Franchising, retail, business
02/11/2015
NEL PERIODO 2003-2013, RILEVA PWC, IL TASSO ITALIANO È CALATO DELLO 0,4%. MA NELLE SOCIETÀ PARTECIPATE DA QUESTI OPERATORI IL LAVORO INVECE È SALITO DEL 5,3%. E PER I DIRIGENTI IL BALZO È STATO DEL 14%
Una maggiore crescita del tasso di occupazione e un più alto livello di managerializzazione nelle aziende gestite da private equity. Questa la fotografia scattata da PwC all’interno dell’Economic impact, dal quale risulta che nel periodo 2003-13, nonostante il tasso occupazionale italiano sia calato dello 0,4%, quello delle società partecipate da operatori di private equity è salito del 5,3%. “E se si analizza la sola componente dirigenziale, l’incremento è addirittura del 14%, a conferma del fatto che le società in portafoglio a fondi di private equity incrementano il livello di managerializzazione delle imprese”, spiega Francesco Giordano, partner di PwC. Il mercato italiano del private equity è tra i più dinamici in Europa: secondo il rapporto dell’Aifi, nei primi sei mesi del 2015, il numero complessivo delle operazioni è aumentato da 139 a 168 operazioni. “È migliorata la capacità attrattiva della nostra piazza e nello stesso tempo questi operatori hanno raggiunto un ruolo sempre più importante nella crescita economica del Paese”, prosegue Anna Gervasoni, direttore generale Aifi. L’ingresso di un operatore sofisticato come un fondo di private equity comporta spesso un cambiamento nel management dell’azienda coinvolta. “In generale, i primi ruoli che vengono cambiati sono l’ad e il dg, soprattutto se l’azienda è padronale, mentre dove queste figure sono già riconosciute sul mercato,
si procede al cambio del direttore finanziario e amministrativo”, spiega Pietro Valdes, managing director di Badenoch & Clark (gruppo Adecco), che ritiene che, al momento, i settori più interessati siano il fashion retail e il meccanico, “in particolare le aziende di medie dimensioni dove il brand risulta essere molto forte, ma con un top management spesso non all’altezza della situazione”. Secondo Carlo Gotta, investment manager del Fondo Ict di Orizzonte sgr, la specializzazione e la focalizzazione specifica di settore diventano volano di innovazione per le imprese. “L’apporto di know-how e competenze nuove, con l’ingresso di professionalità che integrino quelle già presenti nelle aziende, rientra tra i principali driver per lo sviluppo di queste società”, dichiara Gotta. Una delle capacità del private equity è quella di attrarre figure manageriali. È questo il caso di Mauro Sacchetto che, dopo aver guidato alcune società quotate, nel 2014 è entrato, come ad, in Marelli Motori, società interamente acquisita nel 2013 da Carlyle. “Avevo altre opportunità, ma il fatto che ci fosse Carlyle come azionista mi ha portato a scegliere Marelli Motori”, dichiara Sacchetto, che spiega che il private equity svolge (soprattutto in Italia, dove le dimensioni aziendali sono ancora troppo legate a una logica familiare-imprenditoriale), il grande compito di sostituire figure apicali con figure manageriali che altrimenti non entrerebbero in queste realtà più piccole. Secondo Sacchetto, “bisogna avere una cultura manageriale- internazionale, ma anche possedere capacità imprenditoriali e un’ottica sempre orientata alla crescita dell’azienda”. Opinione simile quella di Giano Biagini, diventato cfo di Chili (video streaming) da giugno 2012, in concomitanza con lo scorporo da Fastweb e l’ingresso del fondo An-tares, con una quota minoritaria. “Il Cfo di una società partecipata da un private equity deve avere un maggior focus sulle variabili che impattano sulla generazione di cassa, oltre che possedere competenze specifiche nel business planning e nella finanza straordinaria”, commenta Biagini. Non sempre però l’ingresso di un private equity comporta un cambio nel timone della società. Per esempio, Fausto Manzana è rimasto alla guida di Gpi (servizi e soluzioni Ict per la sanità e la p.a.), anche dopo l’acquisizione, nel 2013, di una quota di minoranza da parte di Orizzonte. Nonostante questo, l’organico è cresciuto e sono stati fatti degli inserimenti anche a livello dirigenziale, tanto che Gpi dovrebbe chiudere il 2015 con oltre 2800 dipendendi, dai 1500 del 2014. “Le esigenze di un monitoraggio gestionale strutturato rendono indispensabile l’inserimento in azienda di professionalità adeguate nell’ambito dell’amministrazione, finanza e controllo, risorse in grado di dialogare nella stessa “lingua” e ai massimi livelli con gli stakeholder del settore del credito e degli investitori in genere”, spiega Manzana, mentre Sergio Iorio, ad di Italmatch Chemicals, aggiunge che la presenza di un fondo internazionale (Ardian) nell’azionariato della società li ha spinti a uno sforzo supplementare in termini di reportistica finanziaria. “Al tempo stesso – conclude Iorio - ha reso possibile e facilitato l’accesso da parte di Italmatch al mercato dei capitali necessario per l’implementazione della crescita aziendale su scala globale”. 1 2 A sinistra, Mauro Sacchetto (1), amministratore delegato di Marello Motori e Fausto Manzana ( 2), alla guida di Gpi
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