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Cosa ne dite di sostenere la libertà anziché i dittatori?—di William Easterl

pace

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

08/04/2014
Coloro che in Occidente simpatizzano per l’Ucraina potrebbero rimanere sorpresi nell’apprendere che, in altri Paesi che una volta facevano parte dell’Unione Sovietica, il governo degli Stati Uniti appoggia dittatori filo-russi.
Un esempio è il Tagikistan, da sempre feudo del dittatore Emomali Rahmon. Il sostegno economico statunitense al Tagikistan ha raggiunto la cifra di un miliardo di dollari da quando il Presidente Rahmon prese il potere nel 1992. L’assistenza finanziaria da parte dell’Occidente conta per un buon 10% dell’economia del Tagikistan e copre gran parte della spesa pubblica del regime del Presidente Rahmon – la cui brutale repressione dell’opposizione è stata nuovamente condannata dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nel suo ultimo Report annuale sui diritti umani.

Il caso del Tagikistan è rappresentativo di un fenomeno assai ampio: nella battaglia per la libertà e la democrazia, il sostegno dei Paesi occidentali si rivolge alla parte sbagliata. Alcuni filantropi e agenzie umanitarie, apparentemente, ritengono che un “dittatore illuminato” possa guidare lo sviluppo economico. Sebbene siano animati dalle migliori intenzioni, questi filantropi non tengono conto degli abusi commessi in questi paesi e sono disposti ad attribuire ai loro tirannici governanti qualsiasi cosa positiva accada mentre sono al potere.
Consideriamo l’Etiopia, che si posiziona agli ultimi posti delle classifiche riguardanti i diritti e le libertà individuali. Nel 2010 Human Rights Watch ha documentato come il governo etiope dell’epoca, guidato da Meles Zenawi, negasse gli aiuti finanziari contro la carestia a chiunque non appartenesse al partito di governo. L’Agenzia U.S.A. per lo Sviluppo Internazionale (USAID) e la World Bank, che erano tra coloro che contribuivano a fornire questi aiuti, promisero di investigare, ma queste promesse rimasero inattese.
Meles, morto per malattia nel 2012, ha ripetutamente violato i diritti umani dei suoi concittadini: tra I suoi misfatti vi è il massacro dei manifestanti che protestavano per le elezioni truccate nel 2005; l’espropriazione con la minaccia delle armi, a partire dal 2010, delle terre ai contadini in modo da venderle a investitori stranieri per aumentare gli introiti del governo, e la condanna nel 2012 a diciotto anni di carcere di un blogger pacifista, Eskinder Nega.
I benefattori e i filantropi sono riusciti comunque a trovare buoni motivi per sostenere ed elogiare Meles. Un rapporto dell’USAID del 2012 coprì di lodi il governante etiope per aver realizzato “progressi eccezionali” e per aver guidato “l’economia e la società del suo Paese verso un buon livello di reddito medio” (pur riconoscendo che parte della crescita economica dell’Etiopia era semplicemente una conseguenza della fine della siccità). Nel 2012 al coro si è unito il Presidente della Banca Mondiale, Jim Kim, pronunciando un discorso in cui celebrava il “cambiamento strutturale” dell’Etiopia, che attribuiva alla “stabilità” del governo, il quale seguiva “politiche economiche prudenti” e si muoveva entro “orizzonti di lungo termine”.
La fondazione di Bill Gates ha speso nel corso degli ultimi dieci anni più di 265 milioni di dollari per lo sviluppo sanitario ed agricolo dell’Etiopia. Gates ha affermato di essere “in ottimi rapporti di lavoro” con Meles e che le sue politiche “avevano apportato un reale progresso nell’aiutare il popolo etiope”. Bill Gates pronunciò queste parole dopo la morte di Meles e stava già accogliendo con favore il successore, ugualmente autoritario, Hailemariam Desalegn, di cui lodò proprio “la promessa di continuare le politiche del Primo Ministro Zenawi”.
Un altro esempio di “generosità cieca” è rappresentato dalla Cina. Il più recente rapporto sui diritti umani del Dipartimento di Stato registra evidenti e colossali violazioni dei diritti in Cina nel 2013, inclusi: “condanne a morte senza processo … sparizioni forzate e detenzione con segregazione, comprese prolungate detenzioni illegali in strutture non ufficiali note come ‘carceri nere’; tortura e confessioni forzate di prigionieri, … una politica coercitiva di controllo delle nascite che in alcuni casi ha causato aborti forzati”.
E anche in questo caso, la Banca Mondiale, durante il mandato di Kim, ha seguito il solito schema secondo cui gli abusi vanno ignorati. Durante la sua visita in Cina nel novembre 2012, Kim lodò i leader cinesi per aver risposto “alla sfida di voler veramente portare a termine obiettivi sinceramente ambiziosi”. Secondo il presidente della Banca Mondiale, il governo cinese li aveva “individuati esplicitamente, ammettendo che molto ancora rimaneva da fare, pur riconoscendo i grandi risultati ottenuti”.
Attribuire il successo economico ai regimi dittatoriali significa distorcere i dati di fatto in merito a dittatura e sviluppo. Le ricerche condotte su dati storici hanno dimostrato che la prosperità dell’Occidente è dovuta in gran parte ai diritti civili ed economici dei singoli individui.
Tuttavia, molte agenzie umanitarie e molti filantropi preferiscono abbracciare la fola secondo la quale esisterebbe una scorciatoia tecnocratica per lo sviluppo, in virtù della quale dittatore illuminato può imporre l’attuazione delle soluzioni proposte dagli stessi filantropi e agenzie umanitarie, come l’uso dei farmaci contro la malaria e delle zanzariere, le pillole di vitamina A per alleviare la malnutrizione, o i fertilizzanti per l’agricoltura. Ovviamente, buona parte del fascino di questa idea sta nel fatto che esalta il ruolo centrale degli stessi benefattori.
Ad essi, quindi, viene concesso di occupare un ruolo preminente per quanto riguarda il futuro dell’Africa, mentre allo stesso tempo i dissidenti locali – come il blogger etiope incarcerato – ricevono sempre meno attenzione. Questi filantropi non sono consapevoli di quello che gli attivisti democratici perseguitati hanno dovuto affrontare giorno per giorno: per natura, i dittatori non sono mai benevoli e illuminati. I governi diventano generosi solamente quando sono obbligati a rispondere democraticamente del proprio operato e i cittadini possono esercitare il diritto di rimpiazzare cattivi governanti con altri migliori.
Cosa devono fare i filantropi allora? La democrazia non può essere imposta con la forza dall’esterno, né creata dalla minuziosa gestione da parte di esperti di Paesi occidentali. Gli aiuti da parte dei paesi occidentali o delle organizzazioni internazionali dovrebbe sostenere la transizione delle società verso la libertà, come è successo in Ucraina e non rivolgersi a governi che reprimono e maltrattano i propri cittadini.
La buona notizia è che la tendenza di lungo periodo sta andando nella direzione della diffusione della libertà, mano a mano che i popoli di numerosi paesi riescono ad affermare i propri diritti. Le istituzioni umanitarie occidentali dovrebbero sostenere questi popoli nella battaglia delle idee, anziché combatterli offrendo false giustificazioni intellettuali e aiuti finanziari ai governi che li opprimono.
William Easterly è professore di Economia alla New York University e autore di “The Tyranny of Experts: Economists, Dictators, and the Forgotten Rights of the Poor” (Basic Books, 2014). Questo articolo è comparso originariamente sul Wall Street Journal ed è stato ripubblicato su Atlas Network, che ringraziamo per la gentile concessione alla pubblicazione.

Fonte: leoniblog.it

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