Franchising, retail, business
12/07/2017 - Cuochi, baristi e camerieri: se c’è un comparto che in Italia ha fame di addetti è quello del food.
È quanto emerso nel corso del convegno “Alternanza Scuola Lavoro: sapere, saper fare, saper essere dentro e fuori la Scuola” organizzato dalla Fipe, secondo la quale, nel 2016, le aziende del settore hanno avuto difficoltà a reperire figure professionali a causa di carenza di candidati (31,%) ma soprattutto perché scarseggiano le competenze professionali (68,5%).
Risultato: all’appello mancano 4.000 addetti.
Premessa: quello del foodservice è il settore dove negli ultimi anni l’alternanza scuola-lavoro ha dato miglior prova di sé. Questo anche perché è uno di quelli con le performance più positive: l’anno scorso sono state avviate ben 15.602 imprese di ristorazione, con un tasso di natalità pari al 4,8%.
Non solo: il 53,2% dei 309mila lavoratori del f&b italiano ha meno di trent’anni, il 49,2% è di sesso femminile contro il 50,8% degli uomini.
Alla luce di questi dati, come ha spiegato il presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Lino Enrico Stoppani, “la scuola e il mondo delle imprese possono alimentare una nuova politica strutturale a favore della crescita e formazione di nuove competenze, contro la disoccupazione e il disallineamento tra domanda e offerta nel mercato del lavoro.
Competenze che non si possono insegnare in aula, ma che si apprendono sul campo, attraverso il fare e il saper fare. Una buona alternanza scuola-lavoro, oltre a formare professionisti qualificati, è un importante incentivo alla creazione di nuove imprese, considerando i tanti giovani che nel mondo della ristorazione avviano un’attività imprenditoriale”.
A sostegno di questo scambio tra mondo dell’istruzione e del lavoro, il protocollo d’intesa tra la Fipe e la Re.Na.I.A. (Rete Nazionale degli Istituti Alberghieri), che se da un lato ha dato ottimi frutti, dall’altro non ha risolto del tutto un problema sollevato da più parti: l’impossibilità di molte aziende del settore di trovare personale qualificato.
All’obiezione di chi lamenta che tale lacuna è imputabile alla difficoltà di fare esperienza, ha replicato chi invece sostiene che non di ore di lavoro svolte ma di preparazione, educazione e spirito di sacrificio si tratta: cuochi, camerieri, baristi lavorano quando gli altri riposano o, specie nei caso dei più giovani, si divertono. Chi ha orecchie per intendere…
FOOD & BEVERAGE
Fonte:http://ristorando.eu/2017/07/la-ristorazione-fame-addetti-4-000-posti-vacanti/?doing_wp_cron=1499953819.4059269428253173828125