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Italiani, pensionati e studenti che emigrano all’estero. I grafici della fuga

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07/10/2016
Aumentano gli italiani residenti all’estero: al primo gennaio 2016 sono più di 4,8 milioni (4.811.163), con una crescita del 3,7% rispetto l’anno precedente (+174.516 unità). Nel 2015 il numero degli espatriati aveva superato quota 107mila, con una percentuale di giovani superiore al 36 per cento. Lo rivela il Rapporto “Italiani nel mondo 2016”, presentato oggi a Roma dalla Fondazione Migrantes.

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Dal 2006 al 2016 la mobilità italiana è aumentata del 54,9% passando da poco più di 3 milioni di iscritti a oltre 4,8 milioni. Un incremento che, in valore assoluto, ha riguardato tutti i continenti e tutti gli Stati soprattutto quelli che, nel mondo, accolgono le comunità più numerose di italiani come l’Argentina, la Germania e la Svizzera. Tuttavia le variazioni più significative degli ultimi 11 anni hanno riguardato la Spagna (+155,2%) e il Brasile (+151,2%)
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Sono soprattutto le regioni del Sud a perdere residenti (-447 mila, -31,8 unità per mille residenti) mentre il maggior incremento, sia in termini assoluti sia relativi, si registra nel Centro (+211 mila, +18,3 per mille) seguito dal Nord-Est (+198 mila, +17,6 per mille) e dal Nord-Ovest (+137 mila, +8,8 per mille). Rapporto Italiani nel Mondo 2016 11
Dal bilancio appare, inoltre, evidente il ruolo atipico delle regioni del Sud: mentre nelle altre ripartizioni i decessi superano le nascite, nel Sud si verifica l’opposto con un saldo naturale positivo e pari a quasi 60 mila unità. Il valore del saldo cambia radicalmente se si considerano le migrazioni interne: in questo caso è il Sud a perdere residenti (-74 mila unità) a vantaggio delle altre quattro ripartizioni geografiche che presentano, al contrario, tutte un saldo positivo
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Su 107.529 espatriati nell’anno 2015, i maschi sono oltre 60 mila (56,1%). L’analisi per classi di età mostra che la fascia 18-34 anni è la più rappresentativa (36,7%) seguita dai 35-49 anni (25,8%). I minori sono il 20,7% (di cui 13.807 mila hanno meno di 10 anni) mentre il 6,2% ha più di 65 anni (di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni). Tutte le classi di età sono in aumento rispetto allo scorso anno tranne gli over 65 anni (erano 7.205 nel 2014 sono 6.572 nel 2015).
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I dati registrati per il decennio 2005-2014 mostrano una propensione, più marcata soprattutto a partire dal 2010, ad un aumento continuo del numero degli espatri, a fronte di un andamento pressoché costante del numero dei rimpatri, dando luogo, nel 2014, ad un saldo migratorio pari a -59.588 unità. La variazione percentuale nel numero degli individui cancellati dalle Anagrafi per l’estero è pari a +124,7% tra il 2010 e 2014, le iscrizioni subiscono, invece, una flessione nello stesso periodo (-3,8%).
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Secondo i dati riportati dall’UNESCO sono 47.998 gli studenti universitari italiani iscritti negli atenei stranieri nel 2013. Se dal 2006 al 2012 il numero degli studenti iscritti in atenei stranieri era aumentato rapidamente, nel 2013 ha subito una visibile flessione: nel Regno Unito, in Spagna, in Svizzera e in Germania il numero degli universitari italiani è sensibilmente diminuito rispetto al 2010, arrivando a dimezzarsi nel caso degli atenei tedeschi.
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In 13 anni, dal 2003 al 2015, il numero delle pensioni legate alla vecchiaia complessivamente liquidate in un anno – sia quelle pagate in Italia che quelle pagate all’estero – è quasi dimezzato, passando dalle 494 mila circa del 2003 alle 286 mila dell’anno scorso, come conseguenza delle ripetute riforme che hanno aumentato i requisiti pensionistici portando l’età media al momento del pensionamento da 59,7 anni del 2003 ai 62,7 del 2015. Ciò ha comportato, nell’ultimo quinquennio, un decremento di circa l’11,8% del numero complessivo delle pensioni in pagamento, comprese quelle che vengono pagate all’estero.

A livello continentale, oltre la metà dei cittadini italiani (+2,5 milioni) risiede in Europa (53,8%) mentre oltre 1,9 milioni vive in America (40,6%) soprattutto in quella centro-meridionale (32,5%). In valore assoluto, le variazioni più consistenti si registrano, rispettivamente, in Argentina (+28.982), in Brasile (+20.427), nel Regno Unito (+18.706), in Germania (+18.674), in Svizzera (+14.496), in Francia (+11.358), negli Stati Uniti (+6.683) e in Spagna (+6.520).
Il 50,8% dei cittadini italiani iscritti all’AIRE è di origine meridionale (Sud: 1.602.196 e Isole: 842.850), il 33,8% è di origine settentrionale (Nord Ovest: 817.412 e Nord Est: 806.613) e, infine, il 15,4% è originario del Centro Italia (742.092).
A livello regionale le percentuali più incisive riguardano la Lombardia (+6,5%), la Valle d’Aosta (+6,3%), l’Emilia Romagna (+6,0%) e il Veneto (+5,7%). • A livello provinciale torna il protagonismo del Meridione. Tra i primi dieci territori provinciali, infatti, sette sono del Sud Italia. Ad esclusione della Provincia di Roma, in prima posizione, seguono infatti Cosenza, Agrigento, Salerno, Napoli, Milano, Catania, Palermo, Treviso e Torino.
L’analisi comunale comunica quanto sia doveroso indagare sempre più approfonditamente il territorio poiché accanto a grandi aree urbane – si prenda il caso di Roma al primo posto con oltre 301 mila iscritti e una incidenza del 10,5% – vi sono territori dalle dimensioni molto più ridotte ma dalle incidenze molto più elevate. Tre esempi, tutti siciliani e più specificatamente agrigentini, estratti dalla graduatoria dei primi 25 comuni per numero di iscritti all’AIRE nello stesso comune sono: Licata (15.903 residenti all’AIRE e un’incidenza del 42,1%); Palma di Montechiaro (10.653 residenti e 45,7%) e Favara (10.208 e 31,3%).

Fonte:http://www.infodata.ilsole24ore.com/2016/10/06/gli-italiani-che-risiedono-allestero-sono-48-milioni-i-numeri-della-fuga/

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