Franchising, retail, business
06/10/2015
A giudicare dalla quantità di Street Food Festival che quest’estate ha riempito piazze e città italiane, un week-end sì e l’altro pure, c’è da chiedersi come si facesse senza.
Di certo non manca una solida tradizione del cibo di strada italiano, ma qualcosa è cambiato nel modo di proporlo, di gustarlo e di comunicarlo.
Un vero business in ascesa per il nostro Paese, capace di tentare chef stellati e giovani promesse della cucina nazionale. Quale futuro si apre ai nuovi creativi della strada? Può essere il settore in cui investire il tuo talento? A nostro parere sì, a patto che in cucina ti piaccia sentirti più artigiano che artista e che il tuo essere sociale sia genuino quanto i tuoi ingredienti.
Definizione di Street Food
La riabilitazione del concetto di street food, ora così glamour e sulla bocca di tutti, è cosa recente per l’Italia. Se solo qualche decennio fa si fossero interrogati gli italiani sul cibo di strada, il primo pensiero sarebbe andato a cibi esotici provati durante una vacanza all’estero o alla tipica Avenue di New York assediata dal traffico, con l’immancabile carretto di hot dog fumante, che distribuisce cibo poco appetitoso ad avventori tormentati dalla fretta.
Colpa del cinema americano che ha fatto di questa sequenza un cliché, ma l’opinione che street food fosse sinonimo di cibo straniero, fast o junk food può aver rappresentato un primo ostacolo alla riscoperta di una tradizione locale molto antica.
Diamo la nostra definizione di street food: qualsiasi prodotto di gastronomia, spesso abbinata a una bevanda, che si compra per strada e si consuma in loco o passeggiando. Spesso è utilizzata con la funzione di cibo da asporto, aspetto questo che ha dato il via a una ricerca sempre più accurata sul design di packaging creativi, belli da vedere e innovativi nel rendere trasportabili cibi fino a oggi esclusi dalla lista.
È cibo fast solo perché la filiera è brevissima: dall’ordine alla consegna passano pochi minuti, ma la preparazione delle materie prime pre-vendita può richiedere anche tempi molto lunghi.
Da tradizione il basso costo del cibo di strada è inversamente proporzionale all’apporto calorico. Oggi in realtà, sull’onda del rinnovato interesse per il settore, anche l’healthy food, la cucina vegetariana e vegana si sono trovate un posto lungo la via, decretando il successo di smoothies e frullati da asporto, fra i cibi da passeggio più gettonati in assoluto.
Street Food Ieri e Oggi
Come si diceva la tradizione del cibo di strada in Italia non è nuova, porchettari e trippari, venditori di caldarroste, arancini e piadinari ambulanti colorano vie, piazze e chioschi da secoli.
Lo street food italiano nasce come prodotto della cucina povera e locale, cibo a buon mercato preparato in rosticcerie e friggitorie ambulanti, facile da incontrare nelle città turistiche, nei mercati rionali delle piccole province italiane e alle sagre alimentari di tutto lo Stivale.
Ristoratore ambulante nella Napoli anni '40.
Senza gloria né clamori queste attività sono riuscite a sopravvivere praticamente immutate per decenni, mantenendo una poco onerosa gestione a conduzione familiare e avvantaggiandosi dei bassi costi di produzione dei cibi proposti.
Dalla Tradizione alla Tecnologia e al Digitale
A partire dai primi anni 2000 la tradizione culinaria italiana torna ad essere di ispirazione a grandi chef e aziende del settore alimentare. Si portano all’attenzione dei consumatori l’importanza di cibi genuini e meno sofisticati.
La valorizzazione del territorio passa anche attraverso la sua cucina, soprattutto il Italia. Il cibo di strada viene riscoperto, i fattori determinanti per la sua salita al successo sono tanti.
Raduni dedicati allo Street Food
Si promuovono i primi a Cesena con Saporìe Festival Internazionale del Cibo di strada (2–3–4 ottobre 2015) – 9^ edizione – è tra i pionieri insieme ad alcune realtà d’Oltreoceano. Fra i festival americani più famosi quello di San Francisco inaugurato nel 2009. Tra il 2013 e oggi nascono nuovi eventi in tutta Italia, come l’itinerante Streeat Food Track Festival, il riminese Street Food Village inaugurato ad inizio agosto, la Street Food Parade di giugno a Torino e molto altro.
Associazionismo
Nasce l’Associazione Italiana Street Food nel 2008 per riunire il meglio dell’artigianato del gusto in Italia e fare formazione e informazione attorno al tema del cibo di strada e delle sue tradizioni.
Alla conquista della TV
Il primo programma dedicato allo street food è condotto da James Cunningham nel 2011 per la tv canadese, nel 2013 Anthony Bourdain è protagonista di Parts Unknown per la CNN. Lo chef-star americano gira il mondo in lungo e in largo per assaggiare e far conoscere agli spettatori le tradizioni culinarie locali più curiose. Lo stesso anno DMax trasmette in Italia la prima edizione di Unti e Bisunti, docu-reality dedicato al cibo di strada nazionale condotto dall’ormai famosissimo Chef Rubio (Gabriele Rubini). Sulla stessa lunghezza d’onda vedono la luce diversi programmi che indagano il fenomeno a livello locale e globale.
Libreria cartacea e digitale
La casa editrice specializzata in viaggi Lonely Planet pubblica la 1^ guida ai migliori street food del mondo nel 2012, l’anno successivo esce la prima edizione della guida allo street food italiano di Gambero Rosso, ora disponibile anche come App.
Sull’onda delle prodigiose strategie local dei food truck americani – ne parlavamo già nel 2012 – si aprono panorami di comunicazione e di vendita che passano per il Mobile, sfruttando la distribuzione virale dei social network.
Quando gli Chef Scendono in Strada
Anche fra i professionisti della cucina il cibo di strada è una tentazione, seguendo l’esempio di numerosi chef americani, la cucina stellata italiana si sposta on the road. Nel 2014 lo chef due stelle Michelin Mauro Uliassi attrezza un chiosco itinerante e dà il via all’esperimento Uliassi Street Good Food, con cui partecipa a feste di piazza ed eventi ricreando piatti tradizionali in versione d’autore.
Nascono occasioni di degustazione nuove, come la proposta di panini gourmant a Milano, con grandi nomi della ristorazione lombarda alle prese con nuove ricette … volanti, a base di prodotti regionali DOP. Sempre a Milano l’interessante proposta di Zibo – Cuochi Itineranti, che vede due giovani chef impegnati nel riposizionare la ristorazione di alta qualità sulla strada.
Festival dello street food italiani hanno per padrini grandi firme della cucina nazionale, che sempre più spesso scelgono di mettersi alla prova in preparazioni take away anche nelle principali fiere dell’alimentazione.
Cibo da Strada: il Futuro è dei Maker
La competizione sulla strada fra baracchini e chioschi non è fatta solo di sapori. Il pubblico si conquista con la genuinità di carattere, la creatività della proposta, l’originalità nel comunicare e la maestria nel lavorare messa in mostra. Il successo dello show cooking in TV ha le sue radici proprio in esperienze come queste.
Se in passato parlantina, simpatia e comunicazione improvvisata potevano bastare, oggi la promozione passa sui canali online, l’attenzione alla reputazione digitale e le più originali proposte di marketing dell’esperienza. Grazie a questo la cucina di strada sta diventando ben più di un incontro casuale fra domanda e offerta (sei sulla mia strada all’ora di pranzo). Come per gli altri settori artigianali anche lo street food sta attirando una nuova generazione di maker (artigiani digitali) capace di rivoluzionare le regole del mercato in un sistema vecchio secoli, avvicinando un pubblico con esigenze e abitudini di scelta e di acquisto rinnovate.
Il genio di Jon Favreau, attore, sceneggiatore e regista del film Chef – La Ricetta Perfetta, uscito lo scorso anno, ci ha deliziato con una storia che tocca molti dei temi trattati in questo articolo. La trama in breve racconta di uno chef affermato che rovina la propria reputazione e la carriera a causa di una gestione poco attenta della propria comunicazione sui social network. L’alternativa possibile è quella della strada, diventa proprietario di un food truck e inizia a viaggiare per l’America preparando cibo sinceramente delizioso. A decretare il suo successo i social network (gestiti dal figlio nativo digitale) e una rinata passione per la cucina più sincera e creativa.
Creatività e innovazione sono alla base di sperimentazioni nella comunicazione del prodotto, nella fidelizzazione dei clienti e nella ricerca di esperienze originali. Premiata dal pubblico la fantasia, per chi trova alternative al tradizionale food truck e per chi si impegna a costruire una relazione sociale con il cliente di passaggio con l’aiuto di tecnologie e buone idee. Come:
Conclusioni
In conclusione il fenomeno dello street food è dirompente e l’Italia si sta dimostrando un territorio pronto per la sperimentazione in questo ambito, dato che creatività, materie prime eccellenti, comunicatività sono parte del nostro DNA.
Per chi ha un’attività tradizionale, lo street food può rappresentare un’idea promozionale vincente: che ne pensi di creare un piatto originale, pret-à-porter, in occasione di un evento nella tua città?
Se non sei pronto a investire in un ristorante tradizionale, la possibilità di avviare un’attività mobile per proporre i tuoi piatti in giro per l’Italia potrebbe fare al caso tuo.
By:http://www.comunicazionenellaristorazione.it/2015/09/street-food-italiano-muove-il-mercato-della-ristorazione/