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“Saper fare italiano” alle radici del made in Italy

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30/09/2016
Ernst. H. Gombrich nell’incipit del suo plueridatato tomo di storia dell’arte, bagaglio indispensabile per chiunque si interessi d’arte, afferma: “Non esiste in realtà una cosa chiamata arte.

Esistono solo gli artisti: uomini che un tempo con terra colorata tracciavano alla meglio le forme del bisonte sulla parete di una caverna e oggi comprano i colori e disegnano gli affissi pubblicitari per le stazioni della metropolitana, e nel corso dei secoli fecero parecchie altre cose. Non c’è alcun male a definire arte tutte codeste attività, purché si tenga presente che questa parola può significare cose assai diverse a seconda del tempo e del luogo, e ci si renda conto che non esiste l’Arte con la A maiuscola…” – sempre attualissimo, e ne consiglio vivamente la rilettura. Se E.H. Gombrich avesse potuto essere stasera allo spazio Gavina avrebbe toccato con mano la veridicità delle sue convinzioni.
La raccolta di opere esposte nel magnifico spazio progettato da Giovanni Castiglione progettó è una briciola, dal peso specifico dell’uranio, della collezione stratosferica del grande appassionato d’arte e per nostra foruna metodico, Massimo Cirulli.
Dudovich, Pininfarina, Munari, Piacentini, Nizzoli, Sottsass, le loro idee sono le perle rarissine e perfettamente conservate che raccontano l’ulltimo secolo dello scorso millennio.
Fiat, Olivetti, Campari alcune tra le aziende protagoniste, sono identificate da bozzetti, manifesti, gli affiches appunto di cui ci parla il grande storico dell’arte. Il sorprendente appuntamento, anche perche realizzato a tempo zero, si deve all’iniziativa di un “Team” d’eccezione.
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Dimostrazione lampante che volere è potere e che la prontezza nel cogliere le opportunità è un’arma formidabile per chi la possiede, soprattutto per gli imprenditori. Il tema arte e impresa e le relative reciprocità di questo dialogo, è un tema che mi appassiona da parecchi anni. E la mostra parla da sola.
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Organizzato da Inkiostro Bianco e Listone Giordano, Saper Fare Italiana è alla Fondazione Cirulli ed è qui collocata proprio per comprendere in un’unica visione la forza del binomio – impresa cultura – all’interno di un luogo unico, ricco di memoria e genialità.
Progettato infatti da Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1959 per Dino Gavina, che ebbe un ruolo di primissimo piano nel panorama del design italiano e internazionale del secolo scorso, l’edificio di San Lazzaro di Savena fino al 2012 è stato showroom, atelier creativo e crocevia di incontri che hanno segnato la storia della cultura visiva e del disegno industriale del XX secolo.
Un piccolo capolavoro architettonico che riflette l’interesse per l’architettura rurale, che ancora oggi segna il paesaggio emiliano, caratterizzato da grandi ambienti minimalisti strutturati su piani diversi e collegati tra loro da scale a vista.
Dal cibo alla moda, dalle auto sportive all’arredamento, alimentati da una stessa linfa vitale: la naturale propensione alla bellezza che Marco Valsecchi, che amo sempre citare, evidenziò in un suo saggio, già nel 1972 l’eredità arrivata a noi dai nostri illustri avi, che distingue i nuovi Committenti e gli italiani tutti. Così come Bologna, proiettata nel mondo dell’arte e del design, con le sue profonde rafici nel ricco passato che la contraddistingue, anticipa il futuro, sospesa tra passato e futuro.
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L’evento è un fiore all’occhiello per Cersaie, la fiera internazionale dedicata al tema delle superfici e della decorazione d’interni. Ottima occasione quindi per presentare il selezionatissimo nucleo di opere rare o pezzi unici, tutti provenienti dalla collezione della Fondazione Massimo and Sonia Cirulli. Straordinaria la passione del suo fondatore che raccolto, e archiviato soprattutto, scritti schizzi lettere bozzetti opere finite prototipi pubblicitari e di design ma sculture dipinti, fino a raggiungere l’esorbitante numero di 100.000 opere!

Fonte:http://www.2duerighe.com/arte/79543-saper-italiano-alle-radici-del-made-italy.html

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