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Così la matematica ci dice quando potrebbero colpirci gli asteroidi

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07/02/2017
Forse non tutti sanno che il rischio d’impatto con un asteroide si calcola su due scale “italiane”: la Scala Torino e la Scala Palermo. Ecco perché gli scienziati di tutto il mondo le hanno scelte

La Nasa ha lanciato nel 2009, precisamente il 14 dicembre, una missione denominata Neowise, attraverso il telescopio spaziale Wise (Wide-Field Infrared Survey Explorer), all’interno di Explorer, il primo programma spaziale statunitense attivo dal 31 gennaio 1958.

Con Neowise, la sonda è stata la protagonista della più dettagliata ricerca mai realizzata sui Neo. L’acronimo Neo significa near-Earth object, ossia oggetti vicini al nostro pianeta, e quindi da monitorare con attenzione. Gli asteroidi non emettono luce, ma la riflettono: perciò, le ottiche a infrarossi di WISE sono gli strumenti più potenti e performanti per catalogare e studiare la popolazione degli asteroidi. Solo nel 2010 la sonda ha studiato 158 mila corpi rocciosi, tra i 600 mila conosciuti: 21 comete e più di 34 mila asteroidi nella fascia principale (tra Marte e Giove).
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Dall’infografica (dati Nasa) notiamo come i corpi più grandi di mille metri di diametro individuati siano più di 900, per la precisione 981, da una stima precedente di circa mille. La NASA ha centrato così un obiettivo del Congresso 1998 (quello in cui venne redatto il Commercial Space Act 1998), ossia identificare almeno il 90% degli oggetti più grandi.

I dati di Neowise rivelano un calo del 44% circa del numero stimato di asteroidi di medie dimensioni, con un diametro compreso tra i 100 metri e mille metri. Le stime del 2011 ne indicavano circa 19 mila, da una previsione precedente di circa 35 mila.

Lo studio non si applica agli oggetti più piccoli di 100 metri, ma si stima che ci siano più di un milione di corpi in questo range di grandezza.
Dopo due anni, nel settembre del 2013, la Nasa ha riattivato Wise, per una missione conclusasi poche settimane fa. L’obiettivo era dare la caccia ai Neo potenzialmente più pericolosi, e ricercare un asteroide che l’agenzia spaziale a stelle e strisce potrebbe decidere di esplorare e catturare in futuro.

In particolare, sono stati studiati gli asteroidi che orbitano a meno di 45 milioni di chilometri dalla Terra. WISE è tornato a usare il suo telescopio con uno specchio da 40 centimetri di diametro e le sue ottiche a infrarossi alla ricerca di circa 150 oggetti, studiandone la forma, le caratteristiche e la capacità di riflessione della luce, insieme ad altri 2 mila già scoperti in passato. I dati della ricerca non sono ancora stati rilasciati.

Ma come si classifica il pericolo di impatto tra un asteroide e il nostro pianeta?

La Scala Torino
Come riporta la Nasa sul proprio sito, l’idea fu quella di proporre una scala su cui classificare la pericolosità dei Neo e le collisioni cosmiche, molto simile alla scala Richter utilizzata per i terremoti. La scala è stata creata dal professor Richard P. Binzel, docente e ricercatore del Massachusetts Institute of Technology (MIT) a Cambridge (Massachusetts, Stati Uniti): la prima versione fu presentata alle Nazioni Unite nel 1995, mentre una versione modificata e più completa venne battezzata “Torino” poiché accolta dalla comunità scientifica durante un congresso tenutosi proprio nel capoluogo piemontese, nel 1999. Il meeting internazionale discuteva sui corpi minori del Sistema Solare, che avrebbero potuto rappresentare un pericolo per il nostro pianeta. Nel 2005 venne diffusa una versione in parte riscritta per permettere di comunicare meglio al grande pubblico il grado di rischio.

Il valore della scala va da zero, attribuito a quei corpi che non rappresentano alcun rischio d’impatto con la Terra, a 10, il rischio massimo, ossia la certezza di un impatto dell’asteroide (o cometa) con il pianeta.
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Ad esempio Little Boy, la bomba atomica sganciata su Hiroshima, aveva una potenza di circa 16 chilotoni di TNT. Quindi, un megatone di TNT equivale a circa 77 bombe di Hiroshima. Se per esempio 99942 Apophis, un asteroide del diametro di 320 metri, colpisse la Terra, sprigionerebbe un’energia pari a circa 510 megatoni, ovvero più di 39 mila bombe di Hiroshima.

La Scala Palermo
La Scala Palermo, nomenclatura ispirata alla Scala Torino, è stata battezzata in questo modo come riconoscimento per il contributo storico dato dall’Osservatorio Astronomico di Palermo per aver individuato, grazie all’astronomo italiano Giuseppe Piazzi, il primo asteroide nella storia dell’uomo, nel 1801: Cerere (catalogato secondo la designazione asteroidale come 1 Ceres).

La Palermo è una scala logaritmica, e combina in un singolo valore sia la probabilità di impatto, sia l’energia cinetica che verrebbe liberata nell’impatto stesso, e quindi il danno causato.

Un valore uguale a 0 indica un rischio pari al cosiddetto “rischio di fondo”, ossia il rischio medio che un altro oggetto maggiore o uguale possa impattare la Terra nello stesso periodo (fino al momento del possibile impatto). Un valore +2 indica un rischio 100 volte maggiore del rischio di fondo.

La Scala Palermo è più complessa rispetto a quella Torino: quest’ultima è stata pensata per comunicare al pubblico il rischio associato a un possibile impatto futuro. La Palermo è una scala più tecnica ed è utilizzata dagli esperti del settore per quantificare in modo più dettagliato il livello di sicura preoccupazione per un futuro potenziale impatto.
L’agenzia spaziale Usa aggiorna sistematicamente la lista degli oggetti Neo individuati e previsti, e il loro correlato rischio d’impatto con la Terra. Sul sito della Nasa potete trovare una tabella in cui sono rappresentati sia i valori della Scala Palermo, sia quelli della Torino.

Fonte:http://thenexttech.startupitalia.eu/59558-20170205-scala-torino-scala-palermo-calcolo-probabilita-collisione-asteroidi

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