Franchising, retail, business
007/10/2015
A.B.C. Economics (Abbiamo Bisogno di Crescita) spegne la sua seconda candelina. Il think tank è stato fondato da Stefano Fugazzi ai primi di ottobre del 2013 allo scopo di raccogliere il materiale redatto dall’autore unitamente ad analisi e ricerche riprese da fonti esterne.
Quando nell’ottobre 2013 fondai il portale ABC Economics partii con un solo obiettivo: condividere con gli amici lettori le mie analisi e riflessioni circa la travagliata situazione economica in cui tuttora versa l’eurozona. Con il passare dei mesi, e in concomitanza con la pubblicazione, nell’estate 2014, del mio secondo saggio “A.B.C. Italia (Italia, Abbiamo Bisogno di Crescita)” e una serie di convegni organizzati dal nostro portale lo scorso autunno, il format di ABC Economics si è arricchito ulteriormente pur mantenendo la propria vocazione originaria, ossia quella di articolare ricerche e analisi indipendenti e, per certi versi, “asettiche”, ossia prive di quelle che possono essere conclusioni troppo personali oppure politicizzate.
Queste attività mi hanno spinto ad osservare le attuali congiunture economiche europee e d’oltreoceano senza tuttavia cascare nella trappola, a volte troppo invitante, dei cosiddetti “luoghi comuni”, evitando quindi di proporre ai lettori analisi troppo prevedibili oppure dai risvolti semi-complottistici giusto per il gusto di strappare facili consensi sui social network (leggasi Facebook e Twitter).
L’accento è stato invece sempre riposto sulle soluzioni, rapportandomi allo status quo in maniera costruttiva. Sia in uno scenario di uscita dalla moneta unica. Sia in uno scenario di permanenza (quest’ultima l’opzione più probabile).
Sicuramente un tale approccio può essere in apparenza, ed erroneamente, scambiato per “collaborazionista”. Tuttavia il sottoscritto è da sempre convinto che la retorica, quella pro-euro e quella degli anti-euro, sia un esercizio fine a se stesso se l’idea di contrapporre “tesi” ad “antitesi”, “amore” ad “odio”, non esercita un effetto positivo e, per quanto mi riguarda, stimolante: la ricerca di una sintesi, cioè di una soluzione.
Che senso ha continuare a insistere sul tasto del “si deve uscire dalla moneta unica al più presto” quando si ha la consapevolezza che ciò non avverrà nel medio termine. Il caso greco credo sia esemplare.
E ancora.
Che senso ha continuare a insistere sul tasto del “l’euro è irreversibile” quando sappiamo che la Storia è ricca di esempi di fallimenti monetari.
Continuare a difendere a oltranza le rispettive posizioni (estreme) serve solo a riempire (a tre quarti) le sale dei convegni e a vendere qualche libro. Nel frattempo chi subisce la crisi continua a soffrire.
Volete uscire da o restare nell’euro ma non avete compreso che la moneta è un mezzo, non il fine.
Si può restaurare la Lira ma se poi chi ci governa non ha un progetto economico e sociale a lungo termine, è illusorio pensare di risolvere tutti i problemi a colpi di svalutazione.
Si può pensare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa ma se poi la politica nazionale non può interferire con quella europea, allora non vi è più democrazia.