Franchising, retail, business
06/03/2017
Il food non conosce crisi, e sono sempre di più le attività in franchising che permettono agli imprenditori di essere competitivi sul mercato.
Italiani e stranieri adorano mangiare e degustare i cibi più tradizionali del Bel Paese. Secondo l’ultima analisi della Coldiretti, nel 2015 il fatturato dell’agroalimentare italiano ha raggiunto i 135 miliardi. In questo contesto, il franchising si afferma come un settore vitale. Nel 2015, la ristorazione nel suo complesso è arrivata a quasi 2,5 miliardi di fatturato (nel 2013 erano 2 miliardi). Numerosissimi i nuovi format: american diners, bistrot, street food mobile (ape car) e poi la crescita dei ristoranti a tema ed etnici. Anche la GDO Food in franchising segna una crescita del giro d’affari nel 2015 del +2,5% ed incide del 31,5% (quasi 7,5 miliardi di euro) sul totale del fatturato (fonte Rapporto Assofranchising Italia 2015). Risultato rilevante se si considerano le peculiarità del nostro territorio, della nostra cultura e del nostro tessuto imprenditoriale che rendono il mercato nostrano molto competitivo, nonostante le ‘colonizzazioni’ (in franchising) di potenti brand globali come Starbucks, McDonalds e Pizza Hut.
Un mercato a due velocità
I numeri del franchising fotografano solo una parte del panorama imprenditoriale nel nostro paese. I sistemi a rete, infatti, si stanno facendo spazio in una realtà dove gli imprenditori gestiscono ancora in proprio piccole attività di cucina tradizionale. La ditta individuale resta di fatto la forma giuridica prevalente, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno dove la quota sul totale raggiunge soglie del 70% delle imprese attive (Rapporto Annuale – Ristorazione 2015 – Fipe). Per questo i segnali di cambiamento fanno notizia, perché indicano che seppur lentamente, anche le realtà più tradizionali stanno iniziando a rivolgersi al franchising come importante motore di sviluppo. Ne è un esempio la storica pizzeria Da Michele, la quale tramandata da padre in figlio, ha scelto di recente la formula dell’affiliazione commerciale per aprire nuove sedi a Roma, Londra e Tokyo.
Tendenza Street food
Il vero boom degli ultimi anni è stato segnato dai food truck dello street food. Rispetto al 2016, la ristorazione ambulante ha segnato una vertiginosa crescita del 13% con ben 2.271 imprese attive. Il successo dei ristoranti su quattro ruote sta quindi cambiando l’immagine del cibo di strada, che da snack povero e rapido si sta tramutando in cibo di qualità. Numerosi gli esempi da citare, come il food truck Sud Italia di Silvestro Morlando, 26enne di Pescara di origini napoletane, che ha conquistato gli inglesi con la sua pizza a portafoglio e il suo furgone con forno a legna itinerante. Oppure, ApEat: la Sicilia vien mangiando, iniziativa di cinque ragazzi messinesi che hanno deciso di portare il primo franchising di cibo da strada in tutta Italia.
Made in Italy da esportazione
Il Made in Italy è divenuto un perfetto format da esportazione. Un vero e proprio boom per le catene italiane che, dopo anni di rodaggio in patria, stanno iniziando a diventare grandi anche oltre confine. Tra i punti vendita in franchising aperti all’estero possiamo citare attività nostrane come Rossopomodoro, Fratelli la Bufala e Bacio Nero, ma anche realtà più tradizionali come Nonna Lia che, con i suoi panzerotti pugliesi, ha conquistato Ibiza.
di Viviana Cianciulli
Fonte:http://www.start-franchising.it/news/rubriche/speciale/food-franchising-direzione-sud/