Franchising, retail, business
28/10/2016
In quattro anni sono stati collocati e quotati circa 200 minibond. Uno strumento finanziario di successo per le Pmi, alternativo al canale bancario
Da quando sono partiti nel 2012, le emissioni di minibond non hanno fatto altro che crescere. I collocamenti di piccoli prestiti obbligazionari con rendimenti sopra la media sono risultati molto attraenti per gli investitori e hanno consentito alle Pmi di sfruttare un canale di finanziamento alternativo a quello bancario.
“Ad oggi siamo a quasi 8 miliardi di euro di emissioni totali. E in particolare per quanto riguarda alle emissioni delle piccole e medie imprese siamo a circa 1,5 miliardi di euro. Una cifra ancora irrisoria se paragonabile al circuito tradizionale del credito bancario italiano che sono 800 miliardi. Ma in ogni caso è l’unico segmento del credito che registra un trend positivo”. Lo ha dichiarato Vito Ronchi, Portfolio Manager di Tenax Capital in occasione del workshop “Premium”, che si è tenuto in mattinata presso il Politecnico di Milano “Cosa succede dopo l’emissione di mini-bond? Storie di successi e insuccessi”.
Le banche stentano sempre più a prestare soldi alle Pmi
Di fondo, in uno scenario nel quale le banche non sono incentivate a prestare a lungo termine dati i requisiti di capitale richiesti da Basilea III, la loro sottocapitalizzazione fa sì che esse preferiscano impieghi a breve come le linee di credito. Secondo i dati Banca d’Italia e Abi emerge, infatti, come dal 2011 il ritmo con cui le banche erogavano credito alle aziende sia diminuito per poi divenire negativo dall’anno successivo. Il confronto internazionale evidenzia quanto l’Italia sia bancocentrica rispetto agli altri paesi, ben 92% del debito delle imprese è rappresentato da debito bancario, contro 84 e 55% rispettivamente dell’EU e del Regno Unito, mentre solo l’8% è rappresentato da quello obbligazionario contro il 16 e 45% di EU e Regno Unito.
Minibond, strumento finanziario di successo per le Pmi
“Proprio per questo l’emissione di mini-bond sta diventando l’unico strumento finanziario di medio-lungo periodo per le piccole e medie imprese italiane”, ha continuato Ronchi. “Si tratta di imprese con un fatturato compreso tra i 20 e 120 milioni di euro l’anno che operano principalmente nel settore manifatturiero e dei servizi”. Cosa manca quindi al settore per il definitivo salto di qualità? “Riteniamo, innanzitutto, sia necessario che queste emissioni obbligazionarie siano garantite da asset aziendali, perché migliora la rischiosità dell’investimento e rende questi strumenti più appetibili e accessibili”, ha spiegato Ronchi.
Il mercato dei minibond ha grandi spazi di crescita
Il tutto ruota attorno all’aspetto normativo del settore – uno dei temi toccati dal workshop – con le leggi che negli ultimi anni hanno subito modifiche importanti da parte del governo. “La normativa è essenzialmente cambiata in due sensi. Per prima cosa, il governo Renzi ha consentito di poter prendere in pegno degli asset aziendali senza toglierne il possesso all’azienda stessa. In secondo luogo, oggi è possibile rivalersi sul bene che è dato in garanzia senza passare dal Tribunale (Patto Marciano). Sono novità importanti, ma c’è ancora molto da fare in questa direzione, soprattutto per quel che riguarda il riordino della normativa sui privilegi, tutele e leggi fallimentari”. Insomma di problemi ce ne sono ancora, ma il mercato dei mini-bond ha davanti a sé grandi margini di crescita.
Fonte:https://www.investireoggi.it/obbligazioni/minibond-raggiunta-quota-8-miliardi-euro-raccolta-italia/?refresh_ce