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Ocse: Italia maglia nera per laureati, fermi al 18%. È boom di titoli umanistici

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12/09/2017 - Gli adulti laureati in Italia si fermano al 18%; una delle percentuali più basse tra i paesi Ocse.

E se si guardano i «campi di studio» dei nostri concittadini si scopre che i preferiti sono nelle discipline umanistiche (30% degli adulti con istruzione superiore, la percentuale più alta tra i paesi Ocse); una scelta, per carità, legittima, che, però, in prospettiva, non premia a livello occupazionale, visto che il tasso di occupazione dei nostri "colletti bianchi" è tra i più bassi nel confronto internazionale, intorno all'80%; distanti di circa 10 punti percentuali da paesi come Germania, Svizzera, Olanda e Svezia.

Troppi laureati in discipline umanistiche
Colpa anche di un orientamento dei neolaureati poco legato ai bisogni emergenti dell'economia; e che, paradossalmente, finisce per penalizzare le donne, più spesso laureate in discipline a basso tasso di occupazione. L'edizione 2017 di Education at a glance, presentata stamane alla Luiss a Roma, conferma un quadro a luci e ombre: nel 2015 il 39% degli studenti ha conseguito una laurea di primo livello nel campo delle belle arti e delle discipline umanistiche, delle scienze sociali, del giornalismo e dell'informazione (media Ocse, 23%) e il 25% si è laureato in una disciplina tecnico-scientifica (media Ocse, 22%). All'opposto, una quota relativamente bassa di laureati di primo livello ha concluso gli studi nel campo dell'economia, della gestione e in giurisprudenza (il 14% rispetto a una media OCSE del 23 per cento).

Più laureati tra gli uomini, ma nell'istruzione vincono le donne
Gli uomini rappresentano la grande maggioranza dei laureati di primo e secondo livello nel campo delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni (79% di primo livello e 86% di secondo) e in ingegneria, produzione industriale e edilizia (69% e 73%). Le donne sono sovrarappresentate nel settore dell'istruzione, delle belle arti e delle discipline umanistiche, nelle scienze sociali, nel giornalismo e nell'informazione; nonché nel settore della sanità e dei servizi sociali, sia nel primo che nel secondo livello di laurea, e anche in scienze naturali, matematica e statistica a livello magistrale, rappresentando più del 60% dei laureati in questi campi. L'Italia registra il divario di genere più pronunciato tra i Paesi dell'Ocse a riguardo delle lauree nel settore educativo: le donne rappresentano il 94% dei titolari di una laurea di primo livello e il 91% di una laurea di secondo livello.

Ci si laurea in media a 25 anni
La percentuale di adulti in possesso di una laurea come livello più alto d'istruzione è la seconda più bassa tra i Paesi dell'Ocse dopo il Messico e il tasso di conseguimento di una prima laurea è del 35%, il quarto tasso più basso, dopo Ungheria, Lussemburgo e Messico. Solo il 18% dei 25-64enni ha completato gli studi di livello terziario in Italia, il 4% con una laurea di primo livello e il 14% con una laurea magistrale (secondo livello) o un livello equivalente. La media Ocse è due volte più elevata (37%) per questa coorte. Per i giovani adulti (25-34 anni) la differenza è più contenuta: in Italia il 26% ha conseguito una laurea rispetto al 43% della media Ocse. Gli studenti che si laureano per la prima volta hanno generalmente meno di 30 anni di età (88%) e si laureano in media all'età di 25 anni.

Al Centro il più alto numero di adulti laureati
Guardano alle singole regioni, infine, emerge che il livello di istruzione della popolazione adulta è più alto nelle regioni del Centro. Ma i giovani laureati si concentrano anche nelle regioni più dinamiche del Nord. La provincia di Trento è la località con il più alto tasso di istruzione terziaria per i giovani. Il divario di istruzione tra Centro-Nord e Sud si accentua tra i giovani: il tasso di istruzione terziaria dei giovani in Veneto è quasi doppio rispetto alla popolazione adulta nel suo insieme.

Brugnoli (Confindustria: pochi giovani preparati per futuro 4.0)
Bisogna riflettere, ha sottolineato Giovanni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale Umano, sullo «scarso numero di laureati e, nello specifico, di laureati tecnico-scientifici. Il futuro di Industria 4.0 chiede sempre più laureati Stem, ossia in Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Più giovani laureati in queste discipline sono una necessità per l'economia del futuro». Brugnoli ha ricordato che «l'istruzione senza una specializzazione in questi ambiti, non solo penalizza le imprese ma, spesso, favorisce la disoccupazione». È dunque fondamentale «orientare meglio le scelte dei nostri giovani verso i profili e le competenze più richiesti dalle imprese».

di Claudio Tucci

Fonte:http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2017-09-12/italia-maglia-nera-laureati-fermi-18percentoe-boom-titoli-umanistici-104053.shtml?uuid=AEaw7ZRC

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