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Vespa, 70 anni e non sentirli, quando uno scooter diventa leggenda

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22/04/2016
Grande festa per la “Motocicletta a complesso razionale di organi ed elementi con telaio combinato con parafanghi e cofani ricoprenti tutta la parte meccanica” inventata da Corradino D’Ascanio

Se chiedete a un concessionario Piaggio una “Motocicletta a complesso razionale di organi ed elementi con telaio combinato con parafanghi e cofani ricoprenti tutta la parte meccanica” questo chiamerà la Neuro perché ovviamente ignora che è proprio questo il nome ufficiale della Vespa. E precisamente del brevetto, depositato dalla Piaggio a Firenze il 23 aprile del 1946, che si riferiva al prototipo MP6 realizzato da Corradino D’Ascanio e battezzato subito “Vespa” dallo stesso Enrico Piaggio.
Però, se entrate in una concessionaria Piaggio e chiedete una coppia di manopole grigie per la vespa 125 del 1948, una “crociera” del cambio del modello del 1946, il contachilometri ovale della 150 GS del 1957 o qualsiasi altro pezzettino di un modello d’epoca, il venditore non farà una piega e vi consegnerà il pezzo come se appartenesse all’ultimo modello della marca. Nel mondo delle ruote motorizzate, solo la Rolls Royce offre tanta scelta di ricambi per modelli così vecchi, e tanto amore per la storia - c'è un apposito catalogo battezzato “Vespa Vintage” - dimostra quanta attenzione ci sia per questo scooter che a 70 anni suonati appare più giovane che mai.
La Vespa Speciale per i 70 anni
QUI, PASSO PASSO, riproponiamo tutta la lunga storia, per foto e aneddoti, (compresi quelli di Giorgio Bettinelli, indimenticato vespista e viaggiatore, autore di cinque libri in cui racconta dei suoi viaggi intorno al mondo) ma quello che conta è che la mitica Vespa è arrivata fino ai nostri tempi più giovane che mai. Basta insomma con le citazioni del film Vacanze Romane, basta con la storia trita e ritrita dello scooter simbolo “della mobilità italiana”: se c'è ancora qualcuno che oggi compra la Vespa è indubbiamente per le qualità dinamiche e tecniche dello scooter. Certo, lo stile conta. Ma fino a un certo punto perché non c'è Vespa moderna che possa competere con una vecchia GTS o con un qualsiasi modello degli anni Cinquanta in fatto di fascino e design. Così chi deve muoversi in città tutti i giorni guarda con più attenzione ad aspetti meno poetici come motore, tenuta di strada e stabilità
I tempi insomma cambiano velocemente nel mondo della tecnologia e alla Piaggio va dato atto di essere riuscita ad attualizzare con forza il concetto di base dello scooter: niente telaio ma scocca portante e motore posteriore. La gamma oggi è infinita e la punta di diamante è di sicuro la Vespa 946, ossia lo scooter più esclusivo (e caro) del mondo (costa 10 mila euro, come un’Harley), ed è diventato ancora più prezioso grazie al tocco di “Emporio Armani” che ha realizzato un’incredibile serie speciale da collezione. Ecco quindi una carrozzeria verniciata con una tinta molto particolare di grigio che sfuma leggermente sul verde in particolari condizioni di luce. Fra le finezze anche le parti metalliche opacizzate e il logo con l’aquila di Emporio Armani sulla fiancata e sopra il faro anteriore. Certo va detto che la 946 di “finezze” ne aveva già tante: motore silenziosissimo quattro tempi a iniezione elettronica, scocca con sella sospesa, design ispirato al modello del 1946, ma anche doppio freno a disco da 220 mm, ABS a doppio canale e grandi ruote da 12 pollici. Però, si sa, le ricercatezze non bastano mai a chi vive di glamour...
Viaggio fra i suoi operai
Ma ovvio che - modernità a parte - a Pontedera, patria della Vespa, non dimenticano la storia. Anzi. Nel 2000 lì fu inaugurato il Museo Piaggio "Giovanni Alberto Agnelli”. Ben centosedici anni dopo la nascita di quest’azienda diventata famosa per le produzioni di scooter e moto, con i marchi Vespa, Gilera e Piaggio. Di tempo ce n’è voluto, ma a giudicare dai risultati è valso la pena aspettare. All’operazione ha infatti collaborato anche il comune di Pontedera che all'epoca acquistò per 6 miliardi e 900 milioni di lire un pezzo del cosiddetto "Dente Piaggio", cioè una parte del vecchio fabbricato industriale che s'incunea verso il centro urbano. Si tratta di un'ala dello stabilimento industriale di circa 13.700 metri quadri in cui erano ospitati uffici e, in parte, officine meccaniche. Da questi locali il comune ha ricavato spazi per servizi pubblici, la nuova biblioteca comunale, depositi, archivi, aree attrezzate a verde pubblico e un parcheggio gratuito. E proprio in una parte del "Dente Piaggio", che era stata già ceduta alla Fondazione Piaggio, è stato allestito il museo della storica azienda meccanica. Elementi di spicco della collezione, oltre ad un centinaio fra veicoli Vespa, Gilera e Piaggio, molti dei quali perfettamente funzionanti, una automotrice ferroviaria Mc1 degli anni '30 e addirittura un aereo P148 del 1951.
Il Museo sorge su un'area di 3.000 metri quadrati, ricavati dalla ristrutturazione della vecchia “Attrezzeria”, cioè la parte più vecchia degli stabilimenti di Pontedera, risalenti ai primi anni '20. La struttura ospita anche l'Archivio Storico Piaggio, in cui sono stati raccolti e catalogati oltre 150.000 documenti. Un lavoro faraonico, messo a disposizione di ricercatori e studenti universitari che da anni si occupano della Vespa e di tutto ciò che ruota intorno al suo glorioso marchio. Insomma, un’iniziativa che riporta Pontedera al centro del mondo motoristico internazionale.
I progettisti (fra di loro anche la vedova di Giovanni Alberto Agnelli, Avery Howe Agnelli) hanno anche inserito nel contesto del museo un piccolo teatrino dove si possono proiettare supporti multimediali. Da non perdere.

Fonte:http://www.repubblica.it/motori/sezioni/moto/2016/04/21/news/vespa_70_anni_e_non_sentirli_lo_scooter_ormai_e_leggenda-138132248/

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