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Lusso da bar e boutique

01DOSSIER Food Prada Galleria Vittorio Emanuele II

14/11/2015
Il Quadrilatero milanese lancia un segnale di vitalità. Le griffe si scoprono capaci di valorizzare l’enogastronomia made in Italy. Moltiplicando sinergie e potenzialità.

La rinascita italiana non passa soltanto dai suoi asset più importanti, la moda su tutti, ma anche da altri settori del ‘lifestyle’ e, più nello specifico, da quello del food. Insegne storiche dell’enogastronomia italiana si rivelano prede ambìte a livello internazionale e, viceversa, insegne altrettanto storiche della moda traghettano la propria immagine da quella di ‘semplici’ griffe a marchi lifestyle. E, per farlo, abbinano sempre più spesso alla propria offerta fashion quella di bar e ristoranti in grado di coinvolgere una fetta più ampia di consumatori. Nell’ultimo periodo, le acquisizioni delle due pasticcerie storiche di Milano, Cova e Marchesi, rispettivamente da parte del gigante del lusso francese Lvmh e di Prada, ben rappresentano queste dinamiche. E le svariate aperture di caffè e locali nelle vie di lusso della città, su tutte Montenapoleone e Galleria, ne sono un’ulteriore conferma. Un’indicazione di quanto la connessione tra food e lusso sia ormai strettissima: i marchi della tradizione alimentare italiana, già ad alto potenziale, sono valorizzati come mai era accaduto in passato. Un segno dei tempi che indica con precisione la nuova frontiera: spingere il food verso il mondo del fashion, e viceversa, avvicinare quello della moda al cibo, per attirare un pubblico interessato sia alla moda sia al cibo, sotto il cappello generico di ‘lusso’. E se, per ora, i colpi di scena più importanti sono stati messi a segno da player dimensionalmente importanti, anche i marchi di nicchia non rinunciano a giocare la partita. A settembre ha aperto i battenti nel Quadrilatero il ristorante della casa di cashmere Doriani, con un concept nel segno del made in Italy e dell’italian style che rimanda al carattere del marchio di abbigliamento. Gisberto Carlo Sassi, proprietario di Doriani, ha spiegato come “il food attrae il pubblico, entrando in sinergia con l’immagine del brand e portando un grande ritorno pubblicitario”. Parole che confermano, in primo luogo, la strategia di comunicazione che sta dietro a operazioni simili: “La risonanza è stata tale che ci hanno già chiesto di replicare il format all’estero”, ha rivelato Sassi.
L’arena dei marchi che collegano fashion e food nel segno dell’eccellenza si è accesa di recente, ma col botto. Era giugno del 2013 quando Lvmh si aggiudicava i pasticcini di Cova, storico bar-pasticceria milanese, con l’obiettivo di sostenere il suo sviluppo a livello internazionale, grazie alle sinergie messe a disposizione dal colosso transalpino. In occasione di Expo, Cova ha addirittura raddoppiato, con un ‘temporary caffè’ in Triennale. Ma al colpo di scena di due anni fa se ne è aggiunto un altro: lo scorso marzo Prada ha acquisito la Angelo Marchesi, proprietaria dell’altrettanto storica pasticceria Marchesi di corso Magenta, che sotto la nuova egida ha da poco inaugurato un secondo punto vendita (ironia della sorte?), proprio davanti a Cova. Prada ha messo in luce come l’acquisizione punti “alla valorizzazione e al rafforzamento strategico del marchio nell’ambito di futuri progetti di sviluppo sia all’estero che a Milano, nei nuovi spazi di Prada in Galleria Vittorio Emanuele II”. La maison milanese sembra tra le più decise nel collegare la propria couture al lifestyle. Non solo a Milano, dove replicherà il progetto Marchesi sopra al suo negozio uomo, con un orario allungato rispetto a Montenapoleone, che arriverà fino all’ora di cena. Ma anche all’estero, dove ha aperto il suo primo Cafè, il Pradasphere, nei grandi magazzini londinesi di Harrods. E, sempre nel Salotto di Milano, gli interscambi tra food e fashion appaiono più evidenti che mai. Carlo Cracco sposterà proprio nell’Ottagono il suo ristorante doppia stella Michelin; e per la Galleria, dove sono già presenti, tra gli altri, Camparino, Savini e il Gucci Cafè, si era parlato anche di un arrivo, poi sfumato, da parte di Illycaffè. Proprio Illy, lo scorso marzo, ha inaugurato in Piazza Gae Aulenti il suo primo flagship store a Milano, dando prova di voler valorizzare il proprio marchio alla maniera dei brand di moda, coinvolgendo il consumatore in maniera più profonda, con un concept che lega alla tazzina il mondo dell’arte e degli eventi. Per l’azienda triestina, peraltro, si era ipotizzato un’interesse ad acquisire Sant Ambroeus, altra celebre pasticceria milanese su cui, da tempo, si rincorrono le voci di vendita a gruppi del lusso. Insomma, lusso e food, con declinazioni di alta pasticceria. Ma senza dimenticare l’ascesa del vino. Un ambito in cui l’Italia guadagna progressive posizioni a livello internazionale, e che comincia a pensare in grande (la quotazione in Borsa della prima cantina, Masi Agricola, è di fine giugno). Il successo di iniziative come La Vendemmia in Montenapoleone e la partnership tra Franciacorta e Camera nazionale della moda italiana, che ha scelto il Consorzio come brindisi ufficiale di Milano Moda Donna, ne sono un’indicazione: anche il lusso e il vino vanno a braccetto.
di Caterina Zanzi

By:http://www.pambianconews.com/2015/11/09/lusso-da-bar-e-boutique-186772/

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