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03/01/2017
Bastianello perse l’appalto della biblioteca di Spinea: dopo nove processi ha vinto
PADOVA. Nove processi e 16 anni sono stati necessari per capire che Giuliano Bastianello aveva ragione su tutta la linea, sia in sede civile che in penale. Non ha offeso o calunniato nessuno e non si è inventato nulla. Al contrario, è stato danneggiato da una pubblica amministrazione collusa, da magistrati frettolosi e sbrigativi, se non incapaci o peggio, e da un concorrente che ha vinto l’appalto grazie a documenti falsi. Avrebbe dovuto essere lui, questo imprenditore padovano in associazione d’impresa con un’azienda di Trento, a fare i lavori della biblioteca di Spinea, un appalto di 416.000 euro bandito nel 2000, non la ditta Harmonie Project di Bolzano, che invece se l’è aggiudicato e l’ha portato a termine con l’appoggio determinante di uffici pubblici che tenevano bordone.
Ci voleva un’ostinazione rara per fare breccia nel muro di gomma della burocrazia che teneva nascoste le carte, a dispetto delle leggi sulla trasparenza degli atti pubblici. «Furto aggravato di legalità», la definisce lui oggi.
«Furto messo in atto da dipendenti di enti pubblici e dell’amministrazione giudiziaria, prima per sottrarmi l’appalto, poi per impedirmi di eseguirlo una volta che mi era stato riassegnato dal Consiglio di Stato e infine per ingannare il tribunale penale nel processo contro i responsabili di reati accertati».
Avevano imboscato perfino due rapporti della Guardia di Finanza di Mestre che gli davano ragione. E falsificato una bolla di consegna, per far apparire il lavoro già eseguito quando non era nemmeno iniziato.
Bastianello ha la soddisfazione di aver vinto. Vittoria morale, niente di più. Grazie tante. Il mancato guadagno per l’appalto cui aveva diritto si sarebbe aggirato sul 25-30% del valore di gara, invece il Tar gli ha riconosciuto solo un 10% di danno emergente, la perdita della fornitura (416.000 euro, meno Iva, pari a 36.000 euro). Harald Innerhofer, titolare della ditta Harmonie che l’aveva querelato per diffamazione e calunnia, ha dovuto versare 10.000 euro di spese complessive (processo vinto a Venezia).
A pagare altri 10.000 euro è stata condannata l’ex bibliotecaria di Spinea, Antonella Agnoli, che si riteneva diffamata (processo vinto a Firenze). In realtà la Agnoli ha restituito i 10.000 della provvisionale che Bastianello aveva dovuto sborsare in primo grado, perché condannato.
Gli ultimi due processi segnano il ribaltamento in suo favore. Prima di questa svolta processuale, la Agnoli braccava Bastianello in mezza Italia querelandolo per diffamazione: a Empoli (2 processi con 8 udienze, assolto in primo e secondo grado); a Pesaro (9 udienze, condannato in primo e secondo grado, sentenza annullata dalla Cassazione senza rinvio); a Novi Ligure (2 udienze, procedimento trasmesso a Padova, archiviato per prescrizione).
Harald Innerhofer, non è stato da meno: querela per diffamazione a Empoli (5 udienze, Bastianello assolto in primo e secondo grado); querela per calunnia a Firenze (Bastianello prosciolto dal Gip); richiesta danni per 450.000 euro in sede civile a Padova (Bastianello condannato a pagare 20.000 euro, cifra poi restituita da Innerhofer).
Il ribaltamento processuale avviene solo perché l’ostinato Bastianello nel 2012 recupera tra le carte dimenticate dalla procura due rapporti di polizia giudiziaria che già nel 2007 gli davano ragione. Vince la sua determinazione nel pretendere l’accesso agli atti.
La Gdf aveva accertato l’occultamento di prove e la falsificazione di documenti da parte di funzionari del Comune di Spinea. Questo non ha impedito al sindaco Claudio Tessari di querelarlo per aver detto che l’appalto era truccato. Ma Bastianello è stato assolto in primo e secondo grado e il Comune condannato al risarcimento.
«Ho rinunciato ai soldi in cambio di pubbliche scuse», dice oggi l’imprenditore. «Quello che voglio è un pubblico riconoscimento degli errori commessi in questi procedimenti. Una riabilitazione che mi restituisca, soprattutto nel mio ambito di lavoro, la dignità e l’onore di cui sono stato defraudato».
Questa storia non finisce qua. Sedici anni di esperienze negative con la pubblica amministrazione hanno consentito a Bastianello di mettere a punto un programma di accesso agli atti molto superiore a quanto previsto dal decreto Madia. L’ha chiamato Acta, sigla per “accesso civico trasparente agli atti”.
È un ribaltamento di posizioni, un ritorno al decreto legislativo 33/2013 di cui la riforma in corso di applicazione, benché definita Freedom act, è un arretramento secondo molti.
«La trasparenza non può avvenire su richiesta, l’accesso agli atti deve semplicemente esistere, se sono pubblici devono nascere pubblici», dice Bastianello.
«Per ottenerlo è necessario che la pubblica amministrazione si doti di una procedura informatica uguale per tutti gli uffici, sul tipo già introdotto per le fatture elettroniche. La delibera del tale appalto, per fare un esempio, deve tirarsi dietro come un link gli atti
precedenti, la commissione di gara, i criteri per l’aggiudicazione e quanto necessario per fare trasparenza vera».
La proposta di Bastianello sta camminando. Le amministrazioni di alcune grandi città l’hanno contattato. Non tutto il male viene per nuocere.
Fonte:http://mattinopadova.gelocal.it/regione/2017/01/03/news/imprenditore-ottiene-giustizia-dopo-16-anni-1.14655597