Franchising, retail, business
13/01/2017
Biella prova a rilanciarsi con un nuovo modello di sviluppo, che metta insieme rinascita del centro cittadino, attrazione turistica e valorizzazione del patrimonio storico-industriale del distretto, puntando sulla creazione di un outlet diffuso, convincendo le principali aziende del distretto tessile e quelle legate alle eccellenze agroalimentari della zona ad aprire punti vendita nei locali lasciati vuoti dalla pesante crisi degli ultimi anni.
«Non si tratta e non deve essere un’operazione commerciale che stravolga l’identità della città, ma il contrario» spiega Luisa Bocchietto, presidente dell’associazione 015 Biella, iniziativa senza scopo di lucro nata un paio di anni fa su impulso di un gruppo di privati cittadini con a cuore il futuro della città.
Oltre a Bocchietto (architetto e prossima presidente della World design organization) ne fanno parte la vicepresidente Giovanna Calogero, il direttore dell’Atl Stefano Mosca, gli architetti Silvana Bellino e Remy Fernand Marciano, l’imprenditore Roberto Bonati, la segretaria della Camera del lavoro Simonetta Vella). «L’idea – riprende Bocchietto – è di sfruttare in positivo la forte identità della città di Biella, che rappresenta ancora il tessile-abbigliamento di altissima qualità». Il problema è che questo “brand collettivo” non viene visualizzato all’esterno nel suo insieme, come un sistema complessivo.
Ci sono grandi brand conosciuti singolarmente nel mondo – da Zegna a Piacenza, da Vitale Barberis Canonico a Reda, solo per citarne alcuni –, ma il turista-cliente fatica a figurarsi un sistema complessivo che resta unico. Così si crea un paradosso: secondo lo studio Piemonte Sviluppo Turismo, della Regione, «la spesa procapite giornaliera dei turisti nella Biella degli outlet è di 250 euro, contro i 180 euro delle Langhe e i 100 euro medi a livello regionale».
Un turismo – dice lo studio – di fascia alta con forte componente straniera. Ma, sottolinea Luisa Bocchietto, «La città non visualizza questo scontrino». Due anni di studi accurati da parte di 015 Biella per arrivare a un progetto che è una sfida aperta: occupare gli spazi del centro storico (la centralissima via Italia e le vie adiacenti) con punti vendita che raccolgano il meglio della produzione tessile del distretto, e anche delle altre eccellenze, dall’agroalimentare alle bevande (nel Biellese hanno sede l’acqua Lauretana, la birra Menabrea, si produce il tipico liquore di ciliegie Ratafià, per fermarsi a tre esempi).
Senza però che questo pregiudichi le attività degli outlet aziendali già presenti e sparsi sul territorio. La fase operativa ha visto la creazione di una Srl benefit, In Biella Factory Store, che è una società senza vantaggi fiscali ma con particolari finalità di ricadute pubbliche. È stato dato incarico alla società austriaca Ros, che ha curato un progetto analogo in Germania, ridando vita a Bad Munstereifel, città termale decaduta.
A fine novembre un primo successo: «Abbiamo inaugurato il negozio di Piacenza, in via Italia - ricorda Bocchietto – L’ impatto è stato positivo, senza ripercussioni sull’outlet di Pollone, dove c’è la sede dell’azienda nata nel 1733».
L’apertura è un segnale forte della voglia di fare sistema: Carlo Piacenza, infatti, è anche il nuovo presidente dell’Unione industriale biellese, che da subito ha appoggiato l’iniziativa e che porta avanti il progetto “Biella in transizione”.
La fase-due, come sempre è la più delicata: «Occorre far incontrare i proprietari degli spazi disponibili e le aziende disposte a occuparli. Non è semplice, ma abbiamo già una serie di precontratti siglati» afferma la presidente di 015 Biella: «Se tutto andrà bene contiamo di aprire altri 25-30 punti vendita entro l’estate». Una prima massa critica in grado di muovere i flussi sperati e virtuosi, passando dalla cultura della fabbrica (che ha caratterizzato il Biellese per secoli) alla fabbrica della cultura. Il progetto si prefigge di far vivere ai turisti «l’epopea del Biellese, proponendo visite nella storia e nella conoscenza industriale del territorio» dice Bocchietto.
Non solo shopping, dunque, anche se questo avrà un ruolo importante. Il traguardo è a una sessantina di factory store, gli spazi vuoti censiti sono 150, pari a circa 7.500 metri quadri commerciali disponibili. Frutto di uno svuotamento progressivo, dovuto alla crisi, alla nascita di grandi centri commerciali alle porte della città, al trasloco in periferia dell’ospedale.
E i turisti? Nel 2015 il Biellese ha registrato 254.179 presenze, il 15% in più rispetto al 2014 (il 28% stranieri). La crescita è la più elevata del Piemonte, ma il dato assoluto è l’ultimo: 55mila presenze in meno di Valsesia-Vercelli e 70mila in meno di Asti. Il peso del Biellese sulla regione si aggira sull’1,5%.