dopo una laurea in informatica e un master ha deciso di fare il grande salto. “In Italia ero martellato dalle brutte notizie – racconta a ilfattoquotidiano.it -, sono partito senza nemmeno provare a trovare lavoro”.
Nonostante il suo entusiasmo, gli inizi nella capitale irlandese sono stati in salita: “Ho passato i primi mesi a migliorare il mio inglese, a quel tempo abbastanza mediocre”, ricorda. Un ostacolo non da poco nei primi colloqui di lavoro: “Quando ti presenti davanti al selezionatore e il tuo vocabolario non è forbito tendi a ripetere sempre le stesse parole e non riesci a dare le tue motivazioni”, spiega. A Dublino, poi, sono molti gli scogli da superare: “Tra l’invio del curriculum e l’eventuale offerta di lavoro ci sono almeno quattro step da affrontare, devi sostenere molti colloqui”, ammette. Lui di porte in faccia ne ha prese diverse, ma non si è tirato indietro: “Ho fallito più volte, ma questo mi ha permesso di capire i miei errori e di prepararmi meglio”, racconta. E le soddisfazioni sono arrivate: “Sono stato chiamato da un’azienda per ricoprire il ruolo di video-tester di videogames – ricorda -, avevo la scrivania ricoperta di console e giocavo dalla mattina alla sera”.
Un sogno per migliaia di ragazzi, ma non per lui: “Era un lavoro molto ripetitivo, non era quello che cercavo – ammette -, però mi ha permesso di capire che ogni fase della vita è il trampolino di lancio per una nuova opportunità”. Così la sera, dopo una giornata di lavoro, Roberto dedicava almeno un’ora a mandare curriculum e a prepararsi per i colloqui. Fino a quando non è arrivata l’occasione giusta: “Mi hanno chiamato per offrirmi un posto da ingegnere del software in IBM – racconta -, un sogno per qualsiasi laureato in informatica”.
Un’esperienza molto formativa per un giovane come lui: “Lì non devi soltanto portare a termine il tuo compito, ma puoi proporre idee e fare presentazioni – spiega -, e il tutto avviene in un ambiente internazionale e stimolante”. Ma in Irlanda non ci si ferma mai: “Non ho visto persone ricoprire la stessa posizione lavorativa per più di due anni – ammette -, qui o sali di posizione o cambi posto di lavoro”.
Roberto, due mesi e mezzo fa, ha deciso di seguire la seconda strada: “Mi hanno offerto un posto da consulente informatico in Oracle, per aiutare le aziende italiane a velocizzare i loro processi produttivi tramite apposite tecnologie”, racconta. Dopo tre anni in Irlanda può contare su uno stipendio di 2.400 euro al mese, con notevoli prospettive di crescita: “Dublino è cara come Roma, quindi posso permettermi un appartamento da solo e arrivare alla fine del mese senza problemi”. E guardando ai suoi colleghi rimasti in Italia non può che tirare un sospiro di sollievo: “Lavorano tantissimo e non guadagnano più di 1300 euro al mese – spiega -, e inoltre non hanno grandi prospettive di crescita”.
Roberto ha deciso di mettere la sua esperienza a servizio degli italiani che decidono di fare il grande salto in un altro Paese: “Nel mio blog fornisco consigli per superare un colloquio di lavoro e fare carriera all’estero”, racconta. “Non basta scrivere curriculum e inviarli a caso – spiega -, bisogna prepararsi bene e allenarsi registrando la propria voce per acquisire sicurezza”. E mai farsi trovare impreparati con i propri interlocutori: “Dobbiamo sempre tenere a mente che davanti a noi c’è un’altra persona, per cui è importante porre delle domande, anche per suggerire nuovi spunti”.
A Dublino, poi, Roberto ha capito una cosa: “In queste grandi multinazionali c’è una forte influenza americana, quindi è fondamentale avere un’attitudine positiva, farsi vedere sempre sorridenti e propositivi”, spiega. Lui la sua America sembra averla trovata: “Al momento non ho intenzione di tornare in Italia, anche se mi mancano il cibo e gli affetti. E il vento qui non dà mai tregua”.
Fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/13/informatico-a-dublino-i-miei-colleghi-in-italia-guadagnano-mille-euro-meno-di-me/2020319/