Franchising, retail, business
06/10/2016
L’ingresso dei robot nel manifatturiero italiano ha modificato il mercato del lavoro e ha fatto nascere diverse opportunità che valorizzano la creatività e la capacità di analisi e che non possono essere affidate alle macchine
Per molte di loro non c’è nemmeno una pagina Wikipedia in italiano. Alcune non sono state indicizzate neanche nella versione inglese della celebre enciclopedia. Non vorrà dire nulla, ma è il segno che le nuove professioni portate dall’era dell’industria 4.0 ancora non sono tanto conosciute.
Eppure sono richieste sempre di più, e la tendenza a modificare i processi produttivi integrando figure prima nemmeno immaginate nelle aziende è già realtà. È così che gli annunci di lavoro si riempiono di parole nuove:
E ne citiamo solo alcune.
Le nuove competenze per una nuova industria
Se è vero che la robotica e la tecnologia si stanno facendo largo nel settore manifatturiero in Italia, è vero anche che questo non significa dimenticare completamente il valore del capitale umano. Lo assicura a StartupItalia l’Head di LinkedIn Italia Marcello Albergoni: «La creatività e l’esperienza non sono skill qualitativi che i robot possono avere e, inoltre, sono anche alcuni degli elementi più importanti che devono essere presenti in un team di lavoro».
Più che sostituire gli operai, quindi, i robot stanno di fatto creando nuove possibilità. Gli ambiti che la robotica non è in grado di coprire al momento sono tre:
Questa conclusione è frutto di una ricerca di WollyBi-Italian Labour Market nella Regione Lombardia e pubblicata dal Sole 24 Ore. Ad essere analizzati sono stati i database della Regione e le richieste di lavoro più frequenti. È venuto fuori un elenco di profili professionali per i quali si è registrato un trend di crescita negli ultimi anni. In sostanza nell’industria 4.0 è sempre più importante saper lavorare con i dati, analizzarli, classificarli e utilizzarli per il migliore funzionamento della filiera produttiva.
Comunicazione e social media al centro della rivoluzione
È importante comunicare al resto del mondo quello che si fa visto che se non c’è traccia di un’azienda sui social network e, in generale, sul web è come se non esistesse. Queste competenze sono state individuate anche da LinkedIn Italia tra quelle oggi più richieste.
«Grazie al nostro Milan Economic Graph (la mappa dell’economia digitale sviluppata da LinkedIn ndr) abbiamo potuto notare come gli skill legati al mondo finanziario, legale e a marketing e comunicazione siano quelli con il maggior numero di richieste nell’ultimo anno», precisa Albergoni.
Bisogna anche dimostrare di avere familiarità con macchine e strumenti innovativi che saranno pure superconnessi e autonomi nel loro funzionamento, ma hanno bisogno del controllo umano almeno per quanto riguarda la sicurezza della loro connettività.
«Industry 4.0, IoT, Big Data hanno messo l’accento sulla necessità di competenze digitali diffuse, richieste a tutti i lavoratori indipendentemente da ruolo e funzione. Il cambiamento più sostanziale è stato generato dai social media.
La loro influenza sul modo di comunicare ha dato vita a nuove figure professionali quali il social media manager, il community manager, il social recruiter, il digital writer, il multichannel communication specialist», conferma a Startupitalia anche Laura Colombo, ceo di Etass che da 20 anni si occupa formazione professionale.
Nei nuovi talenti si cercano competenze al di là del prodotto
Sempre più spesso, quindi, si cercano nei nuovi lavoratori competenze che vanno al di là del prodotto. «La quarta rivoluzione industriale sta incidendo molto sui modi di lavorare: stanno cambiando i canali di comunicazione, i tempi di risposta, la relazione con il mercato.
È cambiato il tempo di consegna. Tutti i processi si sono velocizzati e talvolta in modo schizofrenico rispetto a persone e contesti», aggiunge ancora Laura Colombo. In questo, però, i robot manifestano la loro utilità: servono ad allegerire l’intero processo, occupandosi delle mansioni più ripetitive in maniera più efficiente.
Da ricordare. Secondo la ricerca “The Future of the Jobs” presentata al World Economic Forum, l’industria 4.0 comporterà la creazione di 2 nuovi milioni di posti di lavoro, ma contemporaneamente ne spariranno 7, con un saldo netto negativo di oltre 5 milioni di posti di lavoro.
L’importanza della formazione dei nuovi professionisti
Il prossimo scatto da fare, quindi, è prepararsi fin dall’università a un mercato del lavoro mutato. Per farlo bisogna puntare su un sistema educativo che sia in grado si formare le professionalità più spendibili.
Al momento, non ci sono sufficienti corsi di laurea e master che lo facciano. Ma studiare non basta. Chiunque sia alla ricerca di lavoro deve essere in grado di costruirsi una buona reputazione social: è ormai prassi per i recruiter analizzare la vita online dei possibili dipendenti.
Tutti i movimenti sui social network devono dimostrare un’identità digitale coerente che possa promuovere indirettamente anche l’ambiente professionale di cui andranno a far parte.
Fonte:http://startupitalia.eu/63535-20161004-nuove-professioni-industria-4-0