Franchising, retail, business
08/04/2014
Iniezione di fiducia e di capitali da Usa, Cina, Kuwait e Russia in attesa delle privatizzazioni delle aziende di Stato
Gli investitori stranieri tornano ad avere fiducia nell’Italia dopo la crisi del debito sovrano scoppiata nel 2011.
Americani, cinesi, russi, persino kuwaitiani, sono loro i capitali che stanno dando ossigeno a imprese e banche del Belpaese, in attesa dell’esito della privatizzazione delle aziende di Stato che potrebbero fruttare all’erario una cifra superiore ai 15 miliardi di euro.
Il governatore della Banca d’Italia Visco e il ministro dell’Economia Padoan hanno confermato la crescente attrattività del nostro Paese e la «sfida» che ne conseguirà.
Una sfida che pare aver trovato nelle riforme annunciate dal presidente del Consiglio Renzi un garante al quale dall’estero si guarda con favore.
I principali gestori di fondi statunitensi come BlackRock, Blackstone e Haworth hanno già «scommesso» sulla ripresa italiana: il primo acquisendo percentuali significative dei maggiori gruppi bancari (Banco Popolare con il 7%, Unicredit e Intesa SanPaolo con il 5% e Montepaschi con l’8,5%), il secondo, con l’acquisto del 20% di Versace e il terzo con il controllo di Poltrona Frau, puntando su moda e design.
C’è persino George Soros che con la sua Quantum ha investito sul real estate di Igd. I cinesi non sono rimasti a guardare: la Marisfrolg Fashion è ora a capo dello storico brand milanese, Krizia mentre la Banca centrale di Pechino ha annunciato un’offerta di 2,1 miliardi per ottenere il 2% di Eni ed Enel.
Il gigante russo del greggio, Rosneft, ha ottenuto il 13% di Pirelli investendovi 500 milioni. La stessa cifra che al termine del 2013 Kia, il fondo sovrano del Kuwait, ha destinato alla creazione di una società in comune con l’Italia del valore di 2 miliardi di euro.
Segnali positivi anche per il debito pubblico che vede la quota detenuta dagli stranieri risalire a 663 miliardi su 2mila totali.
Fonte: finanzaediritto.it