Franchising, retail, business
06/09/2017 - Stop all’arrivo di lavoratori stranieri nel Regno Unito dopo la Brexit. Il quotidiano britannico “The Guardian” pubblica un documento di 82 pagine trapelato dal ministero dell’Interno del Regno Unito, che risale ad agosto, contenente dettagliate proposte sulla gestione dell’immigrazione dopo l’uscita dall’Unione Europea.
In sintesi la Gran Bretagna intende mettere fine alla libertà di circolazione delle persone subito dopo la Brexit e scoraggiare l’ingresso dei lavoratori stranieri che non siano altamente qualificati.
Nelle carte si afferma il principio che i lavoratori nazionali debbano venire prima e che l’immigrazione debba avvantaggiare il paese nel suo complesso: non solo i migranti, ma anche i residenti. Per scoraggiare gli ingressi dei lavoratori scarsamente qualificati si ipotizza l’introduzione di permessi di soggiorno di durata più limitata rispetto a quelli concessi alla forza di lavoro qualificata: due anni contro tre-cinque.
Inoltre viene descritta l’introduzione graduale di un nuovo sistema che metta fine al diritto di residenza della maggior parte degli immigrati comunitari, con restrizioni ai ricongiungimenti familiari che potrebbero dividere migliaia di famiglie. Si prevede l’obbligo del passaporto, e non più della carta d’identità, per l’ingresso dei cittadini di nazionalità degli Stati membri dell’Ue e del riconoscimento biometrico per una permanenza più lunga di qualche mese (tre o sei mesi).
La determinazione a porre fine dal primo giorno alla libertà di circolazione, a sottrarsi alla giurisdizione della Corte europea di giustizia sui ricongiungimenti e a ridurre l’afflusso dei lavoratori non qualificati riflette le posizioni dei Brexiter più intransigenti, mentre probabilmente suscita perplessità tra i sostenitori di unaBrexit “morbida”.
Misure di questo genere potrebbero provocare ritorsioni da parte dei restanti 27 paesi. Il documento, intitolato “The Border, Immigration and Citizenship System After the UK Leaves the European Union”, chiarisce che si tratta di proposte non ancora approvate dal consiglio dei ministri e soggette ai negoziati con Bruxelles. Tuttavia, indica l’orientamento del governo su uno dei temi più controversi. In particolare, il documento parla esplicitamente di una “preferenza nel mercato del lavoro per i lavoratori residenti” e di restrizioni delle opportunità occupazionali per i cittadini comunitari.
L’entrata in vigore del nuovo sistema sarebbe preceduta da un periodo di “implementazione temporanea” di almeno due anni. Sui ricongiungimenti l’obiettivo è arrivare a una definizione circoscritta ai familiari diretti e ai partner di lungo corso. Inoltre, per farsi raggiungere dal coniuge, si dovrà soddisfare un requisito di reddito: un minimo di 18.600 sterline all’anno.
Le idee di fondo sono “Prima la Gran Bretagna” e “ripresa del controllo”. “Dove possibile, i datori di lavoro dovrebbero cercare di soddisfare le loro esigenze col lavoro dei residenti”, si afferma. Si ribadisce, inoltre, la critica alla libertà di circolazione, che nella forma attuale dà ai cittadini comunitari “il diritto di risiedere nel Regno Unito a prescindere dalle necessità economiche del paese”.
Fonte:http://internazionale.il24.it/regno-unito-pronto-piano-bloccare-larrivo-lavoratori-la-brexit/