Franchising, retail, business
11/01/2016
Ci scrive Luca, un giovane potenziale agricoltore – Il guadagno sicuro oggi è un’utopia per tanti, escluso: politici, medici, pensionati, pubblici
Risponde Giampietro Comolli con passione e dovizia di particolari, consigli, riferimenti personali, … e un po’ di rammarico per non aver potuto fare il contadino.
Luca:
Nipote di contadini, mezzadri e poi floricoltori, vorrei riprendere la terra, quali sono i lavori odierni di agraria che portano ad un guadagno sicuro?
09/01/2016 alle 11:20 pm
GIAMPIETRO COMOLLI * economista, distretti agroalimentari, vite-vino, consorzi tutela
Due premesse fondamentali.
Agricoltori si nasce o si diventa, ma lo spirito deve essere uno solo: libertà di vivere con sacrifici capacità di gestire il tempo non avere grilli contemporanei per la testa.
La seconda di essere anche commerciale, oltre che mettere le mani dentro la terra. L’agricoltore, l’ho fatto a fine anni ’70 e mi sarebbe piaciuto continuare a farlo.
Oggi i tempi sono cambiati e quindi anche 40 anni dopo si deve essere capaci di ribaltare ogni concetto. Conosco bene la Coldiretti, il valore della associazionismo professionale agricolo, il cambiamento fatto dalla organizzazione, la capacità di adeguarsi ad un mondo che cambia, di interpretare non più il consenso referenziale ma il consenso commerciale, il binomio prodotto-consumo, le scelte più di mercato che di produzione perché sono venuti meno – in 40 anni – i numeri e le cifre che consentivano un certo governo del sistema, comparto e settori collegati.
Oggi la “ produzione” è marginale, conta di più la produttività, la autoreferenzialità, la visibilità, la contrattualistica, il servizio al consumatore. Lo stesso articolo ansa-di fonte Coldiretti, -datato 2010- molto onestamente, lo autodichiara, lo confessa con sincerità. Non solo il valore di mercato del prodotto agricolo, fatto 100 il valore globale di qualunque prodotto che prende origina dalla terra, vale il 17-20-23% (per essere correttissimi) ma anche la fetta di valore aggiunto, di impegno nella società consumistica e politica, lo stesso consenso, lo stesso potere decisionale e di incidenza.
Ai miei tempi in Coldiretti, il presidente Lo Bianco e il grande direttore Bandini, erano un baluardo del rapporto professionalità-sindacato-produzione inscindibile, ma il numero di famiglie agricole ( faccio il caso della mia terra d’origine … nel Piacentino) erano 2000, oggi sono 400.
Con tutto quello che, purtroppo, ne consegue: abbandono con perdita valore terra e fabbricato, frane, alluvioni, incolti. In questo l’Europa, il governo e i ministri italiani (salvo solo Marcora, Goria) non hanno aiutato, anzi hanno spinto affinchè il mondo produttivo-sindacale fosse obbligato a cambiare, ad abbandonare un rapporto di fiducia personale e diretto in scelte agrarie, cercando prima la strada del supporto assistenziale, formativo, previdenziale… arrivando a registrare un calo vertiginoso di “utenti” per cui non restava che la strada della professione a valle e non all’origine.
Certamente non dimenticando che una fetta di agricoli ci sono ancora e che l’ ”origine” dei prodotti con dop e doc contano qualcosa. Si è stati succubi della dimenticanza del valore comunitario per l’Italia delle norme e regolamenti a sostegno del prezzo e del reddito, a favore del solo mercato, della globalizzazione, delle quote produttive, del sostegno gratuito all’incolto quasi sovvenzionando l’abbandono delle terre disagiate, puntando tutto su Ocm, su mercati esteri.
Non difendo assolutamente la brutta piega che “ prezzi-reddito” hanno creato alle fine anni ’80 e inizio anni ’90 in termini di assistenzialismo, d’impoverimento di creatività, di capacità di trovare vie alternative, di perdita di valore. -Continua Comolli, Newsfood.com- Sono quelli gli anni del peccato originale dell’agricoltura italiana che tutti noi oggi vediamo, sicuramente ammalorata da un governo delle quote-prodotto fuori regole, dall’accettazione di cappi al collo e di una uguaglianza-equalitario di tutti gli agricoltori europei…ma per un dna e per una impostazione normativa adatta e in linea con quella nord-europea estremamente specializzata, altamente produttiva, già fortemente legata ai mass-market mondiali dei cereali, farine, carne, latte…
Km zero, filiera corta sono assioma-slogan molto importanti, significativi, ma che mancano di un corretto e fondamentale “collegato” come si dice, cioè di un riconoscimento legale-giuridico. Non è che infonda un potere indispensabile (vediamo le dop e le doc all’estero e anche come frodi e falsi in commercio) però consente di pianificare.
Occorrerebbe una decisa norma, ma non riusciamo neanche a fare una legge chiara che dia una identità assoluta al madeinItaly e all’Italiammade!!
E’ su questo che crolla il castello: troppi twitt e proclami non sono utili al mondo agricolo.
Mio padre dal 1945 al 1973 fu dirigente Federconsorzi e Consorzi Agrari, un mio bisnonno fu fondatore dei Comizi Agrari….purtroppo conosco bene (documenti originali in mano) tante cose. La Gdo fa il suo mestiere, in Italia molto tutelato, fortemente chiuso, particolarmente oligarchico per scelte politiche ma anche imprenditoriali.
Il mio primo viaggio in Cina, nel 1989, lo feci al seguito di imprenditori del vino Francese con due presidenti delle 2 Gdo francesi più grandi (non c’è bisogno che faccia i nomi) che aprirono due grandi supermercati insieme ad una vera trading holding per gli agricoltori francesi come Sopexa.
La Gdo tricolore forse, oggi, è arrivata a Mendrisio! Questo è il vero problema: Coldiretti si è inserita in una autostrada libera in Italia. Inoltre non si può ragionare, come fa qualcun altro, che il solo export risolva tutte le problematiche di reddito e di vita delle imprese agrarie. Ci sono ancora molte imprese agrarie in Italia e nel mondo che sono “ fornitori” puri di materie prime e non hanno interessi commerciali.
Caro Luca, potenziale Contadino moderno, scusi la lunga premessa, ma la sua domanda necessita di una risposta concreta. Ora rilegga le prime due righe del mio intervento (…).
Ebbene il guadagno sicuro oggi è difficile per molti, in tanti settori escluso: politici, medici, pensionati, pubblici. Il mio primo consiglio è guardare bene le opportunità migliori offerte dal Psr 2014-2020 nella sua regione e quindi scegliere in base alle opportunità. poi scegliere in base alla sfrenata passione personale (fiori, ortaggi, verdure, carne, pesce…) per cui i sacrifici sono sinonimi di felicità.
Quindi tenere duro su tutto; poi scegliere un “settore” che consenta la commercializzazione diretta. Poi cercare di non avere dipendenti fissi (solo variabili) e ricostruire la famiglia agraria come era quella dei suoi antenati. Infine fare un mutuo per costi variabili, non farlo su costi patrimoniali per non perdere tutto. Per darle qualche consiglio in più bisognerebbe sapere il suo vero limite massimo passione/sacrificio e dove intende fare, luogo geografico, l’agricolo!
Felice di averla incontrata. Si butti in agricoltura se non ha una alternativa, come dice lei, di “guadagno sicuro”. Le posso garantire che avrà un “ guadagno in salute”.
Reddito agricolo: Ma quanto guadagna davvero l’agricoltore?
Per ogni euro speso dagli italiani per l’acquisto di alimenti, oltre la metà (il 60%) va alla distribuzione commerciale, il 23% all’industria di trasformazione e solo il 17% a remunerare il prodotto agricolo. E’ quanto emerge dall’analisi presentata nell’assemblea nazionale della Coldiretti, dalla quale si evidenzia che il prezzo di un prodotto aumenta più di cinque volte dal campo alla tavola, per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera. I nuovi poteri forti della filiera agroalimentare, come la grande distribuzione commerciale – prosegue Coldiretti -, sfruttano il loro potere di mercato nei confronti degli agricoltori, che in molti casi non riescono a coprire i costi di produzione: è quindi necessario un intervento nei confronti di un comportamento commerciale lesivo della concorrenza. A questo “strapotere contrattuale” della Gdo la Coldiretti si dice però “impegnata a reagire direttamente”, con il progetto operativo per una ‘Filiera agricola tutta italiana’ che ha come obiettivo “di sostenere il reddito degli agricoltori eliminando le distorsioni e tagliando le intermediazioni”. Coldiretti sottolinea come il progetto abbia già prodotto risultati concreti: dal via al più grande circuito europeo di Farmers market, alla nascita con Consorzi Agrari d’Italia (Cai) della prima e più importante holding italiana degli agricoltori, dalla commercializzazione della prima pasta dei coltivatori italiani all’avvio della prima e più grande società di trading europea dei cereali di proprietà degli agricoltori, dalla sottoscrizione del maggior contratto europeo di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili da biomasse tutte italiane all’accreditamento di circa mille nuovi punti di vendita diretta di Campagna Amica al mese.
Ansa.it per NEWSFOOD.com
Fonte:http://www.newsfood.com/quali-sono-i-lavori-agricoli-che-garantiscono-un-guadagno-sicuro/