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02/05/2017
Il libro del neurobiologo Stephen Guyenet insegna a riconoscere i 'falsi stimoli' che fanno male alla nostra salute. E che possono provocare disturbi alimentari, ma anche malattie respiratorie, cardiache o diabete
UN PEZZO di torta, poi ancora una fettina, fino a neutralizzarla. Poi i biscotti o i salatini. Un cornetto o un pezzo di pizza o di formaggio. Tutto questo magari dopo cena. La fame nervosa cattura anche dopo i pasti, quando si è sazi. Si mangia senza sosta per stress, per compensare un malessere. Un momento di nervosismo. Una brutta abitudine che porta a ingurgitare cibo senza controllo e che fa ingrassare.
Il libro. Un problema che alla lunga può creare dipendenza e fare molto male. Fra i rischi più ricorrenti non ci sono solo i disturbi alimentari, ma anche le malattie respiratorie, cardiache o il diabete. Nel libro Il cervello affamato (edizioni Newton Compton), il neurobiologo americano Stephan Guyenet, fa luce sui meccanismi che ci rendono così fragili di fronte al cibo. "Pochissimi vogliono mangiare tanto. E certamente nessuno vuole esagerare con il cibo per 10, 20 o 30 anni, sviluppare obesità o altre patologie - spiega l'autore - . L'industria delle diete è la testimonianza di tutto questo. Esiste un cervello consapevole, che si preoccupa di concetti razionali come la salute e un cervello inconsapevole, intuitivo, che pensa alle cose concrete e immediate, come un pezzo di torta al doppio cioccolato che si trova di fornte a noi. Il conflitto fra cervello consapevole e inconsapevole spiega come mai mangiamo troppo anche se non vogliamo".
Gli uomini primitivi. La chiave è nel nostro cervello. Spesso rispondiamo a impulsi che non riusciamo a controllare e che abbiamo imparato nei secoli. "l nostri circuiti nervosi si sono evoluti nel tempo perché dovevano aiutare i nostri antenati a procacciarsi abbastanza cibo per poter affrontare i momenti difficili. A volte, quando non riuscivano a cacciare erano costretti a digiunare. Oggi gli alimenti 'ricchi' e gustosi che ci 'tentano' in ogni momento continuano a stimolare questo meccanismo. Questo ci spinge a sovralimentarci. Questo accade nei paesi ricchi ed è un problema negli Stati Uniti".
La riproduzione della specie. Il cibo è strettamente collegato anche alla sopravvivenza della specie. "In senso evolutivo, l'obiettivo ultimo di qualsiasi organismo è massimizzare il proprio successo riproduttivo. Non ci pensiamo quando mangiamo - aggiunge l'esperto - . Quello di cui siamo consapevoli sono gi obiettivi che la selezione naturale ha programmato nel nostro cervello. Questi obiettivi, mangiare, fare l'amore, essere al sicuri, sono motori fondamentali dello stimolo dell'apprendimento. Poiché il cibo è un elemento importante per la sopravvivenza e la riproduzione, tende a essere un insegnante importante". E proprio per raggiungere questi obiettvi l'uomo si è spesso alimentato troppo per essere sicuro di poter raggiungere i suoi obiettivi di sopravvivenza e di riproduzione. Infatti l'idea della moderazione nel mangiare è totalmente estranea ai cacciatori delle società primitive.
L'apprendimento. Il problema non è dunque la mancanza di volontà o l’ignoranza su come e cosa mangiare. Le nostre scelte alimentari sono sviate da circuiti istintivi cerebrali che seguono altre leggi. E a volte gli stili di vita scorretti possono essere molto diffusi fin dai primi anni di vita. Secondo uno studio inglese della Aston University, questo può accadere se i genitori usano il cibo come ricompensa o punizione. "L'apprendimento, in particolare i suoi effetti al nostro stimolo di cercare cibi, è una delle ragioni chiave per cui ci sovralimentiamo, nonostante il buonsenso", dice Guyenet. Per questo insegnare a mangiare bene ai bambini è una priorità.
Cibo come una droga. Ma non tutti per fortuna si sovralimentano e diventano 'dipendenti' dal cibo. L'alimentazione può agire come una droga? "Il cibo stimola il rilascio di dopamina nello striato ventrale, proprio come l'abuso di droga. Ma questa rimane un'idea controversa fra gli studiosi. Molti si chiedono come mai è possibile assuefarsi a una sostanza che è essenziale per il corpo? Allora lo siamo anche all'aria o all'acqua. La risposta è che non è per tutti così. Uno studio della Yale University ha evidenziato che alcune persone sono totalmente assuefatte al cibo".
Zuccheri e grassi. Per evitare di assumere cibo come droga, dobbiamo fare attenzione a cosa mettiamo nel piatto. Sono soprattutto alcuni cibi come, zucchero, grassi, carboidrati raffinati, a creare dipendenza. "Nessuno diventa 'dipendente' dalle zucchine, i colpevoli di questo fenomeno sono i cibi raffinati, pieni di calorie che troviamo dappertutto". Gli alimenti gustosi al palato ci possono rendere 'schiavi' del cibo. Come liberarci? La chiave è una pianificazione anticipata che ci allontani da questi alimenti, per eviare di essere vittime di impulsi incontrollati. Guyenet fa un altro esempio interessante. Di fronte a un buffet ricco di prelibatezze, è bene restringere la scelta a tre elementi e limitarsi a quelli per evitare di fare il pieno di calorie.
La chiave per salvarsi. Consigli per evitare le abbuffate che emergono anche da uno studio statunitense del gruppo di ricerca di Leonard Epstein. "Quando ci accingiamo a divorare un dolce dobbiamo focalizzare la nostra attenzione su qualche cosa di positivocome una vacanza o il nostro compleanno. Questo processo accende le regioni della corteccia prefrontale che processano concetti astratti come il futuro e questo induce il cervello a dare maggior peso al processo decisionale. E questo aiuta a evitare di manggiare troppo - spiega Guyenet - . Dallo studio di Epstein merge che il pensiero episodico futuro riduce l'assunzione di cibi densi di calorie di quasi un terzo nelle donne e nei bambini sovrappeso".
I trucchi. Sono molte le regole elencate nel libro che possono 'ingannare il cervello' e aiutare la nostra salute. "E' bene creare un ambiente circostante adatto per proteggere il cervello da eventuali stimoli. Gli odori di prelibatezze possono spingerci a mangiare di più. Molte persone non ce la fanno e si fanno tentare anche dalle immagini di cibi accattivanti o da ubblicità televisive - spiega Guyenet - Inoltre le persone pensano che la sensazione di sazietà emerge quando lo stomaco è pieno, ma lo stomaco ha sempre dello spazio in più. La sazietà è nasce invece nel nostro cervello. Esistono dei metodi per ingannarlo anche se il corpo assorbe meno calorie. Lo si puà fare consumando cibi che hanno meno calorie per volume. Accade anche quando i cibi sono più proteici, più ricchi di fibre e meno gustosi al palato. Gli alimenti semplici, non raffinati, ci fanno sentire sazi. Parlo di uova, pesce, carne, frutta fresca, patate e fagioli, della carne e della frutta fresca. Mentre i cibi raffinati, pieni di condimenti e oli, ricchi di calorie ci spingono a mangiare di più, prima di farci sentire sazi".
di VALERIA PINI