Franchising, retail, business
24/04/2017
Cari lettori, vi chiediamo pochi minuti di attenzione per comprendere questi 8 anni di perdite, per un totale di 353 milioni; gli otto anni peggiori della vita del Sole 24 Ore.
Ecco alcuni stralci che documentano come noi giornalisti del Sole, rispettando i principi che ci guidano quotidianamente nel raccontarvi la realtà economica, politica e finanziaria, in questi 8 anni abbiamo sottolineato, in occasione dell’assemblea degli azionisti, la gravità crescente della situazione chiedendo ripetutamente all’azionista di maggioranza, ovvero a Confindustria, e all’azienda, provvedimenti coerenti con quanto emergeva dai conti, opponendoci alla versione light che veniva presentata (non abbiamo mai votato a favore del bilancio) e ai bonus elargiti ai vertici aziendali nonostante il rosso preoccupante che emergeva.
2009: -53,3 milioni
Negli ultimi 10 anni, secondo le analisi di Mediobanca, la nostra società ha investito per linee esterne tramite acquisizioni 130,9 milioni di euro, al netto dell’investimento in Radio24. (…) La verità è che le acquisizioni del passato sono servite per “comprare” fatturato. Ma quei ricavi sono stati acquistati a carissimo prezzo, con valutazioni molto elevate delle aziende acquisite. Oltretutto sono state acquisite aziende procicliche nei periodi di culmine del ciclo economico: il loro arretramento era inevitabile e difatti ora pesa sui nostri conti. Eppure la società, nonostante questi pessimi risultati, si intestardisce nell’idea di crescere attraverso le acquisizioni.
2010: -40,4
Per il secondo anno consecutivo, infatti, siamo qui a esprimere il nostro parere su un bilancio pesantemente in rosso. Il 2010, che doveva essere l’anno del rilancio dopo il disastroso 2009, si è chiuso al contrario con una perdita di 40 milioni di euro: il Gruppo ha così bruciato 92 milioni in due anni. Ve lo diciamo subito: noi bocciamo questo bilancio, perché esprimiamo un parere fortemente critico sulla gestione di questo Gruppo. Il verdetto dei numeri del resto è impietoso: il margine operativo lordo, positivo per quasi 50 milioni nel 2008, si è liquefatto. Le copie sono calate pesantemente, attestandosi a 265mila, un'ulteriore pesante diminuzione rispetto alle 296mila di circa un anno fa; la pubblicità non dà segni di risveglio e continua una caduta libera anche più accentuata rispetto ai concorrenti.
2011: -9,3
A questo proposito non possiamo far passare sotto silenzio la decisione di corrispondere un bonus all’attuale amministratore delegato. Non ne discutiamo la legittimità ma l’opportunità. Ci chiediamo come non si avverta lo “scandalo” di usufruire di un premio mentre i bilanci continuano ad essere chiusi in rosso e all’indomani di un accordo che prevede il taglio delle retribuzioni dei propri dipendenti, ammortizzato peraltro anche da un contributo pubblico. (…) La situazione resta assai difficile. E la crisi profonda del sistema economico, con un’ormai accertata recessione, ha immediate ricadute. Solo sul fronte del quotidiano i ricavi pubblicitari sono calati di quasi 8 milioni rispetto a un 2010 già assai critico. Va evidenziato peraltro che System, la nostra concessionaria di pubblicità, ha fatto un po’ peggio dei suoi concorrenti nel corso del 2011 e viste le prospettive scoraggianti per tutto il settore nel 2012, il futuro resta assai incerto.
2012: -48,4
Due esempi a loro modo cruciali. Sui due canali che più ci stanno a cuore e che assicurano la redditività dell’attività editoriale: i ricavi diffusionali e quelli pubblicitari. Su questi ultimi pesa certo una recessione senza precedenti da cui non si intravede per ora l’uscita e ragioni specifiche che hanno colpito il Sole 24 Ore più di altre testate, la revisione della normativa sulla pubblicità legale e finanziaria. Però, sul quotidiano, le performance sono assolutamente deficitarie: a fronte di un calo degli investimenti pubblicitari sui quotidiani stimato intorno al 17%, il calo dei ricavi della raccolta del quotidiano è stato del 23% (19,5% a parità di perimetro) con un crollo di quasi 20 milioni. E non pare che questi primi 3 mesi dell’anno siano in miglioramento.
Sui ricavi diffusionali, quelli che più chiamano in causa la redazione, riteniamo di avere le carte in regola. Alla prova dei fatti però e non per asserzione ideologica. Il 2012 è stato un anno di leggera flessione, intorno al 2,5, 3%. Meglio del mercato.
2013: -76,1
La situazione si aggrava di anno in anno e stentiamo a intravedere elementi di ottimismo. Anzi, se per un attimo volgiamo lo sguardo all’indietro, il peso di scelte scriteriate fatte nel recente passato continua a zavorrare i conti e a fare sentire conseguenze rilevanti anche sul 2013. Solo due esempi, entrambi tratti dalla cronaca di questi ultimi mesi di vita societaria: la vendita, conclusa per un prezzo che la stessa azienda ha qualificato come “simbolico”, di “Business Media”, un’avventura editoriale che sarebbe stato salutare non intraprendere e che, a colpi di svalutazione, si è via via ripercossa nel corso degli anni. E ancora la cessione dell’intera divisione software. Cessione che permette certo la realizzazione di una plusvalenza anche significativa, il cui impiego non può però essere limitato al rimborso di un debito che in 12 mesi è schizzato a quasi 40 milioni, ma deve corroborare anche investimenti sull’attività editoriale, e che mette in evidenza come la strategia di diversificazione che ha affascinato i vertici del gruppo, a ridosso della quotazione, fosse destituita di fondamenta.
2014: -9.8
Eppure il robusto taglio dei costi (che ha toccato tutte le altre aree di lavoro aziendale) non è bastato a riportare la gestione in carreggiata. Neanche l’aumento dei ricavi editoriali (+1,4 milioni solo per il quotidiano) è stato sinora sufficiente a invertire la rotta. Perché? Ci sono stati gravissimi errori perpetrati fino a pochi anni fa – contratti di acquisto, di fornitura e di affitto ai limiti della responsabilità civile, se non oltre – che hanno prodotto effetti tuttora perduranti, anche se attenuati; altri su cui non si è ancora intervenuto a fondo. Qualche esempio: il gruppo ha una gestione duale (poteri identici tra presidente e ad) che appare incomprensibile, e ha perso da tempo figure organizzative (a cominciare dal direttore generale dell’area editrice) indispensabili per un brand così focalizzato come è oggi Il Sole 24 Ore. In una parola: esiste un oggettivo problema di governance nel gruppo.
2015: -24
Nove anni di riduzione concordata dei salari – con misure di contenimento delle retribuzioni che si sono di fatto strutturalizzate – e di costante discesa dell’organico giornalistico non sono bastate a riportare in linea di galleggiamento il conto economico del Gruppo, dimostrando (se ce ne fosse ancora bisogno) che il problema di sostenibilità non è certo nella componente che produce l’output caratteristico dell’azienda e che tiene altissimo il brand commerciale dell’intera galassia Sole.
Se è vero che gli ultimi sette esercizi hanno scontato la dissennata campagna di acquisizioni e di contrattualistica dello scorso decennio – campagna più volte stigmatizzata dall’assemblea dei giornalisti – è un fatto incontrovertibile che la redazione aveva chiesto da lungo tempo (già nello stato di crisi del 2012) la “rivoluzione digitale” che solo negli ultimi due anni è stata poi sposata con convinzione – e seppur ancora con risultati parziali - dai vertici aziendali e redazionali.
2016: -92
TOTALE: -353,3
Dal manifestarsi della perdita monstre dell’anno scorso (ma ahimè coerente con l’andamento degli anni precedenti), sin dalla semestrale, la redazione ha alzato ancora il livello di guardia, testimoniando a più riprese e con più iniziative la sua estraneità non solo alla scelte di cattiva gestione via via fatte, ma anche rispetto a quanto stava e sta emergendo a più livelli, da quello amministrativo, Consob, a quello penale, indagine della procura di Milano. Solo tre esempi: la critica di una politica editoriale tesa alla massimizzazione delle copie pur con marginalità negativa; un larghissimo voto di sfiducia al direttore, ben prima della notizia della sua iscrizione tra gli indagati; uno sciopero a oltranza proclamato per chiederne in via ultimativa l’allontanamento, dopo che l’azionista era rimasto inerte per troppi mesi.
Un’inerzia che però a oggi continua irresponsabilmente a protrarsi su altri punti chiave per il futuro del Sole 24 Ore. A partire dalla ricapitalizzazione. Annunciata per un importo già adesso da valutare come insufficiente e a breve a rischio di inadeguatezza, l’operazione è ancora del tutto ignota nel quando e anche nel come. Anzi, la società ha comunicato di volersi avvalere di termini più ampi di quelli statutari per l’assemblea che dovrà vararla. Sulle stesse modalità non c’è visibilità: verrà tolto il limite del 2% al possesso delle azioni, parteciperanno le banche che a loro volta ancora devono dare una risposta sulla proroga chiesta dello stand still? A tutto questo aggiungiamo un piano industriale sinora mai illustrato alla redazione, malgrado le ripetute richieste, basato su massicci tagli dei costi e su ricavi stimati piatti in 3 anni, e già, temiamo, ottimistici, visti i primi segnali che arrivano dall’andamento del 2017 e una provvisorietà degli incarichi in ruoli chiave, interim sia alla direzione del quotidiano sia alla concessionaria di pubblicità. Un’incertezza che non può protrarsi ancora e che rischia di provocare conseguenze irrimediabili.
Il Cdr del Sole 24 Ore
Il Cdr di Radiocor Plus
Il Cdr di Radio 24
Fonte:http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-04-22/dalla-parte-sole-8-anni-avvertimenti-inascoltati-202948.shtml?rlabs=3