Franchising, retail, business
07/04/2017
Da Mountain View gli strumenti per verificare le notizie sul web, in tutto il mondo: date, fonti, verifiche. Ma la guerra alle bufale è appena cominciata
GOOGLE corre ai ripari contro le bufale. Di pari passo con le iniziative di Facebook per la verifica e lo stop alle fake news, anche Mountain View compie un nuovo passo creando un'etichetta con l'obiettivo di aiutare gli utenti a trovare informazioni utili, offrendo visibilità ai contenuti che gli editori creano. Già attiva per l'app di Google News, la funzione che entrerà presto a regime anche nella versione desktop segnerà tra tutti i risultati della ricerca quelli indicati dall'editore come frutto di fact checking. Il lettore verrà quindi a conoscenza di una modalità operativa, così da potere valutare il contenuto a seconda di un indice di veridicità.
La notizia è vera o falsa? L'etichetta di Google serve a indicare cosa lo è, o meno, a seconda delle verifiche fatte dall'autore dell'articolo. Insomma, lo strumento non potrà garantire la verità al 100% ma servirà come prova di un procedimento di verifica che quantomeno servirà a farsi un'idea. Un modo per stimolare la capacità critica dell'utente rispetto alla moltitudine di contenuti, a cominciare da quelli passati al vaglio.
Non sarà abbastanza, ma è una prima ''rete'' per non cadere nelle tante trappole disseminate tra i risultati della ricerca del motore più utilizzato sul web e nel flusso infinito di notizie che Google News ha così l'intenzione di filtrare. Migliaia di articoli pubblicati online ogni minuto di ogni giorno, per una quantità di contenuti con cui si confrontano milioni di utenti e purtroppo non tutti affidabili e veritieri. Lo hanno dovuto ammettere anche i giganti della Silicon Valley, - Facebook, Wikipedia, Mozilla tra i tanti - obbligati ad attivarsi per cercare di offrire ora la qualità, oltre alla quantità dei loro risultati.
Un'occasione per cambiare uno dei parametri della grande corsa all'oro della pubblicità che sta ancora offrendo il fianco, purtroppo, ai bufalari: un giro di affari da decine di milioni di dollari duro a morire. Nel frattempo, però, arrivano i primi strumenti (tools) per armarsi di santa pazienza nel verificare i link disponibili in Rete prima di affidarsi ciecamente alla marea di link disponibili.
"Purtroppo, non tutti questi contenuti sono aderenti ai fatti o veri, - spiegano da Google - rendendo così difficile per i lettori distinguere i fatti da ciò che è falso. Ecco perché ad ottobre, insieme ai nostri partner di Jigsaw, abbiamo annunciato che in alcuni Paesi avremmo iniziato a consentire agli editori di mostrare l’etichetta Fact Check in Google News. Questa etichetta consente di identificare in modo più immediato gli articoli di verifica dei fatti''.
Da qui l'estensione dell'etichettatura da Google News a Google Search, a livello globale e in tutte le lingue. Le istruzioni per l'uso sono semplici: ''Per la prima volta, quando viene effettuata una ricerca su Google che restituisce un risultato che contiene la verifica dei fatti di uno o più affermazioni pubbliche, questa informazione verrà chiaramente visualizzata nella pagina dei risultati di ricerca. Lo snippet (un box, ndr) mostrerà informazioni sulla dichiarazione verificata, da chi è stata fatta e se una fonte ha verificato quella particolare dichiarazione''.
I contenuti verificati. Gli editori interessati a usufruire dell’etichetta di Google sono chiamati a utilizzare il markup ClaimReview messo a disposizione da Schema.org, all'interno delle pagine che devono essere sottoposte alla verifica. In alternativa è possibile ricorrere al widget Share the Facts sviluppato dal Duke University Reporters Lab in collaborazione con Jigsaw. Google garantisce che solamente gli editori riconosciuti dagli algoritmi come fonte autorevole di informazioni saranno inclusi nel programma. In pratica, ogni volta che l'editore pubblicherà dei contenuti frutto di un lavoro di fact checking non dovrà fare altro che indicarlo nei metadati utili a comparire tra i risultati del motore di ricerca come link ''verificati''.
Dunque, uno strumento per fare ordine tra i tanti, troppi link che ogni giorno ci informano e ci confondono. Un esperimento che Repubblica ha abbracciato per sgomberare il campo dalle nuvole della ''misinformation''. Così, passo dopo passo, è possibile ''verificare'' le quattro bugie sulla morte ''insabbiata'' di Giulio Regeni in Egitto: è il fact checking alla base dell'inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini che - assieme al Checkpoint di RepubblicaTv - è parte di un progetto più ampio illustrato oggi sul quotidiano con Super8.
Il mese scorso Facebook ha attivato uno strumento analogo per ''bollare'' le notizie reputate false e sottoposte poi alle compagnie di fact-checking per una verifica puntuale dei fatti. Il meccanismo è stato inaugurato per la prima volta in Germania, in vista delle elezioni, dopo che la cancelliera Angela Merkel è stata bersagliata da articoli ingannevoli in materia di politica sull'immigrazione. Nel giro di poche settimane il governo tedesco ha proposto una bozza di legge, approvata il 5 marzo, con multe fino a 50 milioni per chi si rende colpevole di veicolare messaggi diffamatori, offensivi o istigazioni all'odio. Una scure per siti e piattaforme (come Facebook, appunto) che diffondono contenuti terzi ma ne diventano responsabili, così da doverne garantire i contenuti.
Giornali ed editori si stanno muovendo, ma per le ''grandi praterie'' rappresentate da motori di ricerca e social network? Bene, qualcosa sta accadendo. Gli utenti, dunque, sono avvisati: almeno per quanto riguarda Facebook e Google, le piattaforme maggiormente utilizzate, hanno ora a disposizione strumenti utili per stare in allerta e verificare in autonomia l'attendibilità dei contenuti che trovano sul web o condividono via social network. Bisogna vedere quanto tempo saremo disposti a spendere, da utenti e consumatori voraci di notizie ''cotte e mangiate'' soprattutto via mobile, per fare quel clic in più che ci permetterà di valutare fonti e verifiche del caso. Così come aziende ed editori dovranno darsi ancora da fare per trovare altri ''filtri'' utili ed efficaci per altri mezzi di comunicazione - vecchi e nuovi - che si abbeverano alle stesse fonti per informarci: dalla buona vecchia televisione fino alla pletora di nuovi assistenti virtuali.
di GAIA SCORZA BARCELLONA
Fonte:http://www.repubblica.it/tecnologia/2017/04/07/news/google_l_etichetta_fact_check_per_combattere_le_fake_news-162388968/