Franchising, retail, business
31/03/2016
Gian Luca Pellegrini è nato in Svizzera l’11 agosto 1970. Dopo le scuole medie indirizza il suo percorso scolastico verso la scuola alberghiera, iniziando la sua professione di cameriere che si svolge, finiti gli studi, presso rinomate strutture alberghiere tra cui il Danieli di Venezia e il Crystal di Saint- Moritz.
La sua vita sembra essere indirizzata in tal senso fino a quando suo padre Elio gli chiede di aiutarlo nell’attività che voleva intraprendere. È così che Gian Luca si lascia alle spalle la sua vita da cameriere per ritrovarsi al fianco del padre per svolgere attività di manutenzioni meccaniche.
Come si passa da una sala da pranzo ad un’azienda che costruisce macchine?
Ritrovatomi in questa nuova realtà, decido di affrontarla con determinazione, dedicandomi senza riserve e prodigandomi al massimo per raggiungere i risultati che sognavo; fu così che nel 1988 abbiamo fondato la “Pellegrini Elio, manutenzioni e costruzioni tecniche, levigatrici per legno”. L’azienda si dedicava principalmente a manutenzioni su macchine per la lavorazione del legno, in particolare su levigatrici che modificavamo in base alle esigenze del cliente. Il lavoro mi coinvolgeva a tal punto che ritrovarmi in capannone anche dopo cena non mi pesava affatto. Questo mi portò anche a pensare ad un modo innovativo di costruire le levigatrici, semplificandole nel funzionamento e rendendole più interessanti per il mercato. Il sistema che inventai e sviluppai risultò così innovativo che fu successivamente adottato dalle aziende del settore rivoluzionando in maniera definitiva il modo di produrre le levigatrici.
Cosa ricorda di quegli anni?
Ricordo la passione, che ha contraddistinto e contraddistingue ancora il mio impegno in azienda, ma anche il lavoro sodo e l’impegno costante. Non ho mai avuto paura di sporcarmi le mani. Ricordo il desiderio di raggiungere gli obiettivi che mi ero preposto e la soddisfazione ogni qual volta li raggiungevo; questo mi permetteva di spostare l’asticella dei miei obiettivi sempre più in là. I risultati non tardarono ad arrivare, tanto che nel 1996, dopo soli otto anni di attività, l’azienda venne notata da un grande gruppo italiano che portò alla nascita della DIMA srl che ci diede la forza per diventare un marchio conosciuto a livello internazionale. Mi ricordo ancora di tutti quelli che mi dicevano che non era il momento per fare impresa, che non ce l’avrei mai fatta. Ma io non mi sono fatto mai influenzare nelle mie scelte, ho fatto sempre le mie valutazioni andando dritto per la mia strada ascoltando principalmente il mio sogno.
Quando ha scoperto di avere una vena imprenditoriale?
Nella vita puoi trovarti interprete principale o restare dietro le quinte, io mi sono ritrovato ad essere sulla scena come artefice del mio proprio fare. Nella fabbrica delle soluzioni, oltre ai tanti sacrifici ho sempre scelto di usare il tempo a mia disposizione per creare, risolvere, preparare ed ideare ogni progetto. Questo mestiere non conosce fatica o riposo, né risparmio di tempo e orari, si va avanti orgogliosi e mai soddisfatti del tutto. Nel lungo cammino verso il meglio si è sempre a metà della strada. Non esiste un giorno in cui scopri di essere un imprenditore, te lo riconoscono gli altri.
Ci vuole anche una certa predisposizione al rischio, credo.
Io non ho mai rischiato nella mia vita ho sempre fatto scelte coraggiose. Ho lasciato un lavoro a tempo indeterminato ben pagato e con una carriera avviata in uno dei migliori hotel di Saint Moritz. All’epoca, pur lavorando molto, facevo una vita che i miei coetanei se la sognavano. Tuttavia ho scelto di tornare e di rimettermi in gioco partendo da zero in un settore che non conoscevo. Da allora ogni scelta potrebbe essere confusa con il rischio, ma in realtà una scelta che agli occhi di molti può sembrare rischiosa per chi è preparato è solo coraggiosa.
Che importanza ha il lavoro nella sua vita?
Credo sia più corretto dire qual è l’importanza che ha un mestiere nella mia vita. Per come la vedo io un mestiere è molto di più di un lavoro. Il lavoro è passiva esecuzione, il mestiere è inventiva, passione, conoscenza, capacità, coinvolgimento, parte attiva della tua vita. Ho sempre affermato che è contro natura lavorare per vivere o vivere per lavorare, mentre la cosa giusta è vivere lavorando.
Cosa significa per lei, soluzioni in movimento?
Significa trovare costantemente e continuamente soluzioni semplici a problemi complessi, create, studiate e cucite sulle necessità del cliente. Ho sempre pensato che macchine standard non risolvevano problemi specifici. Una soluzione che aiuti a migliorare la tua produttività non deve essere vista come un costo bensì come un investimento che recuperi nel giro di poco. La soluzione specifica per te è l’arma più efficace per vincere non solo la battaglia ma anche la guerra. Questa è una della basi che mi ha portato a creare la PRISMA srl nel 2002. Da allora e fino ad arrivare ad oggi non abbiamo mai costruito macchine uguali neanche per lo stesso cliente. Ogni progetto nasce e si sviluppa studiando le casistiche e le problematiche che i nostri clienti incontrano nella loro attività quotidiana. Come dico sempre: se servi, servi, se non servi non servi a nessuno. Queste semplici parole racchiudono i miei valori e quelli della PRISMA. Finché sarai utile ci sarà sempre qualcuno disposto ad investire su di te.
Cosa ha lasciato l’esperienza come cameriere all’imprenditore che è oggi?
Almeno il 50% del mio personale successo lo devo all’ esperienza di cameriere che mi ha insegnato a “servire”. La mia storia è quella di un ragazzo come tanti, cresciuto in un paesino di campagna, da genitori emigranti in Svizzera che nel tempo ha saputo riconoscere il suo sogno “Diventare qualcuno che possa essere utile a qualcuno” In fondo siamo tutti camerieri. Il cliente deve essere servito di ciò che ha bisogno e quando ne ha la necessità, e non il contrario, come fa la maggior parte della gente. Servire è nobile.
Nella sua azienda, che importanza hanno il personale e la ricerca e sviluppo?
Sono entrambi fondamentali. Senza ricerca e sviluppo non ci sarebbero “soluzioni in movimento” per questo dedichiamo molte risorse in merito, ma se devo dare una priorità alle due cose, il personale viene per primo. Senza il loro contributo non potrebbero nascere idee da trasformare in progetti. Le soluzioni sono un connubio tra uomini e tecnologie. Personalmente sono grato ad ognuno dei miei collaboratori per il contributo che danno al buon andamento della Nostra azienda base per il futuro di tutte le nostre famiglie. Un esempio su tutti è la cena aziendale prenatalizia, un momento in cui ci si ritrova tutti assieme a casa mia, dove io personalmente cucino e servo loro al tavolo. E devo dire che è davvero un bel momento di condivisione che ha un valore importante sentito da tutti.
Cosa vuole lasciare ai suoi figli?
L’esempio! Non credo che l’imprenditoria sia un fattore ereditabile e nemmeno trasmissibile geneticamente, quindi non voglio per forza lasciare loro la responsabilità dell’azienda che ho creato io. Se vorranno lavorarci io li supporterò volentieri ma dovrà essere una loro scelta. Preferisco lasciargli l’esempio di uomo e lo spazio per realizzare i loro sogni. Cerco innanzitutto di trasmettere loro quello che mi trasmise mio padre, ovvero la fiducia in se stessi e il rispetto per gli altri. Però una regola devono seguirla e voglio che si abituino a darsi da fare, a non stare mai fermi perché la cosa più scomoda nella vita è proprio la comodità.
Lei ha scritto un libro dal titolo curioso “Ognuno balla con sua nonna”. Per quale motivo lo ha scritto e qual è il significato del titolo?
Ho scritto il libro per dare un’opportunità, a chi la saprà cogliere, mettendo a disposizione la mia esperienza di uomo e di imprenditore moderno. Il libro è rivolto principalmente ai giovani che sono gli uomini di domani e che pur possedendo notevoli qualità, spesso, o non sanno di averli o non sono abbastanza spronati a credere in loro stessi. I giovani devono sapere che le persone di successo di oggi sono state dei semplici giovani, con le stesse paure per il futuro. Bisogna considerare che il successo è la conseguenza di cose successe e perché le cose accadano bisogna farle. Chi semina raccoglie chi non semina non raccoglie. Dobbiamo pensare oggi a ciò che vogliamo raccogliere domani e ciò non dipende dagli altri ma dipende da noi. Per questo bisogna sforzarsi di guardare al futuro. Del domani non dobbiamo avere paura, non dobbiamo preoccuparcene, ma occuparcene. Per insegnare questi concetti ai miei figli ho insegnato loro a coltivare l’orto che secondo me è un’ottima metafora per spiegare la vita: prima di pensare ai frutti che raccoglierai devi preoccuparti di preparare il terreno, irrigare la terra e proteggere le piantine dalla tempesta, solo così ciò che hai seminato e di cui hai saputo prendertene cura, ti ricompenserà con i suoi frutti. Quando poi arriveranno, saranno i più buoni che hai mai assaporato in vita tua, perché li hai creati tu dal nulla. Se questo concetto lo adattiamo alla nostra vita vediamo che calza a pennello, investi nel presente credendo nelle capacità che hai per costruire il futuro. Devi credere nella terra e nella fatica che ci metti, così come devi credere nei tuoi sogni. Le difficoltà sono fatte per essere superate e dobbiamo mettercela tutta per vivere in un mondo migliore.
Ognuno balla con sua nonna (www.ognunoballaconsuanonna.it), è una metafora per dire che il destino di ognuno di noi può essere in gran parte conseguenza del proprio operato.
Fonte:http://www.hroconsulting.it/intervista-a-gianluca-pellegrini-titolare-di-prismasim-srl/#.VvvFT0Wc6qg.linkedin