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I prestiti tra privati tagliano i costi e mettono le banche all’angolo

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20/05/2017
“Le banche saranno spazzate via dal Fintech”: il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, è perfettamente consapevole dell’impatto che le start up finanziare avranno sull’ecosistema attuale.

E nella sua ultima relazione al mercato lo ha detto chiaramente: “Si va delineando un sistema di rapporti disintermediati tra chi richiede denaro e chi è disposto a prestarlo. Il tutto avverrà online senza costi di transazione”. In gergo si chiama peer to peer lending, un fenomeno che in Italia è quasi sconosciuto, ma che a livello globale muove cifre considerevoli: 115 miliardi di dollari solo in Cina; 50 miliardi negli Stati Uniti, 10 miliardi nel Regno Unito e quasi 400 milioni di euro tra Francia e Germania. Lo scorso anno il giro d’affari complessivo ha superato i 200 miliardi di dollari, ma secondo le proiezioni di Morgan Stanley quadruplicherà entro il 2020.

Uno scenario che rischia di creare non pochi problemi alle banche tradizionali, ma che dall’altro lato apre strade prima sconosciute a nuove soggetti imprenditoriali, a chi cerca un accesso al credito più semplice, ma anche a chi vuole una migliore remunerazione del proprio capitale. “Si tratta di un’occasione imperdibile per un sistema, come quello italiano, basato sulle piccole e medie imprese” ha spiegato Vegas. Che il mercato sia caldo lo dimostrano i numeri: Lending Club, società americana di prestiti tra privati, ha raccolto dagli investitori quasi 300 milioni di dollari tra il 2007 e il 2014; la tedesca AuxMoney tra il 2013 e il 2015 è arrivata a 200 milioni. In Italia il settore è stato aperto da Zopa nel 2008, ma un anno dopo Banca d’Italia ne ha ordinato lo stop; poi nel 2012 è arriva l’autorizzazione ad operare per Smartika seguita da un provvedimento di Palazzo Koch che definisce il social lending “uno strumento attraverso il quale una pluralità di soggetti può richiedere a una pluralità di potenziali finanziatori, tramite piattaforme online, fondi rimborsabili per uso personale o per finanziare un progetto”.

Probabilmente la definizione è volutamente vaga, ma intanto prende atto di un processo in atto perché oggi Smartika ha 6mila prestatori attivi che hanno erogato finanziamenti per 26 milioni di euro. Certo si tratta di ancora di una goccia nel mare: solo nel 2015 sono stati erogati 48 miliardi di crediti al consumo e gli spazi d’azione sono enormi. “La crisi ha cambiato i bisogni e il modo di pensare delle persone” Giorgio Martelli, ex banchiere di Ubs che ha lanciato la piattaforma Motusquo: “Lo spazio – spiega l’imprenditore – è incredibile. D’altra parte i depositi dei privati in banca sono cresciuti a un tasso annuo del 3,9%, ma la remunerazione del capitale con tassi negativi è nulla. Contestualmente i prestiti al settore privato calano dell’1,6% annuo e alle famiglie dello 0,5%. Il peer to peer lending mette insieme le necessità di entrambi le parti: garantisce liquidità e remunera il capitale”.

A complicare la vita degli istituti di credito tradizionali sono anche tassi e commissioni applicate: il credito al consumo ha tassi medi del 10,5% annui a fronte di un tasso medio di default – mancato pagamento – del 2,8%. A frenare il decollo delle piattaforme online è, invece, la fiscalità perché le rendite dei prestatori non sono tassate come le plusvalenze finanziarie al 26%, ma vanno a fare cumulo con l’imponibile con il rischio di dover pagare un’imposta del 43%. “Noi – spiega Martelli – permettiamo a domanda e offerta di incontrarsi, ma per ridurre al minimo il rischio stiliamo grazie alla banca dati del Crif i profili degli utenti che richiedono un finanziamento in modo tale che ogni finanziatore sia consapevole della solidità della propria controparte. E possa chiedere un giusto premio al rischio”. L’importo medio finanziato è di circa 5mila euro, mentre il valore dell’investimento è di circa 3mila euro. Microfinanziamenti, dunque, a costi ridotti e insostenibili per le banche tradizionali: basti pensare che i ricavi di Motusquo dipendono dall’incasso del 3% del credito erogato (una cifra a carico del richiedente), mentre dalla reddittività attesa dei prestatori viene prelevato l’1% per alimentare una fondo di garanzia a tutela dei casi di default.

Di: Giuliano Balestreri

Fonte:https://it.businessinsider.com/i-prestiti-tra-privati-tagliano-i-costi-e-mettono-le-banche-allangolo/

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