Franchising, retail, business
18/01/2016
Più produttività e minori costi, ecco perché sempre più aziende stanno adottando lo «smartwork». I casi di Eni, Intesa e American Express
Nel Job Act il 10% del fondo per il finanziamento degli sgravi contributivi (una trentina di milioni) per incentivare la contrattazione di secondo livello destinata alla promozione famiglia e lavoro
Snam è solo, in ordine di tempo, l’ultima della lista. L’ultima azienda che ha scelto lo smartwork. Nel 2015 un’accelerazione. Complici tre fattori. Il primo: il disegno di legge del governo con norme che agevolano il lavoro agile potrebbe andare in consiglio dei ministri già questa settimana per passare subito dopo al parlamento. Il secondo: gli sgravi fiscali contenuti nella legge di Stabilità. Il terzo (e più importante): la scoperta che il lavoro smart fa risparmiare sui costi e aumenta la produttività.
Informatica e banche
«In media dando la possibilità di lavorare un paio di giorni da casa l’aumento della produttività è del 20%», quantifica Mariano Corso, dell’osservatorio sullo smartworking del Politecnico di Milano. Tradotto: quando il 20% dei dipendenti lavora da casa l’azienda può permettersi uffici più piccoli, quindi affitti più bassi, bollette della luce meno onerose. Inoltre il dipendente a casa è meno distratto e più motivato.
Torniamo alle aziende. Solo mettendo assieme i casi più noti, gli smartworker in Italia superano quota 100 mila.
Dopo Microsoft, Vodafone, Fastweb nel settore informatica/telecomunicazioni anche Telecom sta avviando un progetto di smartwork. Nel 2015 il settore bancario ha rotto gli indugi. Bnl a Roma ha dismesso parte del patrimonio immobiliare concentrando l’attività su due sedi e puntando sul lavoro agile. In Intesa SanPaolo è stato firmato un accordo che riguarda 3000 dipendenti. Poi c’è American Express. Poco meno di mille addetti coinvolti a roma per due giorni la settimana. «Dipendenti soddisfatti e meno assenze, la strada è quella giusta», dicono in azienda. In Unicredit come in American Express e in Bnl la sperimentazione dello smartwork ha coinciso, guarda caso, con una riorganizzazione delle sedi.
L’exploit dell’industria
La nuova frontiera è l’industria meccanica. «Le catene di montaggio ormai esistono soltanto nel settore degli elettrodomestici, complice l’industria 4.0 sono sempre di più le aziende che introducono lo smartwork anche nel nostro settore. E noi siamo assolutamente favorevoli», smonta i luoghi comuni Marco Bentivogli, a capo della Fim Cisl. Qualche nome: Micron a Milano, Arneg a Padova, Gm Powertrain a Torino. In Finmeccanica si tratta per introdurre lo smartwork nell’integrativo di gruppo. Federmeccanica lo ha inserito nella piattaforma per il rinnovo del contratto. Il caso più avanzato è quello della Tetra Pack a Modena. Qui il lavoro avviene su isole. Certi giorni bisogna “caricare” su pc le informazioni sui pezzi che si stanno lavorando. E l’azienda ha concesso di svolgere questa parte del lavoro da casa. Da rimarcare: chi opera fuori azienda si autocertifica gli straordinari.
Lavoro e famiglia
Si parla sempre di meno di smartwork legato alla conciliazione famiglia-lavoro. Errore. In uno dei decreti legislativi (n.80 del 15 giugno 2015) che hanno attuato la delega del Jobs act si mette a disposizione il 10% del fondo per il finanziamento degli sgravi contributivi (una trentina di milioni) per incentivare la contrattazione di secondo livello destinata alla promozione famiglia e lavoro. «Siamo favorevoli allo smartwork, fatta salva la volontarietà del lavoratore – puntualizza Paolo Pirani, a capo della Uiltech Uil ‑. Molti lo scelgono per i vantaggi legati alla conciliazione. Ma bisogna tenere conto delle dinamiche salariali». Tradotto: lo smartwork non piace a chi conta molto sugli straordinari.
Il decreto e la legge
Veniamo agli sgravi legati alla contrattazione di produttività introdotti dalla legge di Stabilità. Per intenderci: i duemila euro di premio ai dipendenti tassati solo al 10% . «Non c’è dubbio, gli accordi sindacali sullo smartwork potranno rientrare in quest’ambito», conferma l’economista Marco Leonardi, consigliere del ministero del Lavoro che si sta occupando della partita.
Ma quali accordi saranno tenuti buoni per accedere al premio? Anche quelli stipulati dall’inizio del 2016? Questo e altri punti saranno chiariti da un decreto del ministero del Lavoro.
Per quanto riguarda il disegno di legge su lavoro autonomo e smartwork a cui ha lavorato il consigliere giuridico della presidenza del consiglio Maurizio Del Conte, a sentire gli umori il testo potrebbe avere buona accoglienza in parlamento. Un’apertura importante arriva da Cesare Damiano, una storia in Cgil, oggi presidente della commissione Lavoro della Camera: «Non ci si può opporre alla rivoluzione digitale. È giusto che una legge faccia da cornice allo smartwork mettendo qualche paletto e agevolando le procedure».
Fonte:http://27esimaora.corriere.it/articolo/lavorare-a-casa-la-rivoluzione-digitale-cambia-lorganizzazone/