Franchising, retail, business
09/12/2016
Non c’era ancora la Silicon Valley e, prima di lui, le banche erano aperte solo ai ricchi. E’ il primo a prestare soldi a operai e poveri: unica garanzia, una stretta di mano. Dalla piccola Bank of Italy (nata in un bar) alla Bank of America, la bellissima storia di un italiano che tutti dovremmo conoscere
Senza di lui Walt Disney non avrebbe mai prodotto nessun cartone animato. E nessuno conoscerebbe il talento di Charlie Chaplin. E anche il Golden Gate Bridge, il ponte sospeso che collega l’Oceano Pacifico con la Baia di San Francisco, non sarebbe mai stato costruito. Basterebbe questo a far passare un uomo alla storia. Ma Amadeo Peter Giannini ha fatto molto di più. Banchiere, è il papà della Bank of America, uno dei pilastri di Wall Street, l’undicesima public company al mondo con una capitalizzazione oggi di 156 miliardi di dollari (fonte Forbes). Figlio di due immigrati italiani, ha rivoluzionato il mondo bancario, è stato il primo a prestare soldi alla classe operaia, emarginata dalla finanza fino ad allora, che concedeva credito solo a chi ne aveva tanto: «Un banchiere dovrebbe considerare se stesso un servo del popolo, un servo della comunità», è la filosofia che ha pervaso tutta la sua vita. Che è stata una parabola straordinaria, una lezione di lavoro e umiltà.
A 14 anni entra nel mondo finanziario
A 14 anni lascia la scuola e inizia a lavorare nel mondo della finanza. E c’è da dire che la vita per Amadeo non sia iniziata sotto i migliori auspici. Suo padre e sua madre emigrano a San Jose in California, da Favale di Malvaro, un piccolo comune ligure che oggi conta meno di 500 anime. La corsa all’oro californiana (il California Gold Rush) offre speranza a molti giovani spiantati come suo padre, Luigi, che costruisce una piccola fortuna che gli permette di comprare un appezzamento di terra, 16 ettari per coltivare frutta e verdura ad Alviso nel 1872. Sembrerebbe un posto ideale dove trascorrere la propria infanzia, ma la scomparsa del padre, una morte violenta, colpito da un proiettile a seguito di una lite con un suo bracciante, rovina i piani della famiglia. Sua madre, Virginia, si risposa con Lorenzo Scatena che ha una società di consulenza in Borsa. È proprio lì che giovanissimo, Amadeo muove i suoi primi passi nel settore finanziario.
A 30 anni è già così ricco che potrebbe andare in pensione
In azienda, il giovane Giannini scala anno dopo anno posizioni, fino a diventare socio del padre adottivo. A 30 anni vende una parte delle sue quote ai dipendenti e pensa al ritiro. Ma la vita per lui ha altri piani. Nel frattempo sposa Clorinda Cuneo, la figlia di un magnate nel campo immobiliare che fiuta il suo talento e gli chiede di amministrare la sua azienda, Columbus Saving & Loan. La società è una piccola banca posizionata nella “Little Italy di San Francisco”. Come tutti gli istituti finanziari di quegli anni anche la Columbus fa affari e presta soldi solo a persone che appartengono alle elite della società americana. Ma Amadeo vede un’altra possibilità. Per esperienza personale conosce l’animo della working class, la sua etica del lavoro, l’onestà e i valori. Ed è e chiede al consiglio di amministrazione di cambiare strategia e puntare proprio su un pubblico di operai e migranti, desiderosi di scalare la piramide sociale e migliorare la loro vita, proprio come è successo a lui. Tuttavia, il consiglio si pone tutto a difesa della tradizione e costringe Amadeo a ritirare la sua proposta. Ormai, per lui “l’aria è diventata irrespirabile e decide che è il momento giusto di attuare i suoi piani altrove.
«Costruirò la mia banca» (in un bar)
Nel 1904 Amadeo inizia il fund raising per realizzare il suo sogno. Spiega la sua idea a suo padre adottivo e ai suoi amici. Dieci di loro accettano e raccolgono 150 mila dollari per aprire quella che viene battezzata inizialmente “Bank of Italy”. La banca, che avrebbe offerto conti di deposito, di risparmio e prestiti, anche per le classi più povere della società, inizia la sua attività in uno dei classici “saloon” americani. Il barista del saloon si ricicla come assistente personale di Amadeo e, insieme agli altri soci, prende parte a una campagna pubblicitaria “porta a porta” e per strada per spiegare alle persone comuni i vantaggi che ci sono a spostare i loro soldi “dai loro materassi” alla sua banca. Gli altri banchieri trovano poco etiche le forme promozionali scelte da Amadeo e dal suo team, ma vanno dritti per la loro strada: «Come fanno le persone a capire cos’è una banca se non glielo spieghiamo?», risponde ai suoi detrattori. Ha ragione lui. In poco tempo la Bank of Italy raccoglie 700 mila dollari in depositi, che corrispondono oggi a 15-20 milioni di dollari.
Il terremoto di San Francisco lancia la banca del popolo
Nel 1906, due anni dopo la fondazione della banca, San Francisco viene colpita da un terribile terremoto che distrugge l’80% della città, causa 3 mila vittime e lascia 410 mila persone senza un tetto sulla testa.
Mentre le altre banche chiudono, Amadeo ha un’altra trovata geniale. Chiede a un uomo, Giobatta Cepollina, che guida un carro per il trasporto dei rifiuti di accompagnarlo verso la sua banca. Recupera i 2 milioni di dollari depositati e li trasferisce all’interno del carro. Per ringraziarlo del favore promette di offrire un posto di lavoro in banca per suo figlio, promessa che poi avrebbe mantenuto. Con due botti di vino e qualche asta di legno, crea il suo desk temporaneo su strada. La città ha quanto mai bisogno di soldi per ricostruire. Con tutte le altre banche chiuse, li avrebbe forniti lui. Allo stesso tempo acquista all’estero il legno necessario per la ricostruzione. Offre denaro a mercanti, operai, agricoltori che hanno perso tutto e vogliono ripartire. Alle persone a cui presta soldi non richiede alcun documento o garanzia, hanno tutto nelle case terremotate e sarebbe stato impossibile ottenerli. Si fida di una stretta di mano. Anni dopo dichiara che tutti hanno estinto i loro debiti con la banca. Intanto, è diventato un eroe in città e può finalmente attuare il piano B, consolidare la sua banca attraverso una grossa fusione.
La fusione: nasce la Bank of America
Nel 1928 Amadeo avvicina Orra Monette, il proprietario di un gruppo bancario di Los Angeles. Gli parla della sua idea di fondere le banche e di costruire un modello nuovo capace di superare i confini regionali e allargarsi in altri Stati americani. È un concetto rivoluzionario per il tempo in cui gli istituti finanziari limitavano la loro attività a una città o a una regione. Lo scopo di Amadeo e Monette quando lanciano la Bank of America è di creare filiali in tutta la nazione. Il vantaggio più evidente è che una crisi, come il terremoto, o una depressione economica, non avrebbe intaccato l’intero sistema creditizio, ma solo una “branca” dell’istituto finanziario. Ne viene fuori un colosso da 400 filiali che diventa fondamentale nella crescita di un intero ecosistema nascente: Hollywood.
Tutti i progetti che senza di lui non sarebbero mai nati
WALT DISNEY E IL CINEMA
I rapporti tra Amadeo e il mondo cinematografico sono fin dall’inizio molto forti. Interi capolavori della storia del cinema non sarebbero nati senza l’apporto dei suoi capitali. Molti registi e artisti sperano in un suo “sì”. Tra loro c’è un giovane di Chicago, Walter Elias Disney, che cerca soldi per il suo primo lungometraggio, “Biancaneve e i sette nani”. Disney gli parla dei suoi progetti e Amadeo gli dà fiducia e soprattutto gli 1,7 milioni di dollari di cui ha bisogno per completare il film. La relazione tra la banca e la casa di produzione Disney si intensifica negli anni. Fantasia, Pinocchio, Cenerentola, sono solo alcuni dei capolavori del cinema di animazione che nascono con i prestiti della Bank of America.
Ma non c’è solo Disney a beneficiare del sostegno economico della banca di Amadeo. Charlie Chaplin, Frank Capra (che lo immortalerà nella figura di George Bailey de “La vita è meravigliosa”) sono alcuni degli artisti che senza di Amadeo avrebbero avuto una vita molto più difficile. Tra i film finanziati dalla banca “West Side Story”, “Lawrence d’Arabia”, “La vita è meravigliosa” e “Via col vento”.
IL GOLDEN GATE, PONTE DELLA SILICON VALLEY
Nel 1930 il solo modo che c’è per andare da Marin Country a San Francisco è quello di prendere un traghetto alla San Francisco Bay. Man mano che la popolazione cresce, i traghetti sono sempre più sovraffollati e spostarsi diventa un incubo. Per risolvere questo problema interviene un ingegnere visionario, si chiama Joseph Strauss e ha in mente un ponte sospeso per collegare la Baia con Marin e la città. I rappresentanti di ognuna delle contee approvano il suo progetto con un programma speciale di obbligazioni che mette case, fattorie e attività commerciali a garanzia. Strauss incontra Amadeo e gli dice che se la Bank of America non avesse comprato le obbligazioni, il ponte non si sarebbe mai costruito. L’ingegnere racconta che l’unica domanda che il banchiere gli fa durante la loro conservazione è “ma quanto è destinato a durare?”. Al “sempre” di Strauss, Amadeo replica con la solita stretta di mano e investe. La costruzione del ponte inizia nel 1933 e termina nel 1937.
LA FIAT E L’ITALIA
Il banchiere non dimentica mai le sue origini italiane. Nel periodo bellico, incarica suo figlio di aiutare gli italiani confinati nei campi di concentramento. La Bank of America è la prima ad accordarsi con Arthur Schlesinger, il responsabile del Piano Marshall, che risolleva le sorti dell’economia europea. Il sostegno di Amadeo è fondamentale anche per far ripartire gruppi industriali, come la Fiat a cui presta il denaro sufficiente a riprendere l’attività produttiva.
Lascia il potere (ma poi ritorna)
Amadeo sente che il suo lavoro è terminato, affida la banca ai suoi successori e si ritira in Europa. Ma è insoddisfatto della nuova gestione che vede la sua banca subire un’involuzione e diventare come la maggioranza degli istituti finanziari, quelli che prestano solo soldi ai ricchi e che ha combattuto tutta la vita. Allora decide di tornare in sella. Per recuperare il controllo conquista i voti degli azionisti, gli stessi rappresentanti della classe operaia che ha voluto diventassero titolari di un pezzetto del suo sogno. Ottiene la presidenza e non ha più lasciato il timone fino alla sua morte.
Scompare all’età di 79 anni, con un patrimonio di meno di 500 mila dollari. Avrebbe potuto essere un miliardario, ma non ha mai amato la ricchezza. Nel testamento prevede un lascito di 1,5 milioni per la University of California. Al suo funerale a San Francisco, nella stessa piazza che poi ha preso il suo nome, a mescolarsi con i rappresentanti dell’alta finanza, tanti operai, mercanti, contadini e gente comune, le stesse a cui ha aiutato a ricostruire case, industrie, fattorie, quando le porte delle altre banche per loro erano sempre chiuse.
Oltre alle tante opere che non sarebbero state finanziate senza il suo sostegno, Amadeo lascia un patrimonio di massime che riflettono su quello che dovrebbe essere il ruolo di un imprenditore nelle sue responsabilità verso la comunità. Ne abbiamo raccolte alcune delle più belle.
«Ho lavorato senza mai pensare a me stesso. Questo credo sia stato il fattore che mi ha consentito di arrivare al successo».
«Ho lasciato tutto alle persone giovani. Devi offrire loro autorità e responsabilità se vuoi costruire una grande azienda. Altrimenti, sarai il capo di te stesso e non lascerai nulla alle tue spalle».
«Il fallimento succede a chi fa le cose come non dovrebbero essere fatte. E spesso gli errori maggiori sono quelli etici».
Giancarlo Donadio
@giancarlodonad1