Franchising, retail, business
13/05/2016
Startupbootcamp FoodTech, acceleratore globale e indipendente, ha scelto Roma per accasarsi contando su una rete di cui fanno parte tra gli altri Gambero Rosso, Monini, LVenture Group, M3 investimenti e Cisco.
Durante il 2015, a livello mondiale il foodtech ha attirato investimenti per 5,7 miliardi di dollari, con una crescita del 152% rispetto al 2014. Nel primo trimestre del 2016, complice una contrazione generale del mercato del venture capital, anche il techfood ha subito una battuta d'arresto: sono stati effettuati 27 investimenti contro i 78 censiti durante il primo trimestre dell'anno precedente secondo dati CB Insights.
Difficoltà oggettive che sfiorano l'Italia, al centro dell'interesse degli investitori e scelta da Startupbootcamp perché leader mondiale nelle tecnologie legate ai processi di produzione agro-vinicoli e industriali, oltre ad avere prodotti e cultura alimentare. Perché al centro del progetto c'è il cibo lo spiega Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso: «il food è il più grande mercato di consumo al mondo». Entro il 2020 ci saranno 285 milioni di dispositivi IoT istallati nella filiera agro-alimentare, 75 milioni dei quali nelle aziende agricole. Il settore si prospetta terreno fertile per l'innovazione che, secondo il Ceo di LVenture Group Luigi Capello «deve ancora fare sentire gli effetti del suo potenziale».
Zefferino Monini, presidente dell'omonima azienda produttrice di olio d'oliva, ha scelto di partecipare al programma perché «l'Italia è leader nel mondo per la produzione agroalimentare e per la food experience». Importante sottolineare che il retail, per quanto sollecitato dalle startup digitali, è solo una maglia di una catena che nasce nei campi e che si snoda anche attraverso la produzione di macchinari industriali per la lavorazione e la trasformazione del cibo, altro segmento in cui l'Italia eccelle. «Vogliamo sfruttare la domanda di innovazione delle industrie italiane – continua Monini – per offrire alle startup foodtech la strada più veloce per fare crescere il loro business».
Un altro aspetto di prima importanza lo ha evidenziato Agostino Santoni, General Manager di Cisco Systems Italia quando, mettendo l'accento sull'importanza che l'agro-alimentare riveste nell'economia italiana, isola la necessità di individuare il talento e dotarlo di tutte le capacità necessarie per creare idee di respiro internazionale. Un comparto, quello del cibo, che rappresenta il 13% del PIL con un valore di 208 miliardi di euro, da' lavoro a 3,3 milioni di persone e contribuisce al buon nome del made in Italy. Con 269 prodotti Dop, Igp e Stg, l'Italia (dati 2014) è il primo Paese Ue per numero di certificazioni di origine ricevute e secondo Paese per terre dedicate alle colture biologiche. Nello stesso anno, pure se provato da una contrazione dei prezzi di vendita, l'agroalimentare nostrano ha aumentato dell'1,4% la forza lavoro, segnando un andamento in controtendenza con gli indici di impiego nazionali.
Il programma investirà ogni anno in 10 startup, dotandole di un capitale di 15mila euro e di un'ospitalità di 6 mesi nella sede di Roma, tre dei quali dedicati all'accelerazione, con l'affiancamento di oltre 100 mentor provenienti da aziende quali Facebook, Amazon, Cisco, Google e Intel. A questi vanno ad aggiungersi un portafoglio di oltre mille tra business angel e venture capitalist e più di 200 attori che operano sul mercato del food e del techfood. Le startup che vogliono partecipare alla call hanno tempo fino al 19 settembre 2016 e possono annunciarsi tramite il sito www.startupbootcamp.org/accelerator/foodtech.html.
Peter Kruger, CEO e founder di Startupbootcamp FoodTech, ha speso 25 anni al fianco della neoimprenditoria e del digitale e ha scelto Roma «per rafforzare la presenza italiana nel settore, lanciando il primo acceleratore globale e indipendente di startup foodtech al mondo». Annuncio che coincide con “Seed&Chips”, evento mondiale per le startup del foodtech in corso a Milano.