Franchising, retail, business
26/10/2015
Cresce la percentuale di investitori non istituzionali, tra cui business angel, family office, venture incubator, sul totale dei finanziamenti alle startup hi-tech in Italia. Nel 2015 previsti oltre 133 milioni di Euro di investimenti totali.
I business angel e gli altri investitori non istituzionali sono il nuovo punto di riferimento in Italia per il finanziamento e la crescita delle startup hi-tech. Secondo l’ultima ricerca Osservatorio Startup Hi-tech degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, in collaborazione con Italia Startup e Smau, il totale degli investimenti in startup da parte di investitori non istituzionali (business angel, family office, venture incubator) nel corso del 2015 è destinato a salire, raggiungendo i 75 milioni di Euro, in crescita del 32% rispetto al 2014 quando il totale aveva raggiunto i 57 milioni (erano 47 milioni nel 2013, e “appena” 35 nel 2012).
Startup innovative vicine a quota 5.000
Una crescita che compensa il calo degli investimenti istituzionali (fondi di venture capital e finanziarie regionali, prevalentemente) previsto dell’8% su base annua rispetto ai 63 milioni del 2014 (in trend negativo dal 2013, dove era stato raggiunto il picco di 82 milioni). Nel frattempo le startup innovative, iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese, hanno raggiunto il totale di 4.704 unità al termine del terzo trimestre del 2015, in crescita dell’11,8% rispetto al secondo trim., per un capitale totale di 236 milioni di Euro e oltre 18.000 soci coinvolti.
“Il Governo deve intervenire sugli incentivi fiscali per il finanziamento dei privati”
Le stime dell’Osservatorio Startup Hi-Tech sul 2015 potrebbero rivelarsi, come avvenuto nel corso dell’edizione precedente, perfino inferiori rispetto al totale: nel 2014 il totale degli investimenti aveva raggiunto 118 milioni, rispetto ai 110 inizialmente previsti. Dopo il calo dal 2014 al 2013 (da 129 milioni a 118) gli investimenti riprendono dunque a salire, facendo registrare un nuovo picco: si tratta di numeri che, è bene ricordarlo, sono ancora un decimo di quelli francesi e inglesi, e la metà di quelli spagnoli, sebbene le performance dell’economia spagnola non siano affatto superiori, in altri settori, a quelle dell’economia italiana.
«Il Governo deve intervenire quanto prima sugli incentivi fiscali per l’ingresso dei privati, cogliendo la dinamica positiva mostrata dai dati di quest’anno – è il commento di Marco Bicocchi Pichi, Presidente di Italia Startup – Oltre a incentivare gli investimenti nei macchinari è importante defiscalizzare anche l’investimento e l’acquisizione di startup».
Il dettaglio dei finanziamenti istituzionali
Per quanto riguarda il dettaglio degli investimenti da parte di soggetti istituzionali, secondo Startupitalia si registra una sensibile crescita da parte dei round compresi tra 500.000 e un milione di Euro, che passano dal 13% al 24% del totale, e dei round superiori ai 3 milioni di Euro (dall’1% al 4% del totale, come due anni fa), anche se l’87% dei round resta inferiore al milione. L’ICT resta il settore trainante, quello su cui si sono concentrati il 68% degli investimenti nel 2014 (erano il 78% nel 2013 e il 72% nel 2012).
Continua il crollo delle startup cleantech, passate dal 13% del 2012 al 4% del 2014, mentre aumenta l’appetibilità delle imprese attive nel settore delle “life sciences” (dal 13% del 2012 al 23% nel 2014). La distribuzione degli investimenti vede un deciso spostamento dal Sud e Isole, che avevano attirato il 31% dei finanziamenti totali nel 2013 rispetto al 16% del 2014, al Centro, che passa dal 15% al 30%. Stabile il Nord Italia (da 53% al 54%).
Su un campione di 230 startup finanziate dal 2012 al 2014 è stata rilevata una crescita del 35% del fatturato medio, passato da 558.000 euro a 756.00 nel 2014 (+24% l’incremento nell’ultimo anno) e del numero degli addetti (da 4 a 6, senza contare i collaboratori esterni). Per quanto riguarda la maggioranza delle startup, quelle con giro d’affari inferiore al milione di euro, il fatturato medio sembra essere cresciuto dai 20 mila Euro del 2012 ai 94 mila del 2013, e così anche il numero di addetti, passati da 1 a 3.
Il profilo tipico del founder italiano
I founder italiani non sono “uomini soli al comando”: preferiscono strutturarsi in team (nel 74% de casi, contro il 26% di “single”) e hanno un’età media compresa tra i 30 e 40 anni (44%, gli under 30 sono una minoranza che non supera il 19%). Sono tra i più istruiti del Vecchio Continente (solo il 7% di loro non possiede nemmeno la laurea triennale), con una quota di dottorati che raggiunge il 13% del totale. La nota dolente resta la diversità di genere, con una percentuale di founder femminili ferma al 12% del totale.
By:http://www.italianangels.net/2015/10/26/startup-innovative-italia-finanziamenti-record-business-angel/