Franchising, retail, business
02/11/2015
Con 1.300 impianti siamo in linea con l’obiettivo del 10% di consumo di biocarburanti entro il 2022. Il Sud ha grandi potenzialità ma è in ritardo
In gergo tecnico viene chiamata bioeconomia: se ne parlerà a Ecomondo (3-6 novembre), la manifestazione a Rimini dedicata alla green economy in tutti i suoi aspetti. In pratica si tratta della gestione intelligente e innovativa del ciclo dei rifiuti e dello sfruttamento di diverse fonti energetiche rinnovabili. Tra queste spicca il biogas, per potenzialità e per quantità: l’Italia infatti è oggi il terzo produttore al mondo. Biogas utilizzato per la produzione di elettricità e, tramite raffinazione, di biometano, carburante utilizzabile nei trasporti e nelle utenze domestiche. Un bacino dalle enormi potenzialità, «inesauribile», secondo il Cib (Consorzio italiano biogas).
Carburanti sostenibili
«La filiera biogas e biometano da un lato produce elettricità e biocarburanti rinnovabili. Dall’altro contribuisce a creare un’agricoltura carbon negative», spiega Pietro Gattoni, presidente del Cib. «Il biogas fatto bene può diventare motore di uno sviluppo agricolo più sostenibile e attento alla tutela dell’ambiente: dall’aria, con l’abbattimento delle emissioni, al suolo, con l’utilizzo del fertilizzante da digestione anaerobica, che aiuta a chiudere il ciclo del carbonio recuperando la fertilità dei terreni».
Manca il Meridione
Solo in ambito agricolo esistono oggi circa 1.300 impianti a biogas, capaci di produrre più di 2 miliardi di metri cubi di gas naturale equivalente. All’appello manca ancora il Sud, che mostra quindi enormi potenzialità di sviluppo. Secondo il Consorzio, l’intero settore porterebbe alla creazione di 8 mila lavori verdi e, in prospettiva al 2030, investimenti per 3,8 miliardi di euro che potrebbero valere un aumento dello 0,3% del prodotto interno lordo del Mezzogiorno.
La situazione normativa
Il percorso normativo iniziato nel 2013, si è concluso lo scorso 5 agosto quando il Gse (Gestore dei servizi energetici), ha pubblicato le procedure di qualifica degli impianti e quelle relative al rilascio degli incentivi corrispondenti. «Grazie all’impegno del governo, e in particolare del ministero delle Politiche agricole, l’Italia ha una delle normative più avanzate sul biometano e può guardare con fiducia all’obiettivo di raggiungere entro il 2022 il target del 10% di consumo di biocarburanti», dichiara Gattoni. «Ci vorrà del tempo, ma le imprese ora sanno di poter contare su un quadro normativo perfettibile ma completo. Ci aspettiamo che anche la parte del decreto relativa all’immissione in rete vada avanti, coerentemente con le evoluzioni normative europee».
Le ultime tecnologie
Il biometano, combustibile proveniente dalla raffinazione del biogas da scarti zootecnici, può essere prodotto anche dalla lavorazione della frazione organica dei rifiuti. È quello che succede alla Montello di Bergamo, uno degli stabilimento all’avanguardia per il trattamento dei rifiuti di derivazione organica. Qui, grazie a un investimento di 25 milioni di euro, è in fase di realizzazione un impianto di produzione di biometano da rifiuti organici, operativo dal 2016. «Con il metano prodotto dalla raccolta differenziata dell’umido, potremmo alimentare l’intera flotta della raccolta differenziata della frazione organica», spiega Massimo Centemero, presidente del Cic (Consorzio italiano compostatori). «Stiamo parlando di una capacità produttiva di 500 milioni di metri cubi l’anno, che andrebbero a coprire circa l’1 per cento della domanda nazionale».
Non solo carburante per autotrazione
Il biometano potrebbe essere impiegato anche nel mondo delle due ruote: a Key Energy, salone di Ecomondo dedicato all’energia e alla mobilità sostenibile, l’istituto professionale Alberti di Rimini presenterà i risultati di un percorso iniziato quindici anni fa, che ha portato a inventare e perfezionare gli scooter a biometano. Le opportunità offerte dalla frazione umida dei rifiuti non si fermano, infatti, nella produzione di biocarburante. Il Gruppo Argenta, azienda impegnata nel mondo della distribuzione automatica, ha avviato un progetto per la produzione di biogas dai fondi di caffè. Nella sola fase sperimentale l’azienda ha raccolto 400 tonnellate di fondi in tre mesi, con una produzione potenziale stimata di 600 kWh elettrici a tonnellata. «Tutti i nostri centri logistici e i nostri operatori si sono dovuti dotare di speciale attrezzatura per gestire i fondi di caffè», ha spiegato Stefano Fanti amministratore delegato di Argenta.
Il futuro
Grazie al progetto europeo Demosofc, il Politecnico di Torino ha realizzato a Collegno un impianto pilota capace di produrre energia elettrica e termica utilizzando celle a combustibile a ossidi solidi (Sofc) alimentate a biogas. Si tratta del primo esempio europeo per un impianto di media taglia (dell’ordine del centinaio di kW) che prevede la depurazione delle acque reflue con la conseguente produzione di biogas, successivamente impiegato per produrre energia. Le uniche emissioni sono vapor acqueo e anidride carbonica, che viene utilizzata per coltivare le alghe necessarie per la depurazione delle acque reflue, in un ciclo continuo ed estremamente efficiente. Le opportunità quindi non mancano, come non mancano le tecnologie e le capacità innovative del Paese. A dimostrazione di un’Italia all’avanguardia nello sviluppo di un’economia circolare.
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