Franchising, retail, business



 

“Negozi sì, ma solo di altri”

01zalando Christoph Lange

26/06/2017

Il giovane manager di Zalando spiega perché “non saremo mai retailer puri”. La conquista dell’offline passa, piuttosto, da partnership con catene già esistenti. E anche Bread&Butter punta all’integrazione tra i canali.

Aveva destato scalpore, nelle scorse settimane, la voce che Zalando intendesse sviluppare una rete di store fisici nelle principali città europee. Complici i rilanci sulla stampa tedesca, e poi su quella di tutto il mondo, Italia compresa, sembrava che il gruppo tedesco dell’online si stesse per imbarcare in una nuova avventura: la costruzione di un network di negozi ‘reali’, da affiancare alla piattaforma di vendita online, per agganciare i consumatori anche fuori dal web.A chiarire la faccenda a Pambianco Magazine è Christoph Lange, VP brand solutions di Zalando. Che spiega come la strategia in atto non sia quella di aprire negozi di proprietà, quanto quella di allearsi con store già esistenti sul territorio. “Non saremo mai retailer puri”, afferma il manager. E, allo stesso modo, anche Bread&Butter, la fiera acquisita un paio d’anni fa dal colosso da 3,6 miliardi di euro di ricavi nel 2016, non diventerà mai una fiera soltanto online, ma rimarrà una manifestazione “reale, con una porta sul virtuale”.

Iniziamo dalla notizia rimbalzata nell’ultimo periodo: aprirete o no degli store?No, non ci saranno store a insegna Zalando in futuro. Ci sono state tante interpretazioni da parte della stampa, ma la verità è che non saremo mai un retailer offline. Certo, siamo aperti a valutare qualsiasi opportunità che ci possa avvicinare ancora di più ai nostri clienti. Ma il modello di business sarà sempre quello che mixa online e offline, senza sbilanciarsi troppo in un verso o nell’altro. Nel reale, i nostri sforzi e i nostri investimenti vanno al momento tutti nella direzione delle partnership con negozi già esistenti.

In quale modo?Stiamo già facendo dei test a Berlino, con una sessantina di negozi locali e due flagship Adidas. Con il marchio sportivo, di recente, abbiamo stretto un accordo per il progetto ‘Integrated Commerce’, grazie al quale è possibile acquistare i prodotti Adidas indifferentemente nei negozi o online su Zalando, con consegne in giornata o addirittura ‘rush’, in 25 minuti. Il modello che stiamo testando con Adidas, e che ci piacerebbe replicare con altri brand, è un’integrazione tra gli assortimenti online e offline. Cè molto potenziale e presto annunceremo i nomi delle nuove partnership, non solo a Berlino, ma anche in altre città del mondo.

Una prima incursione nel reale l’avevate già fatta un paio d’anni fa, quando avete rilevato la fiera berlinese Bread&Butter. Come mai questa decisione?Anche in questo caso, l’obiettivo era di avvicinarci da un lato ai brand e dall’altro ai consumatori. Oltre a trasformare la fiera da evento b2b a kermesse b2c, abbiamo curato molto sia l’aspetto ‘reale’, con un conseguente boom di ingressi (l’evento ha registrato un sold out, ndr), sia quello virtuale. Tramite un’app e un QRcode, i visitatori potevano acquistare i prodotti esposti dai brand, in alcuni casi (come in quello di Levi’s) anche in versione personalizzata. Ma anche chi non era fisicamente presente a Berlino, poteva comprare capi e accessori lo stesso, direttamente dall’app di Zalando: questo, per noi, significa multicanalità.

A settembre si terrà la seconda edizione della fiera sotto la vostra direzione: c’è in programma qualche novità?Stiamo ancora definendo gli ultimi dettagli, ma per ora le posso dire che il tema scelto sarà ‘Bold’: un concetto che celebra insieme la diversità e l’audacia che l’industria del fashion siamo convinti possa offrire. Tra i primi brand confermati anche Adidas, Reebok, Converse e Lee.

In Italia, invece, nel 2015 avevate lanciato un progetto di temporary store itineranti, Casa Zalando, nelle principali città del nostro Paese. È una iniziativa che intendete replicare in futuro?Il progetto non era tanto legato alla strategia del gruppo a livello globale, quanto a necessità di branding studiate per il mercato italiano in quel particolare periodo. Nello specifico, volevamo permettere al consumatore italiano di ripensare il nostro servizio non più solo in termini di spedizione e reso gratuiti, quanto come possibilità di effettuare shopping comodamente da casa. Ma, per il momento, non c’è volontà di replicarlo.

di Caterina Zanzi

Fonte:http://www.pambianconews.com/2017/06/13/negozi-si-solo-altri-216105/

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