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12/04/2017
“Will London Fall?” è la provocazione che ha lanciato il New York Times un paio di giorni fa, facendo riferimento al fatto che la Brexit possa andare a intaccare il primato di Londra come capitale internazionale e cosmopolita.
“Londra è forse la capitale de mondo. Si può dibattere su New York, ma su Londra non ci sono dubbi. La Londra moderna è la metropoli che ha creato la globalizzazione. Camminate nelle strade di Holborn, prendete una scala mobile nella metro e ascoltate le lingue che si parlano. L’italiano si mescola con l’hindi, o il mandarino, lo spagnolo o il portoghese. Camminate nella City, il distretto finanziario, e osservate l’architrave del capitalismo internazionale. Londra è il banchiere del pianeta”, scrive la giornalista Sarah Lyall, una newyorkese che ha vissuto a Londra per oltre dieci anni.
“La Londra moderna prospera sull’idea che una città possa essere un melting pot planetario […] dove ognuno tollera tutti gli altri. Il pensiero alla base è che essere connessi con il resto del mondo sia qualcosa da celebrare. Tuttavia, cosa succede a Londra quanto questa idea inaspettatamente svanisce via?” .
Il saggio scritto dalla Lyall ha avuto il suo effetto: i giornali britannici hanno subito risposto alla provocazione lanciata sostenendo fortemente che non sarà certo Brexit a fermare il ruolo propulsore e di leader internazionale di Londra.
Secondo quanto riportato dalla stampa inglese, vari sono i motivi che proverebbero la resilienza di questa incredibile città. Ecco i motivi riportati da Evening Standard e altre testate:
Londra non ha paura. #WeAreNotAfraid è stato il primo hashtag diffusosi dopo l’attentato di Westminster di qualche settimana fa, e descrive bene lo spirito della città. Londra è e rimane una città libera nonostante le minacce. Dopotutto, Londra ha affrontato il Grande Incendio, la Grande Peste, la congiura di Guy Fawkes, il Blitz e gli attentati terroristici del 7 luglio 2005. Brexit, in confronto, è una bazzecola. Come dare torto agli inglesi?
Londra è aperta. #LondonIsOpen è invece il motto dell’attuale sindaco di Londra, Sadiq Khan, che ha ribadito con forza e in ogni occasione il suo impegno a mantenere la capitale aperta a tutti coloro in grado di contribuire positivamente alla città, indipendentemente dalla provenienza.
I londinesi sono dei gran lavoratori. “I londinesi sono indistruttibili”, scrive l’Evening Standard. Secondo il National Transport Survey, chi abita a Londra detiene il primato di ore lavorate in Europa, con ben 107 ore all’anno trascorse a fare il pendolare (in media). Brexit o non Brexit, chi riesce a mantenere questi ritmi “fits in”, chi invece no si trasferisce altrove.
A Londra c’è tutto. Come dare torto a questo punto? A Londra c’è uno dei più grandi centri finanziari al mondo, tante attività economiche, alcune tra le migliori università al mondo, un variegato panorama culturale e artistico, un’industria della moda in continua crescita, e la Night Tube, che rendono la capitale britannica più affascinante e interessante rispetto a New York o Parigi.
Londra è multiculturale. Secondo il censimento del 2011, a Londra vivono persone di 270 nazionalità che parlano 300 lingue diverse. La Brexit non sembra certo sufficiente a cambiare questo primato e tendenza che rendono Londra cosmopolita.
di: Alice Giusti
Fonte:https://www.londradavivere.com/news/il-new-york-times-lancia-lallarme-londra-fallira-dopo-la-brexit/