Franchising, retail, business
28/11/2016
Cresce l’interesse e il budget per l’innovazione, ma le fonti restano “tradizionali” per mancanza di risorse e preparazione da parte delle società. Le partnership con le imprese innovative portano tanti vantaggi, ma anche difficoltà
Aumenta l’interesse verso l'innovazione aperta in azienda, in particolare verso l'ecosistema delle startup, ma le principali “fonti d’innovazione” in Italia restano ancora tradizionali – vendor e sourcer di tecnologie, linee di business, clienti esterni e società di consulenza – mentre la collaborazione tra imprese consolidate e neonate deve ancora maturare. È quanto emerge dai risultati della ricerca dell’Osservatorio Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano, presentata insieme all’Osservatorio Startup Intelligence al convegno Open Digital Innovation: imprese e startup insieme per ridisegnare il futuro. La ricerca ha intervistato 205 tra Chief Information Officer e Chief Innovation Officer di aziende italiane e Pubbliche amministrazioni per comprendere l'evoluzione della gestione dell’innovazione digitale.
DIFFICILE “GESTIRE” L’INNOVAZIONE. Tra i problemi emersi nel rapporto c’è la difficoltà nel gestire l’Innovazione digitale per le imprese e le cause sono principalmente interne alle organizzazioni. La principale sfida da affrontare, per il 58% delle aziende intervistate, è la difficoltà di inquadrare processi e meccanismi di coordinamento e cooperazione tra le direzioni, seguita dalla mancanza di competenze digitali e i relativi meccanismi di scouting, assessment e sviluppo all’interno dell’organizzazione, per il 51%.
C’È INTERESSE, MA… All'interesse nei confronti dell’Open Innovation non corrispondono ancora azioni concrete diffuse. Il 45% delle imprese non ha ancora intrapreso alcuna iniziativa di Open Innovation, mentre il 35% si sta muovendo attraverso collaborazioni con università e centri di ricerca, il 20% realizza partner scouting su aziende consolidate e il 18% sviluppa progetti di startup intelligence. Solo l’11% ha realizzato call4ideas, il 9% ha sperimentato hackathon, il 7% acquisizioni.
COLLABORARE CON STARTUP. Il 70% delle aziende intervistate non ha ancora collaborato con una startup come fornitore, principalmente per mancanza di risorse e di condizioni che permettano di focalizzare l’interesse su questa fonte di innovazione/servizi (68%) o per la mancata strutturazione e preparazione da parte delle funzioni aziendali interne (54%). Solo il 30% dei rispondenti ha collaborazioni attive con startup come fornitori; nel caso di grandissime imprese la percentuale di risposte è del 46%, per le medie imprese e le grandi il dato si assesta al 22%. I benefici principali di avere startup come fornitori sono, per il 57% delle imprese che ne fa uso, l'apertura culturale in azienda e la contaminazione continua utile per rivedere i modelli di gestione. È importante anche lo sfruttamento dell’innovazione per il lancio di nuovi prodotti/servizi innovativi e l’apertura di nuovi mercati (55%), la riduzione del time to market e l’accelerazione del processo di sviluppo tramite esternalizzazione di parte dello stesso (45%). Ed è significativo il contributo del coordinamento semplice grazie alla struttura organizzativa, snella e flessibile, delle startup (41%). Ma le imprese che adottano startup come fornitori incontrano anche delle difficoltà. Spesso la cultura interna non è abbastanza “aperta” (40%), oppure la startup non è abbastanza matura alla finalizzazione del servizio (34%) o c'è uno scarso orientamento al B2B (22%).
Fonte:http://www.businesspeople.it/Business/Economia/Italia-solo-un-azienda-su-tre-collabora-con-una-startup_98336